Il Coordinamento nazionale precari università FLC CGIL partecipa all'assemblea nazionale dei ricercatori convocata a Milano per il 29 aprile
La protesta dei ricercatori contro il DDL Gelmini ha assunto carattere nazionale. Tutti i ricercatori, precari e strutturati, sono invitati a dare il proprio contributo al dibattito.
La protesta dei ricercatori contro il DDL Gelmini, nata a Torino, Cagliari e Napoli, ha assunto carattere nazionale grazie al contributo di quanti si stanno mobilitando in tutti gli atenei. Quello che è stato denunciato da tutti i coordinamenti e associazioni di ricercatori precari attivi sul territorio nazionale è ora patrimonio condiviso grazie all’impegno e all’energia di chi, in ogni singolo ateneo, dipartimento, corso di laurea, ha tenuto desta l’attenzione sui provvedimenti del Governo.
A tutti questi compagni di battaglia e a tutti quelli che hanno fin ora esitato, il Coordinamento nazionale precari università FLC CGIL rivolge l’invito a partecipare all’ assemblea nazionale del 29 aprile a Milano (aula C03, Via Colombo, 62, città studi, dalle ore 10,30) per discutere insieme del futuro dei lavoratori della ricerca e della didattica dell’università pubblica in Italia. In particolare, partendo da quanto, prima che dividerci, ci unisce:
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il contrasto netto al processo di privatizzazione dell'università pubblica e statale;
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la ferma opposizione alla riduzione della rappresentanza delle diverse componenti accademiche negli organi collegiali;
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il rifiuto assoluto della dismissione del patrimonio di competenze e professionalità dei ricercatori, oggi minacciato dalla messa in esaurimento della figura del ricercatore universitario a tempo indeterminato;
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la solidarietà tra tutti i lavoratori, precari e a tempo indeterminato, e gli studenti dell’università pubblica
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la difesa e l’ampliamento del sistema nazionale e pubblico del diritto allo studio
Se gli spazi di discussione tra tutte le componenti degli atenei saranno ampi, sarà più facile portare all'attenzione di chi ha responsabilità di governo anche la questione del precariato della ricerca e della didattica, questione che ormai ha già ha superato ogni livello di guardia: ogni giorno decine di precari, essenziali per il funzionamento degli atenei, sono allontanati per fine contratto mentre la riduzione drastica dei finanziamenti cancella ogni opportunità di nuovi assegni, borse di studio, contratti. Il processo di cancellazione di un'intera generazione precaria rischia di completarsi proprio con il nuovo DdL se non ci opporremo tutti insieme con tutte le nostre forze.
Risulta di vitale importanza, allora, riportare il problema del precariato al centro del dibattito sia nella discussione sulla riforma universitaria a livello nazionale sia in quegli atenei dove si apriranno tavoli di confronto tra tutte le componenti dell'ateneo. In queste sedi, con la partecipazione democratica di tutti, occorre definire non solo un nuovo modello di reclutamento dei ricercatori che assicuri un futuro ai lavoratori precari e la sopravvivenza all'università pubblica, ma anche proposte operative per affrontare una vera e propria emergenza occupazionale.
Occorre un piano di reclutamento straordinario che, con nuovi posti a concorso, dia opportunità di lavoro ai ricercatori precari che in questi anni hanno permesso alle università di funzionare e di crescere sul piano della ricerca e della didattica.
Esiste, infatti, un'emergenza licenziamenti dei precari della ricerca e della didattica cui far fronte senza altri indugi: occorre aprire immediatamente a livello locale tavoli di trattativa specifici per impedire l'allontanamento di quei precari che fino ad oggi hanno contribuito con la loro professionalità alla crescita dei centri di ricerca e all’ampliamento dell’offerta formativa nelle facoltà.
Occorre avere allora chiaro che le parole-chiave in queste trattative sono: prolungamento dei contratti in scadenza, reclutamento straordinario, tutele contrattuali e garanzie per la continuità di reddito.
Roma, 12 aprile 2010
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