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Dal Gruppo di Lavoro “CONOSCENZA e DIRITTI”.

Questa la sintesi della relazione introduttiva di Benedetto Vertecchi: "E’ necessario capire la direzione in cui sta andando il nostro sistema formativo. E accanto a questo ci sono i diritti che si collegano alla questione.

Negli anni Sessanta è iniziato un processo di scolarizzazione. Il nostro sistema scolastico, nonostante le contraddizioni, era un sistema solidale e la crescita e lo sviluppo di questo sistema ha dato i suoi frutti.

Nel sistema internazionale ci sono due sistemi:

- un sistema solidale: crescita complessiva e distribuita dei vantaggi ottenuti dalla scolarizzazione

- sistema competitivo: crescita di alcuni gruppi, mentre altri si disgregano.

Dalla ricerca Pisa risulta che il nostro sistema si sta avviando verso il tipo competitivo imperfetto: c’è dispersione nella fascia bassa, non abbiamo sviluppo dei gruppi alti. Praticamente il sistema competitivo imperfetto ha tutti i difetti sia del sistema competitivo sia del sistema solidale.

Chiediamoci: è accettabile in Italia un modello competitivo? E’ coerente con il sistema di rispetto dei diritti? Proviamo a riflettere.

Negli ultimi due secoli c’è stato un notevole sviluppo: per esempio i nostri ragazzi sono aumentati perfino fisicamente di circa 20 centimetri, le grandi malattie sono state combattute proprio attraverso la scuola. Questo processo è stato interrotto in Italia dalla cultura del fascismo. La parola d’ordine del fascismo era molto simile a quella della Moratti: poche scuole, ma buone.

Il ciclo virtuoso in Italia è poi cominciato negli anni ’60 con la riforma della scuola media. La spinta verso la scuola secondaria ha trovato nel nostro Paese resistenza nelle classi più agiate. Su questo tema c’è stato un dibattito e una divisione: ci si è divisi tra conservatori e progressisti. Col tempo però questa contrapposizione si è di fatto molto stemperata, perché la domanda sociale di scolarizzazione è stata tanto forte da vincere le resistenze conservatrici.

La “riformicchia” Moratti ha ricreato la contrapposizione che era stata superata dalla domanda sociale degli anni passati.

Inoltre la scuola ha avuto una grande importanza anche sotto il profilo della formazione dell’unità nazionale. Oggi però lo scontro sociale sulla domanda di scolarizzazione della scuola superiore è una fellonia contro l’unità italiana. Se questa idea dovesse prendere piede non avremmo solo la disgregazione a livello formativo, ma anche a livello di unità nazionale.

Negli stati Uniti succede che le fasce di età più giovani hanno una formazione culturale inferiore alle fasce di mezza età. Perché? Perché si stanno pagando i conti di una educazione centrata su una categoria di utilità. Se gli adulti sono considerati solo come consumatori, essi perdono la capacità di comprensione di un testo scritto. Il motivo è ovvio: per il consumatore è sempre meno utile saper leggere e scrivere. Tutto ciò sta avvenendo anche in Italia. Allo stesso tempo però si sta formando una popolazione di nuovi “mandarini” che si sta impossessando del Codice della scrittura.

In queste condizioni vengono attaccati i diritti, i requisiti di cittadinanza. Un tempo si aveva un’idea di progresso, chi era privo di istruzione avvertiva la consapevolezza del suo stato. Oggi l’ignorante non si accorge di esserlo.

Occorre invece creare di nuovo uno spazio di progresso, una scuola a 18 anni. Una scuola a 18 anni significa accettare che questa parte della vita sia dedicata all’acquisizione degli strumenti utili per un periodo vitale molto più lungo di quello del passato. Oggi infatti la speranza di vita è abbastanza elevata: questo ha un’implicazione educativa importante, questa trasformazione rende insana l’idea di voler forzare verso il basso le competenze della vita.

Invece i meccanismi di condizionamento sociale con la legge Moratti si fanno sempre più forti. Le famiglie divengono sempre più importanti per il risultato della formazione. D’altra parte ci sarebbe bisogno di un sostegno sempre più valido per una formazione continua attraverso i nuovi mezzi di comunicazione di massa. Oggi si va esattamente nella direzione opposta. Tutto questo comporta una contrasto generazionale che deve essere risolto, se esso non si compone la crescita culturale sarà lentissima, lacerata.

Non credo siano possibili compromessi con l’attuale governo. Ma su un punto non dobbiamo insistere, una scuola fino a 18 anni che può portare al processo di risanamento della contraddizioni. Molto probabilmente se riusciamo in questo la riforma Moratti non esiste più.

L’assemblea ha seguito con grande attenzione l’interessante relazione di Vertecchi. E’ seguito un appassionato dibattito che ha ripreso il tema del rapporto tra conoscenze e diritti inteso come premessa per “liberare la conoscenza dal liberismo”. La legge 53 tende all’esclusione. La proposta invece è quella di ristabilire solidarietà ed uguaglianza (Pino Striglioni). Il nostro sistema formativo deve rispondere alla richiesta dei giovani di una formazione più alta, di qualità; la questione dei diritti deve essere ridefinita alla luce della domanda sociale (Loredana Fraleone). Uno degli obiettivi è il diritto alla vita indipendente che ovviamente è legato ad un livello di conoscenza elevato; dobbiamo andare verso la società civile (Marianna Piccioli).

Il dibattito è in corso.

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