Documento unitario sull'iter parlamentare del ddl che istituisce la terza fascia del ruolo dei professori universitari.
L'approvazione unanime del progetto di legge C. 5980 (Istituzione della terza fascia del ruolo dei professori universitari), da parte della Commissione Istruzione del Senato in sede legislativa, era stata accolta dalla stragrande maggioranza delle Organizzazioni della docenza universitaria come un fatto comunque positivo, nonostante gli evidenti limiti del provvedimento
ANDU, ANRU, APU, CIDUM, CISL-UNIVERSITÀ, CNU, FIRU, SAUR, SNALS-UNIVERSITÀ, SNUR-CGIL, UGL-UNIVERSITÀ, UIL-PA
Ai Docenti delle Università
PROGETTO DI LEGGE ISTITUTIVO DELLA TERZA FASCIA DEL RUOLO DEI PROFESSORI UNIVERSITARI
UN GRAVE RITARDO
L'approvazione unanime del progetto di legge C. 5980 (Istituzione della terza fascia del ruolo dei professori universitari), da parte della Commissione Istruzione del Senato in sede legislativa, era stata accolta dalla stragrande maggioranza delle Organizzazioni della docenza universitaria come un fatto comunque positivo, nonostante gli evidenti limiti del provvedimento.
Questa valutazione non negativa scaturiva dalla considerazione che la legge riconosce, sia pure parzialmente e con enorme ritardo, le funzioni da anni effettivamente svolte dai ricercatori e dai professori associati in un quadro di sostanziale omogeneità di tutta la categoria dei docenti universitari. Proprio per questo motivo, essa costituisce un primo concreto passo nella direzione di una revisione complessiva dello stato giuridico della docenza.
L'approvazione del provvedimento al Senato era stata preceduta da pesantissimi e spesso impropri interventi della Commissione affari costituzionali e della Commissione bilancio, entrambe fortemente condizionate dai componenti-professori di area giuridica. In particolare, occorre ricordare che la maggioranza della Commissione affari costituzionali, ricorrendo ad argomentazioni assai poco fondate sul piano fattuale, giuridico e costituzionale, era riuscita a imporre, col proprio parere condizionato e perciò stesso condizionante, un forte ridimensionamento dei contenuti del testo unificato approvato il 18 dicembre 1998 dal Comitato ristretto della stessa Commissione istruzione.
Questo fatto risulta particolarmente grave se si considera la pressocché unanime convergenza della Commissione di merito su quel testo e il solenne impegno del Governo a sostenerne l'approvazione, senza sostanziali modifiche. In quella stessa occasione, la maggioranza e il Governo si erano pubblicamente impegnati a che l'approvazione definitiva della legge sui tecnici laureati fosse politicamente contestuale a quella della legge sui ricercatori.
Il pesante intervento, sia interno sia esterno al Parlamento, di quell'accademia che al Senato aveva ottenuto l'eliminazione di punti qualificati del testo unificato (più ampie e meglio definite mansioni didattiche nonché l'elettorato passivo per i ricercatori, direzione dei centri di ricerca per associati e ricercatori), si è manifestato anche alla Camera fin dall'inizio dell'iter del provvedimento. E ciò nonostante che il Sottosegretario con delega all'università abbia definito il testo approvato dal Senato "una risposta dovuta agli oltre 18mila ricercatori, che da anni si fanno carico del quotidiano espletamento delle attività didattiche".
Alla Camera, anche all'interno della Commissione di merito, alcuni deputati-professori hanno sostenuto che il provvedimento approvato al Senato costituirebbe una promozione
ope legis per i ricercatori. In realtà il testo approvato dal Senato non modifica le mansioni e non contiene, né prefigura, alcun aumento retributivo. Ben più significativi risultati per la categoria sono stati conseguiti nei numerosi interventi legislativi che si sono susseguiti dal 1980 (anno di istituzione della fascia dei ricercatori) fino alla fine del 1998. Questo atteggiamento, apparentemente rigoristico e severo, è del tutto incongruo rispetto alla levità d'animo con cui il 29 luglio 1999 questi stessi Deputati-colleghi hanno approvato in Commissione Cultura della Camera, in sede legislativa, una norma che riconosce ai laureati tecnici di Medicina - questa volta sì
ope legis - le stesse mansioni dei ricercatori. Un intervento settoriale che si aggiunge, a distanza di pochi mesi, alla legge che prevede per la stessa categoria concorsi riservati a ricercatore confermato.
È necessario constatare, una volta di più, che è in atto un violento attacco accademico-corporativo contro i ricercatori i cui protagonisti non si preoccupano di argomentare posizioni e di assumere comportamenti coerenti. Essi sono solo interessati alla difesa, ad ogni costo e con tutti i mezzi, di una concezione sicuramente arretrata dell'Università, fuori dal tempo e dalle esigenze di mercato e tipica di buona parte dei professori ordinari delle facoltà giuridiche.
Questo attacco ha contribuito a fare slittare a dopo la pausa estiva la votazione del provvedimento approvato, ormai alcuni mesi fa, al Senato.
Con questo rinvio non si tiene in alcun conto il fatto che il provvedimento è fortemente atteso, oltre che dai diretti interessati, da tutta l'Università che potrà affrontare serenamente l'inizio del prossimo anno accademico solo in un clima di concordia tra le diverse fasce della docenza. Più in generale, gli Atenei solo così potranno risolvere gli enormi problemi legati alla concreta attuazione dell'autonomia finanziaria e didattica.
Inoltre, la rapida discussione e l'approvazione da parte della Camera del provvedimento già esitato dal Senato risolverebbe molti dei gravissimi problemi creati dalle sentenze amministrative che hanno gettato nel caos l'Università di Palermo, stravolto lo Statuto dell'Università di Perugia, bloccato l'entrata in vigore dello Statuto dell'Università di Roma 1 e che rischiano di mettere in crisi tutti gli altri Atenei.
L'Università italiana non può più tollerare che gli interessi di gruppi ristretti prevalgano sulla volontà della stragrande maggioranza dei docenti e sugli interessi generali degli Atenei e del Paese.
Occorre che il Parlamento assuma fino in fondo il suo ruolo di rappresentante degli interessi generali e che eserciti pienamente la propria sovranità in materia di politica universitaria, troppo spesso appannaggio di oligarchie che hanno finora dominato l'Università, con il risultato di precipitarla nella difficile situazione in cui versa e di cui l'opinione pubblica sta sempre più prendendo coscienza.
All'interno dell'Università vanno respinti i tentativi di contrapporre gli associati ai ricercatori, dato che tutti i docenti - compresi gli ordinari - hanno interesse ad unirsi per rilanciare una Università che è stata devasta anche dall'ottusa difesa di interessi sotto-corporativi.
In questa direzione occorre che a settembre, alla ripresa dell'attività parlamentare, tutti i docenti tornino a mobilitarsi per l'approvazione immediata della legge in discussione alla Camera.
Le nostre Organizzazioni si riuniranno il 7 settembre e il 15 settembre incontreranno i responsabili dei Gruppi parlamentari nelle Commissioni Cultura della Camera e Istruzione del Senato.
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