FLC CGIL

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Apre il dibattito Sergio Sorella, segretario regionale Flc Molise, che interviene sul problema dell'università della regione, il cui sviluppo non può essere disgiunto dal contesto territoriale e dalle politiche attive del lavoro. Si è soffermato poi sui problemi della formazione professionale e dell'Ifts che vanno ulteriormente approfonditi. Ha richiamato infine l'emergenza delle strutture scolastiche del Molise: su 92 scuole 15 sono dei container.

Subito dopo prende la parola Nina Daita dell'ufficio H della Cgil che si è soffermata sull'integrazione scolastica delle persone con disabilità. Il diritto all'istruzione per i disabili ha cambiato la storia di queste paese e oggi ci troviamo a dover ricorrere ai tribunali per ottenere gli insegnanti di sostegno. E' merito della Cgil, ha concluso Daita, se tra i progetti Moratti non sono rientrate le classi differenziali.

Alessandro Pazzaglia, segretario regionale Flc Toscana, ha ripercorso il lavoro preparatorio a questa conferenza definendolo un momento di crescita e di autovalutazione molto importante per il sindacato. Non solo nel territorio sono stati creati luoghi di incontro tra soggetti diversi e questo ha aiutato il sindacato a costruire i propri tratti identitari. Nel merito dei contenuti ha ricordato come sia molto sentito il problema del precariato e come il sindacato venga, nelle discussioni, richiamato alla vertenzialità.

Daniela Fabrini, segretaria della Flc di Pisa, ha esordito denunciando l'attenzione, anche economica, che il ministro riserva alle strutture private a scapito della scuola pubblica. Una deriva che è stata contrastata dal movimento che in questi anni si è sviluppato nelle scuole. Ha sottolineato l'importanza che la proposta programmatica venga fatta vivere tra la gente e nella categoria rilanciando la vertenzialità su tutti gli aspetti che riguardano il personale della scuola, dell'università, della ricerca.

Per il Cidi ha preso la parola Domenico Chiesa che ha condiviso l'idea di costruire una prospettiva per rilanciare la scuola. L'importante è che questo progetto venga saldato con il fare scuola concreto. Bisogna intercettare la scuola per evitare che la legge 53 venga metabolizzata. Ha denunciato il peso della politica sulla cultura che negli ultimi anni è soffocante e ha prodotti i risultati che conosciamo delle Indicazioni nazionali. Per il rilancio della scuola è fondamentale il ruolo degli insegnanti e quindi la loro formazione. Ha ribadito la centralità dell'istruzione che non è riducibile al mercato e che va evitata la confusione tra scuola e formazione professionale.

Angela Nava per il CGD si è soffermata sui danni culturali che due anni di Moratti hanno indotto sui comportamenti e sul familismo ideologico che viene alimentato. C'è un clima di sfiducia nella scuola pubblica e nella sua capacità propositiva, così ci troviamo di fronte a individui atomizzati che analizzano i propri bisogni e chiedono alla scuola di assecondarli. E intanto i giornali ci parlano delle crisi degli adolescenti tra famiglie inadempienti e scuole inadempienti che si rimpallano le responsabilità. E' importante - ha concluso - che il sindacato lavori anche sugli aspetti culturali rilanciando la partecipazione.

Per Legambiente ha preso la parola Vittorio Cogliati Dezza che ha parlato dell'importante esperienza del Tavolo "Fermiamo la Moratti". La conoscenza è un bene comune che ha bisogno di investimenti sociali, non solo quindi finanziari. La riforma Moratti sta incidendo sull'immaginario collettivo e sulla percezione di sé degli insegnanti. La scuola pubblica si sta degradando con il rischio di rendere più difficile la ripresa. Ci troviamo di fronte a un generale impoverimento culturale anche perché il nostro è un territorio complessivamente culturalmente povero. La ripresa passa anche attraverso la disponibilità degli insegnanti a modificare il proprio lavoro.

Attilio Stajano dell'università di Bologna ha esordito affermando che dobbiamo pensare a un orizzonte programmatico di 20-30 anni, non ci si può illudere di risolvere i problemi in tempi brevi. Ha richiamato l'importanza di un maggiore rapporto tra istruzione e attività produttive, ancora molto assenti nella nostra riflessione. Il privato non investe in ricerca perché il nostro settore produttivo, fatto di piccole e medie imprese, non può permetterselo e bisogna sapere che la competitività si fa solo sulla qualità.

Silvana Paruolo della Cgil è intervenuta sul rischio di mercificazione dell'istruzione; e sulla necessità di creare sinergie tra i vari Sistemi di istruzione e formazione, nel quadro di un Sistema di apprendimento per tutto l'arco della vita (LLL) - ancora tutto da creare - volto a rendere (per tutti) accesssibile un vero diritto di LLL (life long learning ).

Paolo Tomasi, segretario regionale FLC Emilia Romagna, ricorda che il programma della conoscenza è certamente una risposta interna al nostro settore, che segna in modo positivo la costruzione della FLC. Ma questa proposta non riguarda solo il nostro mondo, ma è una proposta che offriamo al paese per rispondere a quello che abbiamo definito, e non da oggi, almeno come CGIL, “declino del nostro paese”.
Riprende la questione dell’obbligo a 18 anni, come punto centrale della nostra proposta. Ma se è così, occorre ripensare a tutta la questione del diritto allo studio, se non vogliamo che questo si trasformi in ulteriori divisioni nel paese.
E questo pone con forza la questione delle risorse: si anche in questa fase di conti pubblici al collasso, per le scelte dell’attuale governo, vale la pena investire nel settore della conoscenza.
Ci saranno anche sacche di spreco, che vanno eliminate, ma con i tagli generalizzati, non si produce un miglioramento della qualità della spesa pubblica. Penso in particolare all’Università, dove una scelta di questo genere rischia di rafforzare le componenti baronali e parassitarie.
L’intervento si conclude sottolineando la gravissima situazione della ricerca pubblica italiana: taglio dei fondi, blocco delle assunzioni, controllo politico degli enti, con nomine di presidenti di chiara affiliazione politica, strutture gerarchiche sempre più pesanti, stanno mettendo il settore in una condizione che per riprendersi ci vorranno anni di duro e faticoso lavoro!

Luciano Corradini dell'Unione Cattolica Insegnanti Italiani si è chiesto quale sia la strategia più utile per riportare la strada su una strada migliore. Ha sconsigliato le sbandate, preferendo un percorso più soft. Ha ricordato che la scuola deve trasmettere valori, in un rapporto tra generazioni. Fondamentali i comportamenti e la responsabilità delle persone per ampliare la democrazia e la partecipazione e dare gambe al cambiamento. L'invito è di calarsi nella realtà e ampliare il consenso tra le persone che credono nella scuola.

Simonetta Fasoli, vicepresidente di Proteo Fare Sapere, ha esordito ricordando che la conoscenza è un bene comune tra i più necessari, anche se non è legato alla sopravvivenza fisica. Si è soffermata sulla circolarità virtuosa tra saperi e diritti, in quanto il sapere dà diritto di cittadinanza. Ha concluso sottolineando l'importanza dell'intreccio tra questioni di natura sindacale e professionale da cui il rapporto interessante che si è andato sviluppando tra sindacato e associazioni in un percorso di lungo periodo fatto di responsabilità condivise.