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Contributo:

Al Forum Mondiale dell'Educazione il Consiglio Latinoamericano di Scienze Sociali (CLACSO) organizza uno degli eventi finalizzati alle proposte, un Colloquio sulle riforme educative a livello internazionali. Fra i numerosi relatori, un posto di rilievo e' assegnato a Katarina Tomasevski, croata, relatrice speciale alle Nazioni Unite sul diritto all'educazione. "Il diritto all'educazione e' simultaneamente un'indicazione del progresso e dei passi indietro che si fa compiere ai diritti economici, sociali e culturali nel nuovo millennio" afferma Tomasevski "E' un segnale di progresso che le Nazioni Unite abbiano voluto indicare questa questione come prioritaria attraverso la designazione di un Relatore Speciale nel 1998. Oggi si fa ampio riferimento da parte di ONU, singoli donatori e ONG ad uno sviluppo fondato sui diritti umani.
Ma da questi discorsi non si e' ancora giunti ad un diritto all'educazione'. C'e' una percezione erronea e generalizzata che l'educazione equivalga al diritto all'educazione. (...) I diritti umani sono impegni governativi perche' non si materializzano da soli semplicemente dall'interazione delle forze del mercato, ne' dalla carita'. (...) In molti paesi in via di sviluppo i minori costituiscono la maggioranza della popolazione. E' chiaro che gli alunni delle scuole elementari non possono costituirsi in partito politico, farsi eleggere in parlamento o garantire bilanci adeguati per l'educazione. (...) Ci sono paesi in cui i genitori versano poche tasse semplicemente perche' guadagnano troppo poco.
Anche il loro voto puo' non avere effetto sul modo in cui viene ripartito il bilancio quando c'e' poco da distribuire, una volta sottratti i servizi sul debito estero e le spese cui si da la priorita', per esempio quelle militari. Oggi sono quindi gli insegnanti che si trovano a dover lottare per i propri diritti e per il pagamento dei propri salari, per essere in condizioni di insegnare. (...) C'e' un crescente consenso globale sulla necessita' che tutti i bambini possano portare a termine la scuola elementare, mentre si ignora il diritto all'educazione secondaria e universitaria, che corrono il rischio di essere trasformate totalmente in un servizio che si compra e vende a tariffa. Ma i nostri dati indicano che e' proprio l'educazione secondaria, e non la primaria, la chiave per ridurre la poverta'. La Commissione Economica ONU per l'America Latina e i Caraibi segnala che i giovani che portano a termine l'istruzione secondaria hanno una probabilita' dell'ottanta per cento di sfuggire alla poverta', mentre nel novantasei per cento delle famiglie povere i genitori non hanno completato nove anni di scuola. L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha riaffermato recentemente il nucleo degli impegni governamentali in relazione alla scuola primaria (gratuita, obbligatoria e di qualita'), ma li ha limitati ad un periodo di cinque anni. Ipotizzando che in media i bambini comincino la scuola a sei anni,, in questo modo completerebbero gli studi a undici anni, quando sono troppo giovani per lavorare e, a rigore, legalmente impossibilitati al lavoro. L'educazione funziona come un moltiplicatore.
Negare il diritto all'educazione porta all'esclusione dal mercato del lavoro e all'adesione al settore informale (al lavoro nero). (...) L'aggettivo 'umano' rimanda al dovere di difendere i diritti di tutti perche' chi attenta al diritto all'educazione non rimanga senza risposte e senza oppositori".

Contributo di Alessio Sutian

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