FLC CGIL

15:50

Decrease text size Increase  text size

Prende la parola il Ministro della solidarietà sociale Paolo Ferrero che annuncia che il Governo sta lavorando al superamento della "Bossi-Fini" ed è quasi pronto un progetto di legge delega.

Ferrero precisa che quando si parla di intercultura il problema non è solo dell'immigrato, ma anche nostro: comporta reciprocità. Gli italiani sembrano avere dimenticato il loro passato di emigranti e anche su questa rimozione passa la facile propaganda della destra che fomenta la guerra tra poveri. Non dobbiamo dimenticare che l'immigrazione non nasce solo dal bisogno dei diseredati dei paesi poveri che premono verso i paesi ricchi, ma c'è una richiesta del nostro mercato del lavoro. L'assistenza ai nostri anziani è affidata a uno stuolo di donne immigrate, spesso clandestine. Nel mercato del lavoro non c'è concorrenza, non c'è guerra tra poveri. Il primo passo di una politica di integrazione è l'allargamento del welfare, l'accesso ai servizi essenziali. I diritti sociali e civili vanno garantiti dallo Stato a tutti i cittadini, senza eccezioni, così si evitano le guerre tra poveri e la diffusione del razzismo. Sono i ceti più deboli che temono di essere danneggiati dall'emigrazione, non gli altri. E però l'emigrazione non va scaricata su di essi. Ma non è giusto, ad esempio, che le politiche sulla casa siano gestite dalla rendita fondiaria. UNa politica dell'inserimento evita i ghetti e toglie fiato al razzismo.

Una delle condizioni per fare sentire l'immigrato parte di una comunità è l'accesso alla lingua italiana. I corsi devono svolgersi anche in sedi non istituzionali, ad esempio, con un accordo con le moschee.

La formazione , insieme alla lingua, è un altro elemento della cittadinanza. In questo il governo vuol chiamare in causa la responsabilità sociale delle imprese nella formazione. Attraverso microfinanziamenti si pensa anche alla collaborazione del volontariato.

Si sta anche studiando la costituzione di un fondo per i minori non accompagnati.

Ferrero ha detto anche che in Italia serve una legge sulla libertà religiosa. Bisogna evitare che le comunità si chiudano e si costruiscano identità esclusive. Una comunità si chiude per difendersi da un ambiente ostile. E invece essere italiano deve significare vivere sullo stesso territorio, parlare la stessa lingua, condividere le stesse regole costituzionali e soprattutto richiamarsi a un'identità plurale. Le identità uniche, infatti, non si confrontano, provoano le guerre civili.