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Dopo la pausa pranzo, si riprende con l'intervento di Mario Maviglia. L’ispettore ci fa notare che, oggi, registriamo una cesura nello sviluppo del dibattito che si faceva alcuni anni fa, infatti non si discute più di scuola dell’infanzia. Chi ha scritto le Indicazioni Nazionali non ha molte conoscenze della pedagogia che riguarda questo settore infatti, per esempio, l'anticipo non è stato giustificato sotto l’aspetto pedagogico e neppure sotto l’aspetto sociale. Oggi la scuola dell’infanzia non ha bisogno di un nuovo progetto, ha bisogno invece di valorizzare il buon lavoro che è già stato fatto, peccato che al Miur nessuno ha ritenuto opportuno far ciò. Invita tutti a leggere con attenzione lo schema di decreto attuativo e, qualora dovesse essere approvato, a verificare cosa eventualmente può essere utilizzato per non perdere il nostro progetto di scuola. Lo schema di decreto in troppe parti mette gravemente in crisi il nostro modello di scuola. E’ necessario però che gli insegnanti sappiano cosa di buono hanno da salvare e rilanciare e ne parlino con i genitori. Anche i genitori vanno orientati, in modo chiaro e trasparente, a volte non sanno rendersi conto di cosa significhi per l’organizzazione della scuola avere da gestire uscite dei bambini a tutte le ore. ( scarica il testo integrale della relazione)

Segue Angela Nava che ha voglia di lasciar cadere le parole, dopo tanto discutere le sente usurate. Perciò ha portato degli oggetti: il kit del genitore, una magnifica borsetta offerta a tutti i partecipanti il 14 Ottobre, giornata europea del genitore, durante l’evento organizzato dal MIUR. Uno degli oggetti è un tappetino per il mouse con scritto sopra “la scuola cresce con te” Ha portato anche la testimonianza di una mamma che il giorno dell’iscrizione della propria figlia al nido, ha trovato nell’elenco dei bambini i nomi di alcuni di loro segnati da un asterisco. La segnalazione corrispondeva ai bambini iscritti con anticipo, alla scuola dell’infanzia, in base alla riforma Moratti. Di conseguenza ha ritenuto suo diritto iscrivere, anche lei la figlia alla scuola dell’infanzia. Ma la scuola risponde che in base al blocco della riforma è impossibile accogliere la richiesta.La bambina, quindi è tornata al nido. Questi sono due esempi di come il messaggio del Governo sia mistificatorio, ma anche di come i genitori lo stiano cogliendo.Proprio questo sarebbe il momento di riscrivere un contratto sociale sui temi dell’educazione tra genitori e scuole.I genitori cercano sicuramente un luogo dove i bambini possano confrontarsi con altri bambini e con gli adulti, ma anche con un insieme di regole che in famiglia riescono a trovare sempre meno.

Michela Almientointerviene rappresentando la situazione delle scuole dell’infanzia in Puglia. Racconta che il lavoro fatto negli anni precedenti ha consentito di avere un’intera provincia con la scuola dell’infanzia funzionante a tempo normale con la mensa. Purtroppo non è così ovunque. Anche per questo la Cgilscuola e la Cgil hanno lanciato la vertenza infanzia per aprire piattaforme rivendicative con la Regione e con gli Enti Locali affinché i servizi siano garantiti. Per quanto riguarda l’anticipo fornisce alcuni dati interessanti, denuncia l’inserimento di bambini di due anni e mezzo senza la stipula di accordi e la confusione e disappunto che si sta ingenerando pesantemente tra i genitori e gli insegnanti.Illustra l’indagine promossa dalla Cgilscuola nazionale e Cgil Puglia con il sostegno della cattedra di sociologia dell’Università di Bari, indagine che ci informa di cosa ne pensano i genitori in Puglia dell’anticipo, se si sentono sicuri nel dover essere loro a scegliere, se sono soddisfatti di come funziona oggi la scuola dell’infanzia e della scuola elementare.
Donata Graziani presenta un’esperienza di intercultura che si è svolta nella scuola dove lavora. Si tratta di un’esperienza che Donata- definisce- normale. Si tratta del coinvolgimento dei bambini e delle loro famiglie nel portare a scuola le feste più significative della loro cultura. Dal racconto di Donata emerge come la consapevolezza professionale abbia consentito di far in modo che ogni bambino e le loro famiglie si siano sentiti maggiormente accolti e integrati nella comunità, ognuno con la propria identità ognuno con la propria differenza. Una riflessione conclusiva ci porta tutti a dire che la scuola dell’infanzia descritta nelle Indicazioni non sembra più chiamata a rispondere a questi obiettivi formativi di integrazione culturali.

Tocca ora a Daniela Lastri, ANCI regionale Toscana, esprimere un giudizio severo sulla Legge 53. Una legge inemendabile che deve essere tolta di mezzo. Per questo i comuni, attraverso la loro associazione, hanno avuto un ruolo fondamentale nel non far partire “l’anticipo” come proposto dal governo. La legge Moratti ipotizza, infatti, una scuola pubblica per i poveri lasciando al privato una scuola “super” per chi ha i mezzi. Un progetto contro cui schierarsi per difendere i principi dell’attuale scuola pubblica che sa discutere e confrontarsi con i nuovi problemi dell’accoglienza per gli stranieri e sa offrire nuove opportunità ai meno abbienti.

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