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Superprofessori universitari: un Decreto da bocciare

Il Corriera della Sera pubblica in anteprima il testo del DPCM. Gravissimo attacco all’autonomia e dignità della docenza universitaria.

13/10/2016
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Il Corriere della Sera pubblica quello che dovrebbe essere il testo del DPCM per il reclutamento di 500 nuovi “superprofessori”.

Abbiamo contestato duramente la scelta compiuta nella Legge di Stabilità di investire sul reclutamento di nuovi docenti universitari attraverso l’ennesima procedura straordinaria, ora però si aggiunge la conferma che è intenzione della Presidenza del Consiglio nominare direttamente, su proposta del MIUR,  i presidenti di commissione che sceglieranno i 500 nuovi docenti, equamente divisi tra associati e ordinari. Saranno poi questi presidenti di commissione a scegliersi i commissari all’interno di una rosa predisposta dall’ANVUR.

Si tratta di un fatto gravissimo e che fa sorgere fondati dubbi di incostituzionalità, e che non ha eguali nella storia repubblicana: un ministro – ex Rettore universitario – e il Capo Dipartimento – ex Rettore universitario – che selezionano i presidenti di commissioni di concorso di concerto con il capo del governo e col contributo di un’agenzia (l’Anvur) nominata dal ministro. Una procedura indegna di un paese civile e democratico.

Il meccanismo previsto dalla legge di stabilità e precisato nel DPCM inserisce di fatto un meccanismo di reclutamento parallelo all’ordinario, basato sulla chiamata diretta e diverso anche sotto il profilo stipendiale dei docenti assunti. Si produce una differenza nei percorsi di reclutamento con una sovrapposizione evidente ai processi esistenti, come l’abilitazione scientifica nazionale introducendo ingiustificabili sperequazioni tra docenti.

Il meccanismo di assegnazione delle cattedre peraltro consentirà ai docenti vincitori di “scegliere” l’ateneo di destinazione e questo rischia di incrementare i pesanti divari tra atenei nel nostro paese, in particolare tra quelli del nord e del mezzogiorno. Divari che, è bene ricordare, sono in buona parte imputabili a condizioni di contesto e ai meccanismi punitivi di valutazione che li hanno alimentati in questi anni.

L’università italiana soffre un grave sottodimensionamento dell’organico e una diffusa precarietà dei ricercatori, in conseguenza anche del sottofinanziamento e del perverso meccanismo dei punti organico.

All’università e alla ricerca italiana non servono misure estemporanee ed elettorialistiche, non è l’“eccellenza” il problema, ma la sofferenza complessiva del sistema. Come testimoniano i tanti vincitori di progetti europei che abbandonano il nostro paese per la mancanza di condizioni di lavoro, di strutture, di finanziamenti adeguati.

Sbaglia e forse è anche in malafede chi pensa che questo sistema a chiamata sotto il diretto controllo del presidente del Consiglio sia esente da clientele e favoritismi.

Ci batteremo con tutte le nostre forze e in tutte le sedi possibili perché questo obbrobrio non vede la luce, confidando che il Consiglio di Stato, a cui spetta il parere sul DPCM, esprima un parere contrario. Se quanto abbiamo appreso dal Corriere si rivelasse veritiero non esiteremo a spostare il nostro impegno di lotta in ogni singolo ateneo. Chiediamo che la Crui prenda immediatamente una posizione ferma su un’iniziativa gravissima e lesiva innanzitutto dell’autonomia, indipendenza, dignità del sistema universitario.

Su Rassegna.it il commento congiunto CGIL-FLC

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