Il Senato approva il DDL Gelmini sull’Università
E il Ministro continua a promettere milioni…Ma la mobilitazione riprende a settembre.
Nella giornata di ieri, 29 luglio, il Senato ha concluso l’esame del DDL 1905 sull’Università, (DDL Gelmini), e lo ha licenziato. Dopo la pausa estiva il provvedimento ricomincerà il suo iter alla Camera. Il testo definitivo, con le integrazioni ed emendamenti apportati nella discussione di Aula, non è ancora disponibile, e ci si deve basare sui resoconti della discussione, e sul voto svoltosi sui singoli emendamenti ed articoli, compito piuttosto laborioso.
Rispetto al testo noto scaturito dal lavoro della VII Commissione, che ha fatto da base alla discussione in Aula, sono state apportate numerose modifiche. Da un primo, rapido esame, gli emendamenti più rilevanti parrebbero i seguenti:
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A seguito di un emendamento Rutelli, è stata elevata, dal precedente massimo del 3% al massimo del 10%, la quota premiale di finanziamento legata alla valutazione della qualità del reclutamento e degli indicatori collegati;
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Un emendamento Marino che vincola l’assegnazione dei fondi di ricerca ad una peer review internazionale;
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All’art. 17, una riformulazione dei contratti di insegnamento che, pur prevedendo quelli a titolo gratuito, ne limita l’applicabilità a soggetti in possesso di un reddito da lavoro dipendente o autonomo.
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Una riformulazione completa dell’art. 18 che conferma per i Ricercatori a tempo indeterminato la possibilità di accesso alla chiamata diretta ad associato;
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All’art. 22, una norma che estende il medesimo trattamento ai Ricercatori assunti ai sensi della L. 230/2005 (Legge Moratti)
Abbiamo già avuto modo di esprimere un giudizio sul testo uscito dalla VII Commissione; le modifiche di Aula non mutano né l’impianto né il senso del provvedimento nei loro aspetti più critici e negativi. A cominciare dal fatto che è una “riforma” nata proprio quando il buon senso vorrebbe che ci si astenesse da propositi riformatori: quando i soldi non ci sono e, anzi, quando si taglia con la falce. Né valgono le promesse del Ministro Gelmini, che, in Aula, ha ripetuto l’ormai logora promessa di milioni di euro prossimi venturi. Abbiamo già avuto ampiamente modo di saggiare la consistenza delle promesse, e, di converso, quella dei fatti reali.
Confermiamo quindi la nostra contrarietà ad un provvedimento che pretende di presentarsi come riforma epocale, di esaltare merito e trasparenza, di disegnare uno scenario di prospettiva, e che ha invece caratteristiche del tutto opposte: burocratico, centralistico, autoritario, che chiude ogni prospettiva reale ai giovani, massacra i precari, cancella i ricercatori, pone le premesse per la riduzione del diritto allo studio. Un progetto che disegna un’Università, più piccola, povera, privatizzata, riservata a chi se la potrà permettere.
Auspichiamo che la discussione alla Camera assuma un’impronta adeguata alla rilevanza del tema, e capace di far vivere per intero i nodi critici che il provvedimento contiene. Per quanto ci riguarda, fin dai primi di settembre riprende l’iniziativa, insieme a tutti i soggetti che stanno dimostrando in queste settimane la volontà di battersi per soluzioni eque ed efficaci e per la difesa dell’istituzione Università.
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