Disegno di legge Gelmini sull'università: documento unitario delle sigle sindacali della docenza
Il documento sul DDL sarà utilizzato per gli incontri con i Gruppi parlamentari e le forze politiche.
Le organizzazioni e le associazioni sindacali della docenza universitaria approvano un documento sul ddl governativo relativo all’Università in cui si mettono in evidenza i punti più critici del disegno di legge.
Il documento sarà utilizzato per gli incontri con i Gruppi parlamentari e le forze politiche.
Roma, 18 gennaio 2010
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ADI, ADU, AND, ANDU, APU, CIPUR-CONFSAL, CISL-Università, CNU, CNRU, CONFSAL, FLC-CGIL, RDB-CUB, SNALS-Docenti Università, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR
Le sottoscritte Organizzazioni ribadiscono che le soluzioni proposte dal DDL governativo sull'Università non consentono il rilancio dell'Università pubblica come Istituzione strategica per il progresso culturale, sociale ed economico del Paese, anche per la mancanza di adeguati investimenti a copertura degli interventi previsti dal DDL governativo sulla qualità del Sistema; interventi peraltro al di fuori di un progetto strategico sul ruolo, la funzione e la missione dell'Università.
Ribadiscono inoltre i seguenti punti sui quali sono particolarmente critici:
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l'Università pubblica non viene più' indicata come "sede primaria della ricerca";
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l'autonomia del Sistema universitario viene svuotata sia a livello locale sia a livello centrale, concentrando in poche mani (il Rettore e il Consiglio di Amministrazione) il potere di gestione degli Atenei e assoggettando il Ministero competente a quello dell'Economia. Agli Atenei, invece, deve essere assicurata una gestione democratica attraverso la partecipazione di tutte componenti. In particolare, deve essere prevista l'elezione di un Senato Accademico a cui siano attribuiti poteri di programmazione, indirizzo e controllo;
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i previsti meccanismi concorsuali potrebbero addirittura accentuare il localismo, senza eliminare i casi di nepotismo e senza premiare il merito;
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la istituzione della figura del ricercatore a tempo determinato, in aggiunta alla pletora di figure post-dottorato, aggrava il problema del precariato. Deve, invece, essere prevista un'unica figura pre-ruolo, dotata di autonomia e responsabilità diretta di progetti di ricerca;
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la progressione economica dei professori e dei ricercatori viene completamente affidata alla discrezionalità dell'Esecutivo, di fatto del Ministro dell'Economia, tramite una delega i cui unici vincoli causerebbero penalizzazioni stipendiali anche a coloro che venissero valutati positivamente;
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assenza di qualsiasi riferimento al destino degli attuali ricercatori di ruolo;
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non viene prevista alcuna riforma del dottorato di ricerca che è invece necessaria e urgente anche per la formazione alla docenza;
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la nuova figura del "direttore generale" rischia di sovrapporsi a quella del rettore;
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le indicazioni sul diritto allo studio risultano generiche e rinviano ad una delega totale all'Esecutivo, invece di ridefinire un welfare studentesco oggi palesemente inadeguato.
Le Organizzazioni ritengono infine inaccettabile la differenziazione del regime pensionistico tra le varie figure docenti. In particolare, denunziano i prepensionamenti di associati e ricercatori, in corso in diversi Atenei, sulla base di recenti normative incoerenti e discriminatorie.
Queste posizioni comuni saranno rappresentate negli incontri con i Gruppi parlamentari e le forze politiche.
Roma, 15 gennaio 2010
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