ANDU: Commento sulle posizioni di AN in merito allo stato giuridico dei docenti universitari
Nel giugno dello scorso anno, a proposito del Collegato governativo di riforma dello stato giuridico dei docenti universitari, l'ANDU aveva sostenuto che "gli emendamenti presentati dai Deputati di AN e del CCD sono identici, nella sostanza e molto spesso nella lettera, a quelli presentati dal Relatore".
Nel giugno dello scorso anno, a proposito del Collegato governativo di riforma dello stato giuridico dei docenti universitari, l'ANDU aveva sostenuto che "gli emendamenti presentati dai Deputati di AN e del CCD sono identici, nella sostanza e molto spesso nella lettera, a quelli presentati dal Relatore". Allora il Responsabile dell'Ufficio Università e ricerca di AN riconobbe ciò sostenendo che erano "quelli del relatore ad essere "quasi" identici a quelli di an". Il problema - sostenemmo - è che "per le questioni universitarie il Parlamento tutto non ha alcuna autonomia rispetto ai poteri forti dell'accademia" e aggiungemmo che "finora il Gruppo di An all'interno della Commissione Cultura della Camera, nei confronti della legge sulla terza fascia e del Collegato, non ha avuto posizioni e comportamenti sostanzialmente diversi da quelli degli altri Gruppi 'ispiratì dall'accademia che conta." Da allora nulla è cambiato nei comportamenti di An che, più recentemente, non ha presentato e non ha sostenuto gli emendamenti al nuovo testo sulla terza fascia e sulla norma salva-statuti proposti da ANDU, APU, CIDUM, CISL-UNIVERSITÀ, CNU, FIRU, SNALS-UNIVERSITÀ, SNUR-CGIL, UGL-UNIVERSITÀ, UIL-PAUR, tenendo così lo stesso comportamento di tutti gli altri Gruppi parlamentari, eccetto Rc. Uno degli emendamenti proposti dalle Organizzazioni della docenza mirava a impedire che gli attuali ricercatori siano costretti ad una verifica per diventare professori di terza fascia, mantenendo le stesse mansioni e lo stesso trattamento economico.
Nonostante tutto ciò, si sta intensificando il tentativo di fare risultare la posizione e i comportamenti di An sulle questioni dello stato giuridico e, in particolare, sui ricercatori come diversi da quelli dei gruppi di maggioranza. In questa direzione, il Responsabile di An è arrivato a scrivere che "la trasformazione del ruolo dei Ricercatori (senza incentivi economici nè tantomeno vera dignità didattica) in una nuova "terza fascia docente", ma con modalità di passaggio sostanzialmente lasciate all'arbitrio degli atenei, su un arco di oltre sei anni e attraverso prove didattiche richieste indiscriminatamente a tutti; anche a coloro che per lunghi anni hanno già insegnato, non solo con soddisfazione delle facoltà interessate ma spesso in modo determinante per assicurare una didattica precisa ed efficiente. Alleanza Nazionale si batte da tempo per il riconoscimento dei diritti dei Ricercatori , …". La verità è che An è sempre stata contraria al passaggio senza verifica degli attuali ricercatori nella terza fascia, ritenendo ciò una ope legis (v. gli interventi della Responsabile di An nella Commissione Cultura della Camera).
Più recentemente An sta motivando la sua opposizione alla legge in discussione nella Commissione Cultura sostenendo che tale provvedimento "costituirebbe, invece, un grande passo indietro, un ostacolo gravissimo e forse insormontabile per l'attuazione in tempi successivi di una vera e completa riforma." Il fatto è che la "vera e completa riforma" di An è perfettamente uguale a quella voluta da tutti gli altri gruppi del Polo e della Maggioranza, come dimostrano le posizioni espresse attraverso la presentazione degli emendamenti al Collegato.
Lo ripetiamo, il tentativo di "metterla in politica" quando si tratta di Università è smaccatamente una forzatura, anzi una totale invenzione. Il fatto è che a guidare i comportamenti dei Gruppi parlamentari e dei Ministri e Sottosegretari di turno è sempre quella lobby trasversale di potenti ordinari che ha la sua roccaforte nella Facoltà di Giurisprudenza di Roma 1. E questo vale, per tutti diconsi tutti, i Gruppi, compreso quello di Rc fino a quando ne ha fatto parte il professore Diliberto, recentemente chiamato dalla Facoltà di Giurisprudenza di Roma 1.
Sostenere che un ministro diverso da Berlinguer o un sottosegretario diverso da Guerzoni, solo perchè del Polo, possano fare qualcosa che intacchi minimamente gli immensi interessi accademico-economico-politici di questa lobby è pura fantasia.
Ma se proprio vogliamo impropriamente usare una terminologia politica, allora bisogna chiedersi quale ministro e quale sottosegretario potranno essere più di destra di Berlinguer e Guerzoni? Sul Corriere della Sera del 25 luglio 1996, all'indomani della nomina di Berlinguer a ministro anche dell'Università, c'era scritto: "Finalmente abbiamo un bel ministro di destra - ha esordito il senatore berlusconiano Marcello Pera - proprio quello che ci voleva! Se ha bisogno di aiuto, eccomi qua." "L'essenziale è resistere alle pressioni del partito trasversale che si oppone al rinnovamento. È una lobby potentissima: associati, ricercatori, sindacati dell'università".
Bisogna dare atto che Berlinguer e il suo sottosegretario-ministro Guerzoni sono riusciti egregiamente - aiutati da tutti i Gruppi parlamentari - a resistere "alle pressioni del partito trasversale" e che - con lo stesso aiuto - sono riusciti a fare approvare una riforma concorsuale che è una ope legis personalizzata e a salvaguardare l'autonomia dei professori ricorrenti alla magistratura amministrativa di smantellare gli Statuti di autonomia (sic!).
In conclusione, lasciamo fuori dall'Università il teatrino della politica perchè nell'Università da decenni si recita un dramma: quello provocato da un gruppo di potere accademico disposto a tutto per mantenersi e rafforzarsi.
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