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Pino Patroncini, della FLC Cgil Nazionale, affronta il tema dell'autonoma didatica e professionale come aspetto della cooperazione dentro la scuola e sottolinea come le autonomie servono ad autorganizzarsi per affrontare i problemi.
"Ma se si risolvono in pura organizzazione fine a se stessa a che servono?
La nostra autonomia si è più ripiegata su aspetti organizzativi che su aspetti didattici. L’autonomia scolastica dovrebbe servire a rispondere a bisogni educativi. A rispondervi in un certo modo privilegiando la geometria variabile del tutto, piuttosto che la creazione di strumenti o di segmenti del sistema ad hoc, soluzione che è privilegiata invece dai sistemi centralismi.
Ma questo non succede neppure in paesi come l’Inghilterra che hanno una grande tradizione di autonomia. Perché una volta data l’autonomia si vogliono controllare le spese.Mentre al contrario paesi centralisti come la Francia hanno molti strumenti didattici predisposti dal centro ma con conseguenze spesso non piacevoli
Da noi la Moratti non ha mai parlato contro l’autonomia, ma l’autonomia che aveva in mente era essenzialmente quella amministrativa dove il parametro di riferimento non era l’efficacia didattica del tutto ma il rapporto costo-benefici. Vista dalle scuole questo ha significato più che autonomia arte di arrangiarsi. Ma se sul piano amministrativo i nostri governanti guardano molto all’Inghilterra, sul piano didattico guardano molto alla Francia e hanno voluto dare disposizioni in tal senso predisponendo loro gli strumenti anziché lasciarli elaborare alle scuole(tutor, percorsi ecc.)
Anche da noi tuttavia l’autonomia si è avvitata più sull’autonomia organizzativa che su quella didattica. Bisogna capire perché ciò è avvenuto quali fattori interni vi hanno giocato. Nel dibattito sul programma abbiamo messo sotto esame per esempio la figura del dirigente scolastico chiedendoci se non vi sia sto in ciò un eccesso di verticalità nel modello. Il passaggio dalle funzioni obiettivo a quelle strumentali è stato un passo in favore di un’autonomia più cooperativa.
Persino la Moratti stessa in negativo è stata istruttiva: non può funzionare un curricolo troppo particolareggiato che crea aggiuntività, ripetitività, e nuovi individualismi. Il movimento stesso è stato istruttivo più di mille corsi di aggiornamento: sono i pensieri forti e gli obiettivi forti che creano consapevolezza e obiettivi, non le procedure. Avere fini forti è dunque decisivo per l’autonomia: non dimentichiamoci che noi della CGIL non dall’autonomia eravamo partiti, ma dalla sperimentazione , che in se conteneva uno strumento, l’autonomia dagli ordinamenti, e un fine l’innovazione.
C’è dunque prima di tutto una politicità da cui non si può prescindere. Un milione di lavoratori della scuola, 8 milioni di studenti, 16 milioni di genitori, fanno 25 milioni di cittadini:una nazione di dimensioni medie. E una nazione non si amministra, una nazione si governa: questo è il consiglio che darei a chi si candida a governare al posto di Berlusconi."
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