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E' ora Domenico Chiesa, Presidente nazionale CIDI, ad affrontare il tema "l'impostazione duale della scuola secondaria superiore è antistorica e iniqua"

Due domande. La prima: che cosa farebbe uno Stato, mettiamo la Prussia, in piena Rivoluzione industriale (a metà dell’Ottocento), se dovesse costruire il suo sistema di istruzione e formazione? Sicuramente penserebbe ad una canalizzazione precoce. La seconda domanda: che cosa dovrebbe fare uno Stato, mettiamo l’Italia, agli albori del terzo millennio, nella società della conoscenza che chiede più sapere per tutti? Sicuramente elevare il percorso dell’ obbligo di istruzione, almeno fino a 16 anni! E invece oggi nel nostro Paese si demolisce il sistema scolastico attuale per costruire due sistemi: quello dei licei – rispolverati nella loro purezza gentiliana – e quello dell’istruzione e della formazione professionale (si dice di equivalente valenza formativa), finalizzati all’acquisizione di una qualifica. La legge 53 guarda infatti a una scuola arretrata, vecchia e inutile. Il problema oggi è come garantire a tutti i ragazzi il compimento di quel processo conoscitivo che può avvenire solo nella scuola e non prima dei 16 anni. Certo, tenere a scuola tutti i ragazzi fino a 16 anni è una impresa titanica, per questo motivo per la scuola ci vuole un grande investimento e ci vogliono risorse. Fino a 16 anni non c’è alternativa, e non ci sono scorciatoie. E’ importante allora ragionare del biennio - un biennio unitario, centrato sulla formazione culturale-, perché è l’unico modo possibile per guardare realmente ad una equivalente valenza formativa, nella prospettiva dell’obbligo a 18 anni. Vorrei fare una sottolineatura, l’attuale Titolo V della Costituzione prevede che il sistema dell’istruzione sia materia concorrente, non prevede che il sistema dell’istruzione professionale vada alle Regioni. Non sono neppure d’accordo con chi sostiene che nella scuola superiore ci sia un eccesso di sapere disciplinare/astratto, quello che semmai è in eccesso è l’ incapacità di utilizzare le discipline in modo formativo per i ragazzi. Infine ritengo sia dannosa l’idea, che ancora sussiste, del primato della cultura letteraria-storico-umanistica rispetto a quella scientifica e tecnologica. E’ ancora lontana la possibilità di costruire percorsi culturali, equivanti formativamente, fondati sulla cultura scientifica e tecnologica. L’idea di scuola dell’attuale maggioranza di governo sta nell’incrocio di tre “anime”. La prima, la scuola come terreno di tagli e di risparmi consegnandola ad mercato. La seconda, la scuola come strumento di “conservazione”. La terza, la fine della scuola come Istituzione per trasformarla in un fatto privato, quel che si dice: “un servizio a domanda individuale”.

FERMIAMO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA!

Al via la
campagna referendaria.

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