Vertenza dei Lettori di madrelingua: la Commissione europea porta l’Italia di nuovo davanti alla Corte di Giustizia europea perché ancora discriminati
Chiudere subito il contenzioso dei Lettori in Europa con la ricostruzione delle loro carriere.
Riportiamo il comunicato stampa con il quale in data 14 luglio 2023 la Commissione europea ha annunciato la decisione di deferire l’Italia ancora una volta alla Corte di Giustizia dell’Unione europea per non aver messo fine alla discriminazione contro i Lettori di madrelingua nelle università italiane.
Dal 2020 fino ad oggi la FLC CGIL ha inviato ben 10 lettere al Commissario europeo Nicolas Schmit chiedendo prima l’apertura della procedura di infrazione contro l’Italia, poi aperta dalla Commissione europea nel settembre 2021, e in seguito di avanzare la procedura alla fase del parere motivato, annunciato dalla Commissione in data 26 gennaio 2023, e infine il deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia, adesso comunicato dalla Commissione in data 14 luglio.
Esistono già 4 sentenze di condanna dell’Italia da parte della CGUE per il trattamento discriminatorio nei confronti dei Lettori, il personale che insegna le lingue nelle università insieme ai loro colleghi Collaboratori ed Esperti linguistici.
Come diceva il Rev. Martin Luther King, Jr: “La giustizia ritardata è giustizia negata”.
Ora basta! Bisogna chiudere subito il contenzioso dei Lettori in Europa con la ricostruzione delle loro carriere ab origine fino a data odierna o di cessazione di servizio secondo il parametro economico del Ricercatore confermato a tempo definito o condizioni di miglior favore, con i contributi previdenziali ed interessi.
Lo stesso trattamento economico andrebbe poi riconosciuto anche ai CEL, dal momento che svolgono lo stesso lavoro di insegnamento delle lingue come i Lettori, con una chiusura in quel modo in autunno della loro sequenza economica nel appena rinnovato CCNL
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Commissione europea – Comunicato stampa
Mobilità dei lavoratori: la Commissione decide di deferire l’ITALIA alla Corte di giustizia dell’Unione europea per aver mantenuto la discriminazione nei confronti dei lettori stranieri
Brussels, 14 luglio 2023
La Commissione europea ha deciso in data odierna di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver posto fine alla discriminazione nei confronti dei lettori stranieri: l’Italia non applica adeguatamente le norme di diritto interno che attuano le disposizioni UE in materia di libera circolazione dei lavoratori (regolamento (UE) n. 492/2011 e articolo 45 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea).
A norma del diritto dell’Unione, i cittadini dell’UE che esercitano il diritto alla libera circolazione non devono essere discriminati a causa della loro cittadinanza per quanto riguarda l’accesso all’occupazione e le condizioni di lavoro. La legge italiana prevede un regime accettabile per la cosiddetta ricostruzione della carriera dei lettori stranieri nelle università italiane: tale aspetto è stato riconosciuto dalla Corte di giustizia dell’Unione europea nella causa C-119/04.
Ad oggi, tuttavia, la maggior parte degli atenei italiani non ha adottato le misure necessarie per una corretta ricostruzione della carriera dei lettori. Ciò comprende l’adeguamento della retribuzione, dell’anzianità e delle corrispondenti prestazioni sociali a quelli di un ricercatore con un contratto a tempo parziale, come pure il diritto al versamento degli arretrati a decorrere dall’inizio del rapporto di lavoro: di conseguenza, la maggior parte dei lettori stranieri non ha ancora ricevuto il denaro e le prestazioni cui ha diritto.
La Commissione ha avviato la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia nel 2021 e vi ha dato seguito con un parere motivato nel gennaio 2023. Nonostante le norme della legislazione nazionale italiana e la sentenza della Corte, i lettori stranieri continuano a essere discriminati: la Commissione ha pertanto deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’UE.
Contesto
L’articolo 45 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) vieta di discriminare i cittadini dell’UE a causa della loro nazionalità in un altro Stato membro dell’Unione per quanto riguarda l’accesso all’occupazione e le condizioni di lavoro.
Tale disposizione del trattato è ulteriormente dettagliata nel regolamento (UE) n. 492/2011 relativo alla libera circolazione dei lavoratori, il cui articolo 7, paragrafo 1, vieta agli Stati membri di trattare i lavoratori dell’UE in modo diverso dai lavoratori nazionali a motivo della loro cittadinanza per quanto concerne le condizioni di impiego e di lavoro, in particolare in materia di retribuzione.
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