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Clotilde Pontecorvo, università la Sapienza Roma, attacca direttamente la Legge 53 che non può essere definita neanche contro-riforma ma "deforma" in quanto è
deformazione di tutto ciò che significa scuola. La dispersione scolastica è un problema bruciante, eppure non vi si accenna nella Legge. Si parte demolendo la scuola dell'infanzia ed elementare, due gioielli che sono competitivi rispetto a paesi dal livello culturale più alto come la Finlandia. Modelli di scuola questi che hanno suscitato, solo pochi anni fa l'interesse dei paesi anglosassoni e dagli Stati Uniti. Il segreto stà nella collegialità e nella partecipazione, elementi sconosciuti nella società anglosassone, dove prevale il modello dell'individualismo. Con la Legge 53 tutto questo viene cancellato. Gli studi degli anni 60-70 evidenziavano la grande importanza delle sollecitazioni culturali e di esperienza nei primi anni di vita. Il modello di scuola italiano permetteva di offrire le stesse opportunità di crescita al di là del censo e dell'ambiente di provenienza. Questo modello va difeso e potenziato non demolito. I bambini per crescere hanno bisogno di un ambiente stimolante e ricco di possibilità di interazione. I danni più rilevanti avvengono nella età più tenera, per queste famiglie non vanno abbandonate e devono forniti servizi specializzati, quali ad esempio i nidi. I nidi trovano la loro giustificazione e importanza per i vantaggi che sanno offrire ai bambini e, secondariamente, risolvono i problemi logistici delle famiglie. La Legge 53 ribalta questo concetto riaffidando, populisticamente, un ruolo alle famiglie difficilmente sostenibile. E' innegabile la crisi della famiglia travolta da impegni che portano i genitori sempre più all'esterno con poco tempo disponibile per i propri figli. Uno sguardo alla inopportunità della Legge 53 che assegna alla famiglia un ruolo contrattuale nei confronti della scuola e dei docenti. Il percorso formativo dei ragazzi deve essere lasciato in mano a dei professionisti. I sindacati su questo devono svolgere un'azione estremamente decisa. Alcune materie, snobbate clamorosamente dalla Legge 53, sono al contrario fondamentali per no sviluppo armonico dell'individuo. Per finire la Pontecorvo esprime la sua contrarietà alla trasformazione del concetto di obbligatorietà in "diritto dovere" all'istruzione. "Noi vorremmo che a tutti i bambini venisse data uguake libertà di esprimersi anche nei diversi modi propri delle differenti culture. La scuola non deve andare a caccia di talenti per portarli in televisione.

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