Bilancio del Miur 2005. Su Università tagli al fondo di finanziamento ordinario e incremento disinvolto delle università non statali
Giudizio molto critico della Corte dei Conti anche sulle scelte operate per il comparto Università.
Con questa notizia completiamo con la parte che riguarda l’università, l’analisi già fatta nei giorni scorsi per scuola e ricerca in relazione al giudizio di parificazione del rendiconto generale dello Stato relativo all’esercizio finanziario 2005 presentato dalla Corte dei Conti il 28 giugno 2006 davanti alle più alte cariche dello Stato.
A giudizio della Corte dei conti, anche la situazione del sistema universitario presentava profili di problematicità: la continua evoluzione degli ordinamenti didattici, l’autonomia universitaria esercitata in maniera poco responsabile dagli organi accademici e l’uso discutibile dei finanziamenti ordinari utilizzati come se fosse un fondo di riserva da parte del Ministero.
E per continuare: la diminuzione del numero degli studenti in corso (5%) e il progressivo aumento (10%) degli alunni fuori corso. I due dati esprimevano, secondo la Corte una evoluzione non positiva del sistema universitario. Tutto questo nonostante le innovazioni che venivano introdotte sugli ordinamenti didattici e la considerevole quantità di risorse che a queste finalità venivano dedicate.
Come FLC abbiamo più volte segnalato che un cambiamento di ordinamento didattico può avvenire solo a valle di una valutazione dell’esito dell’ordinamento precedente e che spesso l’autonomia universitaria non regolata da un meccanismo di valutazione efficace non ha saputo assumere le scelte migliori.
La Corte dei Conti sottolinea anche che gli studenti nel 2005 avevano pagato il 7% in più per tasse universitarie rispetto al 2003.
Ingiustificato e fuori controllo l’incremento delle università non statali, soprattutto di quelle telematiche, che per la Corte “
costituisce un fenomeno che non appare adeguatamente presidiato, meritando, invece, la vigile attenzione degli organi di governo del sistema universitario.”
Le università non statali sorgevano come funghi, senza la possibilità per gli organi di controllo (Ragioneria, Corte dei Conti, ecc) di rinvenire le ragioni che determinavano queste nuove istituzioni e i mezzi finanziari di cui disponevano.
In questo modo, non si dava alcuna attenzione agli studenti le cui aspettative (formazione di qualità, valore legale del titolo di studio) venivano tradite.
Molto critico il giudizio della Corte anche sul sistema e sui tempi dei finanziamenti agli atenei.
L’ex Ministro accreditava le risorse agli atenei e ai consorzi dopo una complessa procedura.
Ad esempio nel 2005, i decreti di finanziamento venivano adottati addirittura nel mese di giugno, condizionando in questo modo negativamente le attività.
La stessa Corte si chiede nella sua relazione “
quali siano le ragioni che non consentono di avviare tempestivamente la preparazione di tali decreti in modo di poter, entro i primi mesi dell’anno di riferimento, far conoscere all’università l’entità complessiva del finanziamento annuale e, soprattutto se non sia possibile riconoscere ai criteri definiti una validità triennale, come accade per il piano di sviluppo, riservandosi di intervenire annualmente, ove se ne ravvisi la necessità, per contenute modifiche e/o rettifiche riguardanti singoli aspetti”
Noi però pensiamo che le inefficienze e i ritardi furono in gran parte frutto di scelte meditate. Una confusione creata ad arte per rendere poco chiare sia le fonti di finanziamento sia la loro destinazione.
Come fa rilevare la Corte e come aveva denunciato la FLC, accreditare i fondi ad esercizio inoltrato significava impedire una seria programmazione, ridurre l’autonomia e la capacità di spesa creando le condizioni favorevoli per i suoi decreti taglia spese che poi sarebbero arrivati in autunno.
Diversamente, non si spiegherebbe perché, i contribuiti per le università non statali, mentre si tagliava la spesa per la ricerca e la scuola statale, hanno avuto per il 2005 incrementi di 8,7 milioni di euro.
Proprio su questo punto desta sconcerto il giudizio della Corte: “
Per quanto riguarda le risorse aggiuntive concesse alle università non statali, tralasciando l’aspetto sostanziale del finanziamento mediante il ricorso ai fondi assegnati a quelle statali, si pone la più generale questione se sia corretto finanziare nuove spese sottraendo risorse a destinazioni, la cui quantificazione dovrebbe ritenersi ancorata ad una corretta valutazione delle specifiche necessità di provvista finanziaria.”
In pratica, il fondo di finanziamento ordinario destinato alle università statali veniva utilizzato non solo per le sue stesse finalità, ma come fondo globale da cui si attingeva per la copertura finanziaria di interventi diversi o peggio ancora come fondo di riserva. In questi casi non è un azzardo parlare di “falso in bilancio”.
Ecco le conclusioni della Corte su questo specifico argomento: “
La Corte insiste nel sollecitare una più attendibile determinazione delle poste di bilancio, che richiede che almeno per le più rilevanti voci di spesa siano sorrette da una relazione tecnica finalizzata a dar conto dei criteri eseguiti nelle quantificazioni”.
In conclusione, mancando una documentazione tecnica degna di questa definizione, venivano meno le più elementari regole (leggi) di contabilità generare dello Stato e non si dava conto agli organismi di controllo e quindi al Paese dell’impiego del denaro pubblico. E la trasparenza? A quanto pare era un optional!
Nonostante le innovazioni sul fronte legislativo e amministrativo, in modo particolare il 2005, il sistema universitario continuava ad essere caratterizzato da problematicità di cui alcune “
Richiedono una attenta, ma urgente considerazione, sono quelle riguardanti:
A. il numero dei corsi di laurea in relazione ai loro effettivi contenuti scientifici e professionali;
B. le convenzioni tra atenei ed amministrazioni pubbliche che riconoscono ai loro dipendenti crediti formativi da utilizzare per il conseguimento delle lauree.
C. L’incremento del numero di istituzioni non statali, in particolari di quelle c.d telematiche.
Il giudizio che emerge è molto critico, evidenzia una gestione piena di contraddizioni (per cui alle università statali venivano chiesti innovazione, qualità, nuovi ordinamenti e riorganizzazione a fronte di risorse minime) e un uso disinvolto dei finanziamenti tanto che la stessa Corte dei conti aveva avuto difficoltà nella lettura delle relazioni finanziarie che spesso non venivano predisposte con la necessaria chiarezza e precisione.
Questo è il giudizio che emerge leggendo la relazione annuale della Corte dei conti, il cui mandato istituzionale, lo ricordiamo è caratterizzato da imparzialità e terzietà.
Ora, dopo 5 anni di tagli, confusioni, finanziamenti impropri alle scuole e alle università non statali e mancate assunzioni, è arrivato il momento di guardare al futuro con prospettive diverse, ma per farlo è necessario investire in capitale umano.
Questo è quanto chiediamo a chi ci governa a partire dalle scelte sull’uso e la destinazione delle risorse che si andranno a fare con la prossima finanziaria.
Questa analisi, vista la discussione che c’è nel Paese sulla finanziaria 2007, rende molto attuale il tema della destinazione delle risorse pubbliche a favore di settori come quello dell’università che dovrebbero rappresentare il “cuore” di un bilancio statale.
Ma al momento sappiamo che non è così. Se il Disegno di Legge finanziaria 2007, se non subirà modifiche nel percorso parlamentare, come noi chiediamo, resteranno confermate tutte le ragioni dei lavoratori delle università che il 17 novembre saranno in sciopero.
Roma, 31 ottobre 2006
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