FLC CGIL

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Innalzamento dell'obbligo di istruzione e finanziaria

L’on.le Alba Sasso, vice presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, esprime forte apprezzamento per appuntamenti come questo convegno, che tendono a presentare e valorizzare il patrimonio di esperienze, proposte e riflessioni del mondo della scuola e delle sue rappresentanze rispetto alle modalità di realizzazione dell’obbligo di istruzione.

Rispetto alle norme sul sistema di istruzione, contenute nelrecente pacchetto sulle liberalizzazioniapprovato dal Consiglio dei Ministri, è necessario chiarire alcune questioni, vista la loro ambiguità, a partire dall’annosa questione del rapporto con la Formazione professionale.

In tal senso l’on. Sasso condivide il senso della proposta della FLC Cgil sulla identità e funzione del sistema di Formazione professionale, che delinea con chiarezza i compiti di un sistema diverso da quello dell’istruzione. E’ questa la strada da percorrere e non quella di una concorrenza tra sistemi con funzioni diverse.

In Finanziaria è chiaro che si eleva l’obbligo di istruzione a 16 anni; l’ambiguità sta nel comma successivo laddove in particolare si parla di regime transitorio, nel quale sopravvivono i percorsi triennali, istituiti per sperimentare il morattiano diritto dovere.

Ma prima della Finanziaria c’è il programma dell’Unione, nel quale si è raggiunta una mediazione alta rispetto al biennio unitario. Quella è la prospettiva per la realizzazione dell’elevamento dell’obbligo di istruzione.

Aspetto preoccupante è che, essendo le norme sull’istruzione contenute nel pacchetto sulle liberalizzazioni, saranno discusse nella Commissione Attività produttiva, rispetto alla quale la Commissione istruzione esprimerà soltanto un parere “rinforzato” (ne dovrà tenere conto). Ma è evidente che la discussione di merito sarà condizionata da questo vulnus.

L’iter legislativo, a parere dell’on. Sasso, dovrà essere accompagnato dalla riflessione sul biennio unitario, di cui il convegno di oggi può costituire una tappa rilevante.

La dispersione scolastica va combattuta là dove nasce e questo richiede un impianto complessivo unitario, 3-16 anni,a partire dalla generalizzazione della scuola dell’infanzia, prevista nel programma di Governo e di cui si è persa traccia nei recenti provvedimenti.

Così come il decreto legge ed il decreto legislativo non possono esaurire il bisogno di un dibattito approfondito sull’intera questione dell’istruzione tecnica e professionale, ferma alla fine degli anni novanta.

Ciò è necessario perché le decisioni in materia non possono essere schiacciate sui bisogni dell’impresa, ma vanno inserite nel più generale disegno sul senso della scuola oggi.

Sui Poli, è forte l’ambiguità rispetto ai percorsi triennali (sono ricompresi oppure no?)ma la stessa discussione sugli IFTS non può essere liquidata così sbrigativamente, perché occorre essere espliciti sul ruolo della presenza delle imprese, ma anche sul loro raccordo con le lauree triennali, che sembrano essere preferite sul mercato del lavoro.

Anche sulla proposta degli Organi collegiali, anch’essa destinata ad essere discussa in Commissione Attività produttive, occorre essere vigili, rispetto alle soluzioni che si andranno a definire, con l’auspicio che si preveda una delega che dovrebbe riportare la discussione nei luoghi istituzionali più appropriati.

Infine, nel concludere il suo intervento, l’on.le Sasso ribadisce la necessità di un dibattito e di un confronto allargato fra le diverse componenti del mondo della scuola, affinché due elementi siano sicuramente garantiti nelle soluzioni per l’obbligo di istruzione che si andranno a definire:

  1. uguaglianza delle opportunità e quindi equità per tutti. Non è solo l’indicazione di don Milani, ma dell’Unione Europea , che in tutti i suoi documenti ribadisce essere quelle le finalitàdei sistemi di istruzione dei paesi europei;

  2. adempimento dell’obbligo di istruzione a scuola.