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Nella sua introduzione, Gabriella Giorgetti, afferma che Pisa non è il metro unico e universale di valutazione dei sistemi scolastici. Ci sono limiti, riserve, rischi di semplificazione ,offre però un numero di informazioni importanti che si prestano ad essere lette su piani diversi: didattico, politico, istituzionale e scientifico; importante quindi anche ai fini della costruzione del nostro programma. Proprio per questo colpisce l’indifferenza (voluta?) del Miur, la mancanza di discussione nel nostro Paese, mentre negli altri Paesi europei gli esiti sono stati motivo di ampi dibattiti.

In tutta Europa ci si interroga sui propri sistemi educativi,sugli obiettivi di Lisbona 2000, che sembrano allontanarsi sempre di più.

Difficile diminuire il numero dei drop out e quindi accrescere numero diplomati.

Assai complessa appare la discussione rispetto alla fascia 12-16 anni.

I dati quantitativi non sono sufficienti:il problema è coniugare quantità e qualità. Equità e qualità. Ci sono infatti differenze che sono di natura sociale ed economica.

Su selezione precoce e doppio canale,se ne conferma la negatività anche nella ricerca 2003.

La ricerca Pisa dà sostegno alla nostra opposizione al progetto Moratti, però questo non può non farci vedere i problemi esistenti: un sistema scolastico che non garantisce uno standard comune e che ha un problema in più, la differenza Nord/Sud.

La Finlandia è diventata di moda,ma più che per le buone pratiche interessa prendere in considerazione altri aspetti rilevanti per il nostro dibattito e frutto di scelte politiche certamente:

• Non si boccia. La scuola si fa carico di ciascun ragazzo e gli assicura il successo formativo.

• C’è autonomia professionale e scolastica. Assunzione di responsabilità da parte di insegnanti e studenti. Lo studente aiutato partecipa alla costruzione del proprio percorso formativo,scegliendo attività e discipline. E autonomia vera delle scuole sulle modalità per raggiungere gli obiettivi.

• Esiste a tutti i livelli la cultura della valutazione e della rendicontazione. Le parti interessate si riuniscono,si confrontano e lavorano insieme. Vale anche per il “buon utilizzo” delle risorse.

• La formazione dei docenti è una vera priorità. Fatta in modo capillare e soprattutto formando i docenti al senso della responsabilità.

• Dialogo sociale vero.

• Partecipazione degli adulti a percorsi formativi: costituisce un vero circolo virtuoso.

A proposito di impegno e motivazione la ricerca dimostra che le aspettative alte sono premianti,ma sembra che la scuola italiana abbia abbassato il tiro. Occorre nella scuola un clima positivo. Basta solo il docente che insegna la disciplina?

La scuola non è fattore di mobilità sociale e ha scarse connessioni con il mondo del lavoro: questo incide sulla credibilità della scuola (ricerca IARD).

La questione docente è al centro del dibattito europeo per la mancanza di docenti qualificati e il continuo turn over.

Quali proposte per far diventare questa professione attraente? Ecco le principali:

• Formazione in ingresso universitaria, che unisca teoria e pratica

• Tirocinio e sostegno alla professione soprattutto nei primi anni di insegnamento

• Sviluppo della formazione continua

• Sviluppo di carriera.

A proposito della differenza di genere, poi, è un dato di fatto che in tutta Europa le ragazze vanno meglio a scuola. Per le ragazze ci sono alcune difficoltà in matematica,ma soprattutto esiste un problema di insicurezza, di autostima. Questi aspetti devono essere tenuti presenti perché poi hanno conseguenze sullo stesso futuro lavorativo.

Da ultimo l’indagine testimonia come a livello di 12 - 16 anni i dati italiani crollano. Non è un problema da poco e certamente una riflessione va fatta rispetto alla discontinuità del nostro sistema scolastico.