Si conferma il calendario delle mobilitazioni contro il DDL Gelmini sull’università nel mese di maggio
Comunicato unitario delle organizzazioni ed associazioni della docenza universitaria
ADI, ADU, AND, ANDU, APU, CIPUR-CONFSAL, CISAL, CISL-Università, CNRU, CNU, CONFSAL-Cisapuni, FLC-CGIL, LINK-Coordinamento Universitario, RDB-CUB,SNALS-Docenti Università, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR
Contro il DDL sull’Università
Settimana di mobilitazione dal 17 al 22 maggio
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Martedì 18 maggio Assemblee di Ateneo con occupazione simbolica dei Rettorati
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Mercoledì 19 maggio ore 10.30 Manifestazione nazionale davanti al Senato
Alla luce degli emendamenti già approvati in Parlamento, risultano ancora più fondate le critiche e le preoccupazioni espresse nei precedenti documenti (qui allegati) e si confermano quindi lo stato di agitazione e la settimana di mobilitazione già previsti dal 17 al 22 maggio invitando tutte le componenti universitarie a partecipare il 18 maggio all’occupazione simbolica degli Atenei e il 19 maggio alla manifestazione nazionale davanti al Parlamento.
28 aprile 2010
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Documento del 9 aprile 2010
ADI, ADU, AND, ANDU, APU, CIPUR-CONFSAL, CISAL, CISL-Università, CNRU, CNU, CONFSAL-Cisapuni, FLC-CGIL, LINK-Coordinamento Universitario, RDB-CUB, SNALS-Docenti Università, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR
Le Organizzazioni universitarie denunziano che nessuna delle proposte di modifica al DDL governativo sull’Università (v. sul retro il documento del 15.1.10) è stata accolta negli emendamenti presentati al Senato.
Al contrario, risulta ancora più evidente l’intenzione di scardinare il Sistema nazionale dell’Università pubblica, concentrando le scarse risorse in pochi Atenei ritenuti ‘eccellenti’ e ridimensionando il ruolo di tutti gli altri.
A livello nazionale, si accentua l’attacco all’autonomia universitaria con l’attribuzione del potere di valutare l’attività del singolo docente ad una Agenzia nominata dal Ministro. A livello locale, si aumenta ulteriormente di fatto il potere del Rettore e del Consiglio di Amministrazione trasferendo la “competenza disciplinare” dal CUN a “collegi di disciplina” di Ateneo.
Inoltre si aumenta la differenza tra gli ordinari e gli associati, nell’ambito di un modello che sarà sempre più costituito da pochi docenti di ruolo e da una ‘base’ amplissima di precari, in presenza di funzioni di docenza svolte e non riconosciute.
Il DDL modifica la natura stessa dell’Università sottraendole il ruolo di sede principale della Ricerca: non è un caso che non si affrontino la questione dei ricercatori e quella dell’accesso delle nuove generazioni.
E’ oramai più che evidente che si vuole demolire definitivamente l’Università pubblica, autonoma, democratica, di qualità e aperta a tutti.
Contro questo progetto è necessario che la società civile e il mondo universitario (professori, ricercatori, precari, dottorandi, tecnico-amministrativi, studenti) si mobilitino compatti.
Si proclama lo stato di agitazione e si invitano tutte le componenti universitarie a riunirsi insieme nelle Assemblee di Facoltà e di Ateneo per discutere sul DDL governativo anche alla luce degli emendamenti presentati.
Invitiamo tutti gli Organi accademici (Senati Accademici, Consigli di Amministrazione, di Facoltà, di Dipartimento e di Corso di Studio) a pronunciarsi sul DDL governativo.
Si chiede, in particolare, ai professori e ai ricercatori di protestare contro il DDL governativo anche attraverso la rinuncia a ricoprire ogni incarico didattico aggiuntivo, come hanno già cominciato a fare soprattutto i ricercatori in tante sedi.
Si indice una settimana (dal 17 al 22 maggio) di mobilitazione in tutti gli Atenei.
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Documento del 15 gennaio 2010
“ADI, ADU, AND, ANDU, APU, CIPUR-CONFSAL, CISL-Università, CNU, CNRU, CONFSAL, FLC-CGIL, RDB-CUB, SNALS-Docenti Università, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR
Le sottoscritte Organizzazioni ribadiscono che le soluzioni proposte dal DDL governativo sull’Università non consentono il rilancio dell’Università pubblica come Istituzione strategica per il progresso culturale, sociale ed economico del Paese, anche per la mancanza di adeguati investimenti a copertura degli interventi previsti dal DDL governativo sulla qualità del Sistema; interventi peraltro al di fuori di un progetto strategico sul ruolo, la funzione e la missione dell’Università.
Ribadiscono inoltre i seguenti punti sui quali sono particolarmente critici:
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l’Università pubblica non viene più indicata come “sede primaria della ricerca”;
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l’autonomia del Sistema universitario viene svuotata sia a livello locale sia a livello centrale, concentrando in poche mani (il Rettore e il Consiglio di Amministrazione) il potere di gestione degli Atenei e assoggettando il Ministero competente a quello dell’Economia. Agli Atenei, invece, deve essere assicurata una gestione democratica attraverso la partecipazione di tutte componenti. In particolare, deve essere prevista l’elezione di un Senato Accademico a cui siano attribuiti poteri di programmazione, indirizzo e controllo;
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i previsti meccanismi concorsuali potrebbero addirittura accentuare il localismo, senza eliminare i casi di nepotismo e senza premiare il merito;
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la istituzione della figura del ricercatore a tempo determinato, in aggiunta alla pletora di figure post-dottorato, aggrava il problema del precariato. Deve, invece, essere prevista un’unica figura pre-ruolo, dotata di autonomia e responsabilità diretta di progetti di ricerca;
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la progressione economica dei professori e dei ricercatori viene completamente affidata alla discrezionalità dell’Esecutivo, di fatto del Ministro dell’Economia, tramite una delega i cui unici vincoli causerebbero penalizzazioni stipendiali anche a coloro che venissero valutati positivamente;
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assenza di qualsiasi riferimento al destino degli attuali ricercatori di ruolo;
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non viene prevista alcuna riforma del dottorato di ricerca che è invece necessaria e urgente anche per la formazione alla docenza;
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la nuova figura del “direttore generale” rischia di sovrapporsi a quella del rettore;
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le indicazioni sul diritto allo studio risultano generiche e rinviano ad una delega totale all’Esecutivo, invece di ridefinire un welfare studentesco oggi palesemente inadeguato.
Le Organizzazioni ritengono infine inaccettabile la differenziazione del regime pensionistico tra le varie figure docenti. In particolare, denunziano i prepensionamenti di associati e ricercatori, in corso in diversi Atenei, sulla base di recenti normative incoerenti e discriminatorie.
Queste posizioni comuni saranno rappresentate negli incontri con i Gruppi parlamentari e le forze politiche.
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