Comunicato delle Organizzazioni e delle Associazioni della docenza universitaria su incontro al Ministero
Il giorno 27 maggio 2003 le Associazioni e le Organizzazioni Sindacali della docenza universitaria ADU, ANDU, APU, CISL Università, CNU, SNALS Università, Snur-CGIL, UIL-Paur hanno incontrato, come tavolo tecnico, il Capo di Gabinetto avv. Di Pace, i Direttori Generali dott. D’Addona e dott. Masia, il Capo dell’Ufficio Legislativo, avv. Salmini
ADU, ANDU, APU, CISL Università, CNU, SNALS Università, Snur-CGIL, UIL-Paur
COMUNICATO
Il giorno 27 maggio 2003 le Associazioni e le Organizzazioni Sindacali della docenza universitaria ADU, ANDU, APU, CISL Università, CNU, SNALS Università, Snur-CGIL, UIL-Paur hanno incontrato, come tavolo tecnico, il Capo di Gabinetto avv. Di Pace, i Direttori Generali dott. D’Addona e dott. Masia, il Capo dell’Ufficio Legislativo, avv. Salmini; all’o.d.g. l’inizio dell’esame della bozza sullo stato giuridico e della proposta di revisione del 509/99, nonché la calendarizzazione dei successivi incontri. Il Capo di Gabinetto ha delimitato per motivi di tempo l’oggetto della riunione odierna al solo tema dello stato giuridico, rinviando a futura riunione l’esame della proposta di revisione del 509/99.
Si ritiene opportuno riassumere qui anche le osservazioni fatte il 21 maggio scorso avanti il Ministro Moratti.
Preliminarmente si è ribadita la netta differenziazione fra reclutamento, accesso e progressione di carriera.
Da rigettare appare l’ipotesi che il reclutamento avvenga tramite contratti, in quanto — a risorse attuali — si risolverebbe in uno scoraggiante prolungamento del precariato.
Sull’accesso e la carriera dei docenti universitari, le Organizzazioni, dopo aver ricordato i documenti comuni, hanno ribadito la loro posizione unitaria di unicità del ruolo docente, diviso in tre fasce, per le quali il passaggio dall’una all’altra avviene per rigorose procedure nazionali di valutazione individuale.
Quanto all’impianto generale della bozza ministeriale si è rilevato che la proposta di una fase iniziale a contratto a tempo determinato per i vincitori/chiamati subordina la trasformazione a tempo indeterminato più a circostanze finanziarie ed equilibri/rapporti di forza di Ateneo che a un’effettiva verifica di qualità. E più in generale è necessaria una riflessione più complessa sull’utilizzazione diffusa dello strumento contrattuale.
Tutte le organizzazioni hanno evidenziato come la bozza proposta non risolva in alcun modo il nodo degli attuali ricercatori, dei quali si continua a disconoscere il ruolo fondamentale nell’Università italiana ed ai quali si preclude il riconoscimento della funzione docente nella terza fascia.
Le Organizzazioni hanno altresì lamentato l’inadeguatezza del superamento della distinzione tempo pieno/t. definito e l’assenza della previsione di un’istanza di rappresentanza nazionale del sistema universitario.
La riunione si è conclusa con l’assicurazione da parte del Capo di Gabinetto che il Ministero terrà conto di tutte le osservazioni presentate e che il tavolo sarà riunito ancora sullo stato giuridico dopo il 10 giugno p.v.
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In relazione al secondo punto all’o.d.g. della riunione odierna (l’esame della proposta di revisione del 509/99) e non esaminato, le Organizzazioni ricordano quanto manifestato al Ministro Moratti nell’incontro del 21 maggio scorso.
Le organizzazioni preliminarmente hanno preso atto con preoccupazione dell’intenzione, più volte manifestata dal Ministro, di introdurre la revisione già a partire dal prossimo anno accademico: ipotesi di fatto irrealizzabile e destinata solo a creare incertezza. Ciò è tanto più verosimile se si considera che certamente alcuni, forse molti, ordinamenti ministeriali dovranno essere riscritti in sèguito all’accorpamento di classi di laurea e di laurea specialistica. Appare poi prematura una revisione, tutt’altro che di facciata, di una riforma che ancora non ha compiuto nemmeno i cicli triennali e quindi non è ancora passibile di una vera valutazione: una riforma che comunque ha positivamente incontrato l’aumento del numero dei giovani che dopo la conclusione della scuola superiore si sono immatricolati all’Università.
Le organizzazioni prendono altresì atto del fatto che ancora una volta si parla di riforma della didattica senza prevedere risorse aggiuntive, anzi il recentissimo decreto legge 9 maggio 2003 n. 105 (disposizioni urgenti per le università e gli enti di ricerca) abolisce il fondo di incentivazione che, sia pure con tante difficoltà, aveva dato una boccata d’ossigeno al sistema: le borse ivi previste potranno comunque solo in minima parte supplire alle vere esigenze della didattica.
Nel merito, la contrapposizione proposta tra titoli triennali "professionalizzanti" e "metodologici" (questi ultimi da proseguire nel biennio) pone lo studente (quasi come già nella scuola) nel suo primo anno davanti ad una scelta che più che dipendere dalle sue capacità sembra dipendere dalla sua posizione economica, a meno che non vengano deviati d’imperio sul percorso professionalizzante i meno "bravi"; ma quest’ultima soluzione appare solo punitiva, perché non è credibile che — dopo un anno comune — in due anni si acquisisca una vera professionalità. Più congruo appare l’attuale assetto che fin dall’inizio prevede la possibilità di lauree triennali orientate verso figure professionali determinate; solo in alcuni casi particolari potrebbe essere ammessa la struttura a Y, perché prefigura una separazione immediata tra saperi. In fine, meriterebbe comunque di essere rivalutato il ruolo dei master di primo livello, questi sì che potrebbero — dopo il triennio — dare un approfondimento professionalizzante.
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