FLC CGIL

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Prende la parola Roberto Pettenello – Responsabile politiche comunitarie e formazione continua Dipartimento Formazione e Ricerca CGIL, sottolinea l’importanza del contenuto europeo per affrontare anche in Italia i problemi posti da PISA. La politica dell’U.E. non può incidere direttamente all’istruzione in base al trattato, anche se il compito di favorire la cooperazione tra stati diversi e la mobilità di giovani, studenti e operatori della formazione indirettamente ha favorito una politica europea più coesa.

La svolta è avvenuta con la strategia di Lisbona del 2000, che mette al primo posto per il futuro dell’Europa la conoscenza, e la strategia dell’occupazione focalizzata sulle competenze dei lavoratori presenti e futuri, che ha fissato obiettivi comuni e risorse ingenti (25.000 milioni di vecchie lire per l’Italia nel 2000-2006) per migliorare la qualità e il ruolo della formazione.

Gli Obiettivi quantitativi:

- ridurre gli abbandoni scolastici prematuri ad una percentuale media non superiore al 10% (nel 2002 era al 20% per i giovani tra i 18 e i 24 anni);

- aumentare il totale dei laureati in matematica, scienze e tecnologie almeno del 15%, diminuendo al contempo lo squilibrio tra i sessi (nel 2002 nei paesi dell'U.E. vi erano da due a quattro volte più uomini che donne nelle carriere scientifiche e tecnologiche);

- portare almeno all'85% la percentuale della popolazione ventiduenne che abbia completato un ciclo di istruzione secondaria superiore (nel 2002 era al 78,8%, in Italia al 72,9%);

- diminuire del 20% la percentuale dei quindicenni con scarse capacità di lettura (nel 2000 l'indagine PISA rilevava che il 17,2% dei quindicenni europei - in Italia il 18,9% - presentava cattivi risultati nelle competenze di lettura);

- portare almeno al 12,5% la partecipazione della popolazione adulta in età lavorativa (dai 25 ai 64 anni) ad attività di istruzione e formazione, in una logica di apprendimento lungo tutto l'arco della vita (nel 2002 era all'8,5%, in Italia al 4,6%).

Gli obiettivi qualitativi:

- la trasparenza in tutta Europa del modo con cui si descrivono i titoli di studio, le conoscenze linguistiche, i percorsi di studio all’estero;

- un sistema che consenta – tramite crediti – di trasferire conoscenze acquisite da un sistema all’altro;

- un sistema che permetta di riconoscere le competenze acquisite sia nei percorsi formativi “formali” sia nelle esperienze di lavoro e di vita.

Tutto questo comporta una grande sfida per il sindacato che deve rafforzare il lavoro in Europa con altre OO.SS. e con altri soggetti utilizzando la cornice comune della politica europea anche er capire meglio le soluzioni da dare ai problemi che PISA pone all’Italia e che deve pretendere ad ogni governo nazionale, regionale e locale e dal sindacato stesso che gli obiettivi quantitativi e qualitativi che l’U.E., si è data costituiscano la bussola delle politiche formative e per CGIL – CISL UIL della vertenzialità da sviluppare a tutti i livelli.

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