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G. Zunino introduce il contributo di Clotilde Pontecorvo chiedendo di aiutarci a far chiarezza perché vogliamo capire davvero quale scuola viene proposta in questi documenti. Si parla di studenti da 6 a 14 anni. Significa che i bambini da tre a sei anni non sono studenti e dunque la scuola dell’infanzia non è più scuola? Come mai, a fronte di una necessità di individuare standard di funzionamento qualitativo, si afferma che le ore di apertura potranno variare da 1000 a 1800? Quale idea di scuola dell’infanzia e quale idea di apprendimento?

Clotilde Pontecorvo

Parte da un fatto che definisce ovvio: se c’era una scuola che non andava toccata era proprio la scuola dell’infanzia. Dice di essere estremamente preoccupata di quello che questo disegno di legge potrà diventare per insegnanti non avvertiti, isolati, che ricevono questo testo come una Bibbia, senza spirito critico. Fare l’esegesi di questi testi può apparire un lavoro veramente pesante, perché scritti con affermazioni pericolose, come l’italiano in prima elementare, o il soffermarsi lungamente sul fenomeno della dislessia. Sarebbero da prendere e da buttare nel cestino. Dobbiamo però prenderci il compito di rendere il più possibile le persone avvertite sul contenuto di queste Raccomandazioni, soprattutto per la scuola elementare. Sono molto pericolose le indicazioni di carattere metodologico, siamo di fronte ad una didattica di Stato tesa a cancellare l’autonomia dell’insegnante, la centralità della funzione collegiale della programmazione. Per concludere invita a star attenti a cosa è legge e cosa non lo è, analizziamo con molta attenzione - dice - queste Raccomandazioni, che non sono la “Verità”, e dobbiamo aiutare gli altri che hanno meno possibilità di confronto, di raccordo e di rete per farne una lettura sensata e utilizzarli al meglio.