Aggiornata la cronaca del convegno AFAM: "Le arti: risorsa, identità e orgoglio di un Paese che cresce"
Il Convegno nazionale AFAM si è svolto oggi a Roma, presso l’ Auditorium del Conservatorio di Santa Cecilia.
Si è tenuto oggi 4 aprile l’atteso convegno nazionale – promosso dalla FLC Cgil - sull’Alta Formazione Artistica e Musicale.
Apre e preside i lavori del Convegno
Marco Broccati segretario nazionale della FLC Cgil che annuncia la presenza del Ministro dell’Università e della ricerca
on. Fabio Mussi e quella di
Guglielmo Epifani segretario generale della CGIL.
Broccati esplicita l’importanza che la FLC Cgil attribuisce al settore AFAM per la costruzione della sua proposta politica. Subito dopo esprime la preoccupazione per il fatto che a sette anni dalla legge di riforma del settore – la n. 508/99 - non si riesce a uscire dalla fase di avvio. Osserva che quando la legge venne varata si ipotizzava l’avvicinamento dei Conservatori e delle Accademie al sistema universitario per il fatto che si dovevano occupare della fase alta della formazione musicale e artistica nel nostro Paese. Questo progetto faceva conto sul fatto che nella scuola secondaria superiore nascesse un settore che s’interessasse prioritariamente della istruzione e della cultura musicale. Tutto questo non si è verificato per grave responsabilità anche del precedente Esecutivo. Il nuovo Governo è chiamato a chiudere questo vuoto. Altra questione dice Marco Broccati è il divario esistente tra l’offerta di istruzione musicale nel nostro Paese e la domanda. Esprime l’auspicio che il Ministro possa fornire indicazioni e risposte alle questioni che saranno poste dalla relazione di apertura di Paola Poggi e nei numerosi interventi che seguiranno.
Prende la parola
Paola Poggi, responsabile della struttura di comparto nazionale AFAM della FLC, che ringrazia tutti i numerosi convenuti e mette subito in evidenza l’importanza del settore AFAM dentro la FLC.
Sottolinea che il punto di partenza del legislatore nel proporre la 508 è l’art.33 della nostra Costituzione: ”L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. Dopo aver apprezzato l’importanza della legge, non ha rinunciato ad evidenziarne gli aspetti problematici, i nodi non risolti, la scarsa considerazione che si è tenuta nei confronti del personale collocato dalla legge in un ruolo ad esaurimento mentre il futuro è assegnato ad un sistema totalmente precarizzato e quindi senza prospettive. Su questo punto la relazione si è soffermata a lungo e ha proposto di risolvere la questione ricorrendo, se necessario anche ad una modifica legislativa. In coerenza con le risoluzioni congressuali della FLC, si dovrà provvedere alla ricollocazione funzionale e giuridica del personale che non potrà essere diversa da quella universitaria mantenendole la contrattualizzazione del rapporto di lavoro.
Altri problemi sono riconducibili alla assoluta novità introdotta dalla legge per quanto riguarda il settore musicale in attesa di trasformazione in istituti superiori di studi musicali, I Conservatori stanno infatti affrontando contemporaneamente la formazione di base e i percorsi sperimentali dell’alta formazione senza essere stati messi in condizione di potere agire con risorse adeguate e certezze normative ancora tutte da impostare. A tal proposito urge il coordinamento con il Ministero della Pubblica Istruzione che si dovrà far carico di prevedere nel sistema formativo di base anche della cultura e della formazione musicale. Questa è la grande novità per un’istituzione che da sempre si è fatta carico della formazione del musicista dalle prime note al diploma. Troppi rinvii e insopportabili ritardi.
La scadenza determinata dal Patto di Lisbona è ormai alle porte - 2010 - le nostre istituzioni non possono mancare l’appuntamento pena l’esclusione dei titoli di studio e degli studenti dal contesto europeo.
La trasformazione è in itinere, le numerosissime sperimentazioni necessitano di monitoraggio e validazione per non vanificare la formazione e i diritti acquisiti dagli studenti.
Pertanto la FLC chiede al Ministro Mussi di agire con sollecitudine entro un quadro complessivo e coordinato, di emanare i decreti necessari per la messa in ordinamento dei corsi di studio. Stesso discorso va fatto per l’emanazione dei rimanenti regolamenti, fermi nei meandri della burocrazia e che stanno impedendo il compimento della riforma.
La sinopia è tracciata dalla legge ora va composto il mosaico. E con urgenza.
Il naturale riferimento dell’AFAM all’Università si pone in un contesto di grande trasformazione e travaglio anche per quest’ultima. Nel corso del convegno organizzato dalla FLC pochi giorni fa, c’è stata l’opportunità di dibattere, confrontarsi, ragionare sul alcuni dei problemi che stanno complicando la vita anche all’Università quali la scarsità delle risorse, il reclutamento del personale, la valutazione del sistema.
Sono tutti temi di grande attualità anche per la FLC con la differenza che per l’AFAM si tratta di acquisire nuove competenze ordinamentali, strutturali, di profilo e funzioni affidate ai regolamenti dalla legge 508. Nella convinzione che un musicista, un artista scultore o pittore, sia da considerarsi un professionista alla stregua di un architetto, un avvocato, un ingegnere ecc…, la riflessione va riferita ad aspetti comuni, si devono favorire dialogo e sinergie che naturalmente portano a collaborazioni, convenzioni, possibilità per gli studenti di sostenere esami laddove le discipline sono presenti evitando così moltiplicazioni inutili oltre che dannose economicamente.
Paola Poggi chiede perché non si debba approfittare del momento e far si che per l’AFAM non siano commessi gli stessi errori che sono già stati ampliamente certificati per l’Università soprattutto per quanto riguarda gli organi di governo, l’autonomia che non può essere confusa con autoreferenzialità ma nemmeno sotto tutela come nel caso dell’AFAM, la strutturazione dei percorsi formativi, i master, le specializzazioni, la ricerca….
Per la CGIL non si tratta di mettere mano a chissà quale nuova eleborazione o riflessione, è sufficiente riprendere i numerosi documenti e le prese di posizione ufficiali assunte nel corso di questi anni, tutte attuali e, purtroppo ancora non soddisfatte.
A partire dalle scarsissime risorse finanziarie dedicate al settore sia per il funzionamento che per la retribuzione del personale. Con la legge Finanziaria dell’anno in corso si è riscontrata una inversione di tendenza, sono stati assegnati € 20.000.000 e con questo si auspica che sia chiusa la fase di tagli e “restrizioni” per dare finalmente corso a nuove politiche di investimento per organici, nuove figure professionali, strutture, valorizzazione del patrimonio, ma anche risorse adeguate per il contratto di lavoro del personale.
La conclusione riprende gli obiettivi politici ritenuti irrinunciabili dalla FLC a conclusione del primo congresso: - la piena equiparazione delle istituzioni e del personale alle istituzioni e al personale delle università, ribadendo per quest’ultimo, il valore rappresentato dalla contrattualizzazione del rapporto di lavoro; - la piena equiparazione degli studenti a quelli delle università; - il rifiuto della precarizzazione elevata a sistema con il ripristino dei ruoli a tempo indeterminato e la rideterminazione degli organici.”
Prima di dare la parola al Prof. Furlanis, Broccati legge una lettera inviata dal Maestro Compositore Sylvano Bussotti che, nel ringraziare dell'invito, rivolge un personale e ben augurante appello a che il convegno che vede la presenza del Ministro Mussi e del segreterio della Cgil Epifani, possa contribuire a portare al centro delle scelte politiche urgenti il convincimento che la riforma per i Conservatori e le Accademie arrivi a compimento velocemente. Il testo integrale della lettera sarà pubblicata con gli atti del Convegno.
Riportiamo la sintesi degli interventi seguiti alla relazione introduttiva
Giuseppe Furlanis, presidente del CNAM, ha rivolto un saluto al Convegno, ponendo l’attenzione sugli obiettivi europei di creare un’area di libero scambio della conoscenza. Gli altri paesi europei sono concordi nel ritenere centrale il ruolo che può avere l’Italia in questo processo, data la sua posizione geopolitica di anello di congiunzione fra Europa e Sud del Mediterraneo. L’Italia non deve importare, per l’AFAM, un modello di sviluppo universitario, ma al contrario deve rendersi creatrice di un modello da esportare in Europa. Il presidente del CNAM ha infine difeso la connessione tra fare e sapere, sostenendo il valore umanistico del laboratorio, concludendo che l’arte si presenta come speranza di sviluppo anche economico.
Luigi Viola, docente di Pittura presso l’Accademia di belle arti di Venezia, ha insistito sulla improbabilità e impossibilità di una riforma da realizzarsi a costo zero. Ha proposto di istituire per l’AFAM la docenza universitaria, alla quale consentire l’accesso, in prima applicazione, al personale oggi in servizio tramite concorsi riservati. In questo modo, fra l’altro, sarebbe possibile costituire le commissioni dei futuri concorsi. Respinge l’idea del precedente Ministro Moratti di una confermare docenza solo a contratto, sostenendo che occorre riprendere e completare la fase attuativa della legge 508, attraverso l’emanazione dei regolamenti. Ricorda peraltro come di questi argomenti si discuta periodicamente, senza che si trovi mai una soluzione. Ribadisce un giudizio sferzantemente negativo sugli Stati generali dell’AFAM, recentemente svoltisi a Verona. Sulla connessione tra fare e sapere, Luigi Viola ha sostenuto che il sapere tecnico scientifico affonda le sue radici nella tradizione, che essa stessa è nulla senza sapere tecnico-scientifico. Da questo punto di vista, l’innovazione non si realizza comprando qualche computer in più o istituendo qualche corso dal nome un po’ roboante. Luigi Viola ha concluso il suo intervento osservando che la 508 non ha indicato un destino certo per il personale e i docenti delle varie istituzioni, elencando i seguenti punti riassuntivi come priorità:
1)necessità di massicci investimenti per l’AFAM;
2)accelerazione del processo di riforma e individuazione di una tempistica certa;
3)piena omologazione dell’AFAM ad sistema europeo;
4)ridefinizione della composizione e dei poteri degli organi collegiali;
5)superamento del ruolo ad esaurimento;
6)superamento delle ambiguità linguistiche circa la definizione dei titoli accademici, da denominare senz’altro come lauree.
Salvatore Accardo, intervenuto in collegamento telefonico, ha risposto ad alcune domande di Paola Poggi.
D. Maestro Accardo, lei è sempre stato molto critico sulla situazione dei conservatori italiani, ma recentemente ha assunto una posizione più benevola. Ci può dire quali sono i problemi legati agli insegnanti e alla formazione dei musicisti?
R. Ci sono troppi conservatori, in contrasto con la difficoltà per i giovani di poter guadagnare con la musica. Molte orchestre sono state chiuse. Le principali città europee (Londra, Berlino, Parigi) hanno dalle sei alle dieci orchestre, in raffronto a Roma e Milano con due orchestre ciascuna. La domanda è: perché insegnare? Bisogna puntare solo sulla qualità, perché è inutile sfornare tanti diplomati ogni anno, destinati alla disoccupazione. Da notare che gli insegnanti migliori si trovano spesso nei piccoli conservatori, mentre nei più grandi la qualità è più spesso scarsa.
D. Perché addebitare ai docenti la deriva dell’istruzione musicale? Non pensa che si potrebbe invece realizzare una sinergia politica che eviti che i concerti siano frequentati solo da persone con i capelli bianchi?
R. Quello del pubblico è un altro problema. Per risolverlo occorre partire dall’educazione dei giovani. La musica può avere per i ragazzi una funzione terapeutica e pedagogica. Si guardi al Sistema delle Orchestre Giovanili e Infantili realizzato in Venezuela da Abreu.
D. Speriamo che la nostra situazione non arrivi mai al Venezuela! Non crede che la politica dovrebbe comunque occuparsi anche della funzione sociale della musica?
R. Certo. E’ necessario e urgente un cambiamento .
Paola Poggi ha infine ringraziato il M° Accardo, invitandolo ad essere non solo testimone ma anche protagonista di questo cambiamento.
Giovanna De Gregorio, docente di pianoforte presso il Conservatorio di musica di Palermo, ha sottolineato il fatto che la 508, dopo sette anni, sia ancora largamente inapplicata, salvo che per poche e controverse materie. Ricorda come il Consiglio di Stato, più volte, abbia espresso il parere che occorra un unico regolamento attuativo, che disciplini in maniera esaustiva tutti gli aspetti del transito dal vecchio al nuovo sistema. Il quadro normativo attuale è monco: va ridefinita con chiarezza la governance delle istituzioni, evitando gli attuali accavallamenti di competenze. La regolamentazione attuale è, sotto tale aspetto, incongruente. Gli istituti dell’AFAM possono funzionare come università solo se le loro strutture saranno rese immediatamente raccordabili, altrimenti la collaborazione fra di loro risulta impossibile. Si pensi al problema del reciproco riconoscimento dei crediti, attuabile solo con una ridefinizione dei settori e delle discipline. I sistemi dell’AFAM e dell’università vanno armonizzati, laddove è fattibile, anche sotto il profilo terminologico. Occorre dunque rivedere la possibile attuazione del DPR 212 per ottenere una base scientifica e organizzativa credibile; se si vogliono mantenere le vecchie denominazioni (si pensi a quella di “Scuola”) bisogna allora stabilirne l’esatto significato, per evitare equivoci come quelli alla base della sentenza del TAR sulle declaratorie. E’ indispensabile avere definizioni significanti unanimemente riconoscibili e scientificamente testate. Al contempo occorre una definizione dei crediti e dei percorsi coerenti con la qualità e l’unitarietà delle discipline artistiche. Giovanna De Gregorio ha quindi concluso il suo intervento sostenendo come musica, arte e scienza debbano marciare insieme.
Raffaella Pulejo, docente di Storia dell’arte presso l’Accademia di Brera, ha dichiarato di condividere l’intervento del Ministro Mussi, augurandogli di restare al suo posto fino al termine della legislatura. Occorre interrogarsi sul perché l’applicazione della 508 abbia trovato così tanti ostacoli. Il Ministero, finora, sembra aver giocato al ribasso. Nei regolamenti emanati, il tema della docenza è stato accuratamente evitato. In particolare, risultano particolarmente penalizzati i professori di seconda fascia, sui quali, specie nelle accademie, si è scaricato il maggior carico di lavoro necessario per la realizzazione della riforma. Su questo, richiede al Sindacato un impegno maggiore a difesa dei diritti dei professori di seconda fascia. Quanto al numero eccessivo dei conservatori di musica, dichiara che questo è avvenuto perché essi hanno sopperito alla mancanza di istituti di formazione musicale di base; ma ora che esistono, essi devono far parte a pieno titolo del nuovo sistema. Raffaella Pulejo ha poi concluso osservando come l’arte non sia il riflesso ma l’intuizione del mondo.
Mario Piatti, docente di Pedagogia musicale presso il Conservatorio di musica di La Spezia, ha evidenziato come la situazione italiana, sotto l’aspetto della formazione degli insegnanti, non sia così diversa da quella di altri paesi europei e non. Varie situazioni italiane sono buone, tanto che il bicchiere può essere visto come mezzo pieno. Le arti sono l’emblema di un futuro vivibile, e possono aprire orizzonti finalizzati al benessere collettivo. Esse sono una componente essenziale della formazione dei cittadini e quindi vanno riguardate come diritto di tutti. Quello che spesso manca è una puntuale informazione sulle iniziative messe in campo: la stampa non se ne occupa, come del resto la televisione, tanto pubblica quanto privata. Le istituzioni pubbliche non si curano di questi problemi: il governo semmai interviene per aumentare le spese militari, piuttosto che quelle per la cultura. Eppure, i vuoti della formazione di base in campo musicale colpiscono la diffusione di una sensibilità artistica sia nell’ambito della produzione che nell’ambito della fruizione. Mario Piatti ha concluso sostenendo che il conservatorio non può essere una monade collocata in un empireo avulso dal resto della società. Sostiene, inoltre, che le arti costituiscono componente essenziale e fondamentale della formazione dei cittadini e quindi come diritto di tutti, un diritto che va assicurato attraverso una continua attività educativa e formativa che parta dai nidi d'infanzia e arrivi al termine della vita.
Marcello Madau, docente di Beni culturali e ambientali presso l’Accademia di belle arti di Sassari, ha sviluppato nel suo intervento due questioni:
1)il sistema dell’eccellenza. Occorre porsi la domanda di quando e come si misura l’eccellenza; essa non si basa sulla chiara fama o su un’eredità storica, ma su quello che si può installare come reticolato sulla propria realtà territoriale. Il patrimonio artistico, infatti, è reticolare: l’eccellenza, dunque, può essere misurata solo nel rapporto col territorio, attraverso una correlazione fra cultura, archeologia, arte, musica. In questo senso, è chiaro che il nostro territorio è quello del Mediterraneo;
2)il problema della riproduzione del profitto. Oggi il lavoro cognitivo è al centro dei sistemi economici. L’arte e la musica hanno un valore che non coincide con quello dell’economia di scambio. La creazione del valore economico non può prescindere dalla cultura.
Marcello Madau ha infine proposto di sostenere la proposta di legge De Simone di adeguare tutto il sistema AFAM all’università.
Prima di passare la parola al Segretario Generale della CGIL Guglielmp Epifani, Broccati porta il saluto dell’artista Giuseppe Maraniello che per motivi personali non ha potuto essere presente oggied ha inviato una comunicazione che sarà inserita negli atti del convegno.
La sintesi dell'intervento del Ministro dell’Università e della Ricerca, on. Fabio Mussi
La retorica uccide l’arte quindi l’intervento del Ministro non vuole essere un intervento retorico e parte dalla condivisione della relazione introduttiva di Paola Poggi.
L’arte deve avere centralità e amore. E’ sicuramente strategica sia dal punto di vista culturale che economico.
Sono passati 7 anni dalla 508 che ha introdotto ordinamenti autonomi e oggi si rischia di dover dire che è stata una occasione mancata.
Ci sono stati numerosi abusi e un uso spesso irresponsabile dell’autonomia e una brutta deriva corporativa.
Sarebbe bello poter dire semplicemente: “tutto il potere viene trasferito alle comunità autonome che devono governarsi”, ma oggi questo è un obiettivo.
Il Ministro ha dovuto operare numerosi commissariamenti e si è trovato di fronte il problema delle terne: molte erano buone ma almeno 25 sono state rifiutate e se non verranno radicalmente cambiate ci saranno altri commissariamenti. Segue un vivace dialogo con la sala.
Ci sono poi, continua il Ministro, anche numerose colpe dei legislatori che non sono intervenuti, ma anche del sistema troppo complesso di leggi, decreti applicativi e interpretazioni che rendono ingestibile il sistema e che spesso non sono stati neppure completati.
Nell’AFAM tutto è rimasto a metà. Ora si intende portare a compimento la 508: Accademie e Conservatori sono università e quindi devono rientrare pienamente nel Processo di Bologna. E ciò vale a partire dai settori scientifici-disciplinari. Per le università è stato chiesto al CUN di ridurli a 50-70 come negli altri paesi per poter fare su questi i nuovi concorsi per il reclutamento dei ricercatori.
In settimana sarà terminata la stesura del decreto di reclutamento e meccanismi analoghi varranno anche per i concorsi per associati e ordinari.
Poi si farà la revisione dello stato giuridico e quello dell’AFAM deve essere uguale: il reclutamento deve essere mantenuto separato dagli avanzamenti.
Il Ministro comunica poi di avere deciso che l’agenzia di valutazione dell’università e della ricerca sarà esteso per valutare anche l’AFAM e che alle eccellenze saranno date più risorse.
Tra gli atti già compiuti c’è il blocco della proliferazione delle sedi universitarie, delle università telematiche e dell’accreditamento legato al ruolo e non alla effettiva esperienza e troppo esteso. E’ in atto il blocco della proliferazione dei crediti.
Intorno alla valutazione deve ruotare la governance autonoma anche nell’AFAM.
Infine sulle risorse il Ministro ricorda che non in tutti i settori di sua competenza si è riusciti a fare quello che è stato fatto per l’AFAM che con i soldi della legge finanziaria riesce almeno a sopravvivere.
Ora che i conti vanno meglio, occorre investire in formazione e ricerca, in tutto il continuum della conoscenza che non deve essere spezzato. La Musica e l’Arte ne fanno integralmente parte.
L’Italia nell’Europa: Lisbona è un obiettivo molto lontano, ma l’Italia sa ricavare qualità dai pochi soldi che investe.
Facciamo parte dell’Europa, ma anche del mediterraneo e dobbiamo colloquiare con il Medio Oriente e ancora più in là, con quei territori in cui l’arte italiana è tanto apprezzata.
Occorre operare in questa direzione e il Governo deve assegnare prioritariamente risorse alla conoscenza.
Le conclusioni di Guglielmo Epifani, Segretario generale della CGIL
"Questa mattina abbiamo cercato di affrontare il tema dell’AFAM dopo una sola settimana da quando abbiamo affrontato quello dell’università. In questo caso abbiamo chiesto al Ministro, dopo l’ascolto, di passare dalle promesse ai fatti.
Intendiamo prendere sul serio le affermazioni del Ministro.
La CGIL ha sempre considerato questi settori come il cuore del paese ed ha sempre richiesto il loro potenziamento.
Per noi il settore dell’AFAM, pur piccolo, è fondamentale. La centralità dell’arte è indispensabile per l’identità di un paese in un mondo globalizzato, ma anche per il territorio in cui si pone come valore di crescita sociale ed economica.
Ora abbiamo bisogno di passi concreti per attuare tale centralità a cui crediamo e che tanti affermano.
Occorre superare corporativismi e particolarismi per aiutare il Governo ad attuare il potenziamento di questo settore. E’ difficile perché si tratta di un sistema complesso, perché occorre mettere in rete nodi autonomi che sono essi stessi complessi sia per il loro ruolo sia per la loro composizione.
L’autonomia non può essere messa in discussione, ma deve esistere una sua regolazione, senza eccessive norme né burocrazia.
Anche in questo settore si riesce ad operare bene, ma ciò avviene a scapito di frustrazioni, scarso riconoscimento dei meriti, organi di governo spesso indecenti e scarse risorse.
I punti principali concreti:
• La 508 va attuata, completata e integrata con l’autonomia universitaria.
• Occorre definire una governance accettabile
• Riconoscere le specificità ma integrarle
• Dare certezze a chi lavora
Tutto questo si può e si deve fare. Dobbiamo scommettere che il Governo faccia per intero quello che ha promesso ed è importante quello che il Ministro ha detto su valutazione, autonomia e organi di governo.
L’altro pezzo che va costruito riguarda il rapporto con il processo di formazione di base che riguarda il Ministro Fioroni che deve essere sollecitato al riguardo. Non si deve infatti correre il rischio di una liceizzazione delle accademie e dei conservatori.
Se si opera anche su questo piano si compone il puzzle.
Terminando sulle risorse: sono necessarie anche se non basta averle occorre anche spenderle bene.
La CGIL continua a ritenere la spesa in conoscenza come un investimento e non un costo.
Fino ad oggi la conoscenza non è stata il cuore della politica del Governo. Non ci sono solo le infrastrutture materiali da realizzare, occorre valorizzare le infrastrutture immateriali del sapere.
Lisbona si poneva l’obiettivo di fare dell’Europa il paese più competitivo attraverso la conoscenza e lo sviluppo.
A noi basterebbe che gli investimenti in questi settori crescessero e che l’Europa non sia più quella dell’Euro e della banca centrale ma anche quella di una rete della conoscenza che per sua natura non ha confini".
Roma, 4 aprile 2007
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