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14:30

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I lavori del pomeriggio riprendono con la tavola rotonda coordinata da Marina Boscaino, giornalista del quotidiano l’Unità, alla quale partecipano Antonio Rusconi, Responsabile scuola della Margherita, Loredana Fraleone, Responsabile scuola PRC e Piergiorgio Bergonzi, Responsabile scuola del PdCI.

Sostanzialmente sono state tre le questioni poste agli interlocutori:

1. il duro attacco di questi ultimi mesi al mondo della scuola, anche da parte dei media, ed il silenzio del mondo politico e della società civile.

2. Il problema della dispersione scolastica che nella Legge Finanziaria viene affrontato con la possibilità di istituire progetti triennali fuori dalla scuola gestiti da enti accreditati a livello nazionale, mentre su questo argomento ci si aspettava maggiori investimenti nella scuola

3. Nella scuola media si configurano elementi di orientamento ma anche di divisione sociale per le scelte che si intraprendono. Sarebbe necessario rivedere il curricolo dagli 11 ai sedici anni con un chiaro e nuovo progetto globale.

Di seguito i contributi alla tavola rotonda

Antonio Rusconi, Responsabile scuola Margherita

L’attacco agli insegnanti è una pura e semplice campagna di denigrazione che ha un obiettivo puramente politico. Per fortuna la scuola funziona nonostante la politica e resiste a queste campagne. C’è però un problema di una difficoltà anche di questo Governo a farsi capire dalla scuola. C’è una difficoltà di ascolto. Dobbiamo lavorare in una prospettiva di 5 anni attraverso un patto educativo che tenga dentro tutte le varie proposte sulla scuola e la formazione in modo che si capisca il progetto complessivo e non riviva ogni singolo provvedimento come scollegato da progetto complessivo.

Sulla questione dei percorsi triennali c’è discussione nel centro sinistra. L’elemento di chiarezza è che in finanziaria oltre all’elevamento dell’obbligo c’è il divieto di lavoro fino a 16 anni. Anche questa non è stata una scelta facile dopo le degenerazioni e le falsificazioni del diritto/dovere della Moratti che però permetteva l’accesso al lavoro fin dai 14 anni.

Sul modo come assolvere l’obbligo oltre alla discussione nella coalizione si sono determinate frizioni nella conferenza stato-regioni dove comunque la maggioranza è di centro sinistra.

La soluzione adottata è una soluzione seria. Non si tratta di un obbligo fine a se stesso, ma con una terminalità: l’acquisizione almeno di una qualifica.

In sostanza lo stato può accreditare percorsi almeno triennali che forniscono qualifiche riconosciute. Resta aperto il conflitto con le Regioni sull’applicazione del titolo V, sul quale anche nel centro sinistra c’è qualche segnale di pentimento.

Le qualifiche triennali rilasciate dalle regioni anche per i corsi degli attuali istituti professionali possono essere un’occasione per innalzare il livello anche di quelli della formazione professionale. Il sistema duale previsto dalla L. 53 è stato in sostanza smontato dal decreto del 31 gennaio che cancella la liceizzazione. L’obbligo a 16 anni resta comunque una tappa intermedia.

Nella commissione di indagine sulla formazione professionale proposto dall’onorevole Aprea e che il Presidente Folena ha istituito, abbiamo audito solo assessori del centro sinistra che chiedono più soldi per la formazione professionale. Con la norma in finanziaria è possibile pilotare i finanziamenti sui percorsi triennali che rispondono agli standard nazionali in modo da elevare la qualità della formazione professionale, per la quale comunque è necessario un discorso di riqualificazione complessiva. E’ comunque utile come chiedono i colleghi che ci sia un momento di confronto di tutta l’Unione su questi temi per la ricerca di una sintesi delle posizioni anche attraverso le necessarie mediazioni.

Piergiorgio Bergonzi, Responsabile scuola PdCI

A fronte degli attacchi alla scuola non c’è stata una reazione adeguata da parte del centro sinistra.

Occorreva controbattere le accuse attraverso scelte. Alle scuole si dovevano dare le risposte e gli strumenti che le scuole si aspettavano. In finanziaria, invece, siamo stati costretti a fare tagli dolorosissimi – dovuti alla situazione ereditata – contrari a quello che le scuole aspettano.

Ora dobbiamo fare il punto, dopo la Finanziaria la situazione economica si è presentata meno grave di quanto giudicato. Bisogna fare scelte subito per limitare un poco i tagli.

Vuol dire che il Governo dà alla scuola la priorità che le va data. La campagna mediatica temo sia tesa a screditare la scuola pubblica verso una deriva privatistica.

Tocca invece allo Stato il compito di finanziare la scuola. Su questo aspetto il giudizio su un’autonomia finanziaria data alle scuole è del tutto negativo.

Il ruolo dell’obbligo da svolgersi in Formazione professionale piuttosto che nell’istruzione è l’ostacolo che per un trentennio ha impedito la riforma della secondaria superiore. Quando l’Unione si è presentata alle elezioni si è giunti faticosamente ad una sintesi: tutti a scuola fino a 16 anni in un biennio unitario (una mediazione rispetto alla richiesta di obbligo a 18 anni).

Di fronte ad un cambiamento del programma, non si può far altro che discuterne politicamente al tavolo dell’Unione. In tal senso il PdCI si è già mosso. Decisivi sono i passi dei prossimi mesi, il programma è chiaro e ad esso va data coerenza; le ambiguità vanno chiarite subito. Siamo in tempo. Avremmo dovuto dare molti più segnali di discontinuità rispetto alla politica del Governo precedente. Se si apre un varco verso la Formazione professionale questo comporta l’affermazione di un modello di scuola che separa ed esclude.

Sessanta anni fa la Costituzione prevedeva l’obbligo scolastico per “almeno otto anni”. Dopo tanto tempo è il minimo allungarlo di altri due, se non altro per commisurarci ai tempi che viviamo.

La Formazione professionale può essere portata alla fascia di età sopra i sedici anni.

La riforma della scuola media unica non ha saputo/potuto risolvere situazioni cruciali, come gli elementi di selezione evidenziati nella domanda.

Il ruolo degli insegnanti è stata una questione decisiva. Gli insegnanti della scuola media non si erano preparati per insegnare in una scuola dell’obbligo, ma per un tipo di scuola selettiva. Nessuno ha provveduto ad una formazione specifica. Da questo dobbiamo ricavare una grande attenzione da giocarsi in questa fase nei confronti della formazione e dell’aggiornamento dei docenti coinvolti nell’allungamento dell’obbligo.

Sulle indicazioni nazionale della Moratti: bisogna tagliarle via e ripartire da quel che già abbiamo, i documenti Berlinguer - De Mauro.

Sul versante politico oggi abbiamo avuto la misura delle difficoltà. Ma la disponibilità ad affrontare il tema al tavolo dell’Unione espressa da Rusconi è positiva e non era scontata.

Ribadisco due concetti già espressi:

  • è necessario che il Governo dia da subito dei segnali per attenuare i tagli previsti dalla Finanziaria;

  • bisogna agire, riguardo l’obbligo, nel rispetto della Costituzione e del programma dell’Unione.

Loredana Fraleone, Responsabile scuola PRC

Alle sollecitazioni della moderatrice, Loredana Fra leone risponde sostenendo che c’è forte delusione nel mondo della scuola, anche rispetto alle aspettative suscitate dal programma dell’Unione che su molti punti non trova coerenza nelle decisioni assunte da questo Governo.

Va restituita centralità al sistema di istruzione, contro chi vuole invece dimostrare che la scuola pubblica sia destinata ad una deriva. Per fare questo ci vogliono atti concreti, non certo l’aumento del numero degli alunni per classe, e neppure risposte semplicistiche come ad esempio si sta facendo a proposito di bullismo.

Di scuola non si occupa in modo adeguato neppure la stampa, che ne scrive solo in presenza di “scandali”. Il rischio è che si rimanga al palo della scuola morattiana, se non si dà seguito agli impegni sottoscritti nel programma.

Ciò vale in modo particolare per la questione dell’obbligo di istruzione,che nel programma dell’Unione aveva trovato ben altra soluzione, rispetto a quella poi assunta in Finanziaria. In tal senso nei prossimi giorni ci sarà un incontro tra il partito della Rifondazione comunista ed il Ministro della P.I., perché non è accettabile, per quel partito, la possibilità di adempimento dell’obbligo di istruzione anche nella Formazione professionale, in quanto in contrasto con il programma, come sembra invece prefigurare il testo della Finanziaria.

Per quanto attiene ai contenuti del percorso curricolare 11-16 anni, bisognerà fare una riflessione molto seria sul motivo per il quale a fronte di programmi, quelli del ’79, avanzati e di alto profilo, essi non abbianotrovato piena ed adeguata realizzazione.

Ma non è solo questione di contenuti; va sicuramente rivista l’organizzazione del lavoro della scuola, ancora troppa basata sull’insegnamento frontale, con soluzioni orarie rigide, ed un’impostazione del lavoro a carattere individuale. A scuola occorre diffondere la cultura del lavoro collegiale ed in tal senso il rinnovo contrattuale prossimo dovrebbe ricercare soluzioni che sostengano questa impostazione.