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Resoconto incontro con la Ministra Bernini sul disegno di legge sulla riforma delle figure “precarie” della ricerca e della didattica universitaria

Il miracolo dell’introduzione di nuove figure precarie nella diminuzione di risorse per l’Università con il fine di diminuire il precariato.

10/10/2024
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Si è svolto il 9 ottobre 2024 un incontro convocato dalla ministra Bernini sul disegno di legge “Disposizioni in materia di valorizzazione e promozione della ricerca” che inizierà la discussione in Senato, nelle apposite commissioni, nei prossimi giorni. Nel documento allegato forniamo un giudizio e un puntuale commento rispetto alla proposta legislativa.

Per quanto riguarda l’incontro, si è svolto in un clima costruttivo anche in considerazione della dichiarazione iniziale della ministra sulla volontà di ascolto e sulla disponibilità ad accogliere critiche e suggerimenti.

La Ministra e prima di lei il responsabile dell’ufficio legislativo del ministero hanno illustrato tecnicamente il provvedimento, ribadendo che la scelta dello strumento del disegno di legge è legata proprio alla volontà di una condivisione ampia e di un dibattito aperto sia con il parlamento che con i soggetti che si occupano di università e ricerca a partire dalle forze sociali.

È stata più volte sottolineata la volontà di valorizzare l’istituto del contratto di ricerca ricordando come questo rappresentasse uno degli obiettivi concordati in sede europea legati al finanziamento del PNRR.

La Ministra ha sottolineato la volontà di superare l’annosa questione del precariato fornendo una “cassetta degli attrezzi” alle università e agli enti nella scelta di rapporti di lavoro di ricerca e docenza in funzione delle capacità di programmazione finanziaria e delle necessità di specifiche professionalità.

Una gamma di rapporti con tutele e retribuzioni diverse in funzione della tipologia di lavoro e della preparazione necessaria per svolgerli. È stato sottolineato a riguardo che la scelta di non introdurre un limite complessivo temporale sommando i periodi nelle varie tipologie di contratti è determinato dalla scelta di non prefigurare un preciso percorso di passaggio conseguenziale tra una forma all’altra dei diversi rapporti di lavoro.

Nel nostro intervento abbiamo ricordato che il percorso che ha portato alla legge 79 del 2022 partiva proprio dalla necessità di superare i rapporti di lavoro che avevano condannato ad una condizione di precarietà senza diritti e tutele e con scarsa retribuzione migliaia di giovani e che l’istituzione di una forma unica di lavoro precario, con tutele e retribuzione adeguata come quella del contratto di ricerca, insieme ad un piano straordinario di reclutamento, poteva rappresentare un’opportunità anche considerando le risorse relative al PNRR.

Al contrario, anche in contraddizione con le intenzioni rappresentate in riunione, abbiamo evidenziato come il DDL prefigura un percorso inverso, introducendo nuove  forme di lavoro precario, alcune con bassa retribuzione e senza diritti, che certamente saranno le più utilizzate, come e ancor di più rispetto agli attuali assegni di ricerca, in considerazione anche dei tagli subiti e di quelli che si prefigurano rispetto alle istituzioni pubbliche di alta formazione e ricerca, che oltre tutto non hanno visto alcuna copertura dell’aumento delle spese per il personale derivanti dai rinnovi contrattuali e dall’adeguamento delle retribuzioni del personale docente e ricercatore.

Quindi offrire alle istituzioni strumenti che permettono di “pagare” poco il lavoro di ricerca porterà inevitabilmente all’abuso di tali figure e al ricorso residuale al contratto di ricerca, eludendo di fatto l’impegno assunto in sede europea rispetto ai fondi PNRR, con buona pace anche della possibilità di restituire valore e dignità al lavoro di tanti giovani ricercatori e ricercatrici precari.

Abbiamo comunque dato la nostra disponibilità a contribuire nei tavoli di confronto che ci sono stati annunciati e nel dibattito parlamentare anche con proposte puntuali sui singoli punti come abbiamo già cominciato a fare con il nostro commento al provvedimento oltre che nella stessa riunione al MUR evidenziando anche limiti e contraddizioni nel testo del DDL.