Una nuova valutazione per il dirigente scolastico
La dirigenza, qualsiasi dirigenza, porta con sé una connessa valutazione in ordine ai risultati. Senza valutazione niente dirigenza. Non può fare eccezione la dirigenza scolastica
La dirigenza, qualsiasi dirigenza, porta con sé una connessa valutazione in ordine ai risultati. Senza valutazione niente dirigenza. Non può fare eccezione la dirigenza scolastica.
Essa, nel rispetto del processo riformatore, sarà pienamente acquisita dal 1 settembre del 2000. Il Contratto scuola ha guardato proprio ai tempi della dirigenza per porre la questione valutativa al tavolo contrattuale: presentarsi all’appuntamento di settembre con le note di qualifica superate, reperire risorse da connettere in termini di indennità di risultato, gettare le basi di un sistema valutativo non burocratico ed amministrativo.
Aver lavorato in questa direzione ha avuto il significato di utilizzare questo tempo di transizione per sperimentare sul campo per un anno un nuovo modo di valutare il dirigente salvaguardando le specificità scolastiche della direzione esercitata.
Non si poteva perdere tempo su questo terreno: l’alternativa sarebbe stata quella di acquisire la dirigenza e di essere ancora alla ricerca di una modalità di valutazione, con la certa e necessaria sopravvivenza delle note di qualifica anche in fase dirigenziale e con la perdita secca delle risorse alla valutazione connesse.
Ciò avrebbe avuto ancora il significato - non accettabile - che il dirigente dell’autonomia sarebbe stato valutato da un organo monocratico e non collegiale, qual è i Sovrintendente o il Dirigente generale regionale. E invece, quest’anno di transizione sperimentale consentirà alla sessione negoziale che si avvierà a marzo 2000 di fare tesoro dell’elaborazione e dell’esperienza, oltre che del dibattito in corso sulla valutazione fra i Dirigenti Scolastici, per perfezionare il processo valutativo.
E’ certamente necessario, ad esempio, rivedere, in quella sede, il meccanismo di attribuzione della indennità di risultato che risente fortemente di un incongruo e anacronistico parallelismo con il contratto dei docenti (6 milioni, 20%); per avvicinarsi, invece, alle modalità di attribuzione delle indennità di risultato proprie di tutte le altre dirigenze. Potrà e dovrà essere rivista la facoltatività del Comitato di recarsi o non recarsi in situazione per "vedere" l’opera effettuale del Dirigente Scolastico, nel senso che la visita dovrà essere, al contrario, considerata ineludibile per qualsiasi realistica valutazione.
Detto questo, crediamo che, però, alla base del sistema di valutazione elaborato siano principi, criteri e modalità che hanno una sostanziale validità.
Riteniamo innanzitutto valido che, nel rispetto della legge, la valutazione sia di fatto svolta da un nucleo collegiale perfetto e non da un organico monocratico: ciò non era affatto scontato, dal momento che alcune forze hanno spinto affinché la valutazione fosse attribuita tout-court al Dirigente regionale in analogia con le dirigenze amministrative. Forse non ci libereremo ancora per molto tempo dei colpi di coda di chi pensa che il codice genetico di qualsiasi dirigente sia l’amministrativismo per cui le rivendicazioni delle peculiarità ontologiche, culturali e professionali, della dirigenza scolastica siano solo delle espressioni desideranti di anime belle attardate a salvare il passato.
Anche la composizione, tutta dirigenziale, del Nucleo di valutazione ci sembra una scelta di garanzia e di serietà; così come ci sembra una scelta di garanzia e serietà aver definito che il Nucleo potrà operare sui documenti ma anche con colloqui diretti con il Dirigente Scolastico, ma non mai acquisendo informazioni a scuola dagli altri operatori.
Riteniamo corretto, partendo dalle acquisizioni più recenti e universalmente accettate sulla natura probabilistica dei risultati nelle scuole, aver puntato alla enucleazione delle aree di attività proprie del dirigente scolastico (contenute nel profilo del D.L.vo 59/98 e riprese dal testo contrattuale) pensate come "processi" e non come esiti oggettivamente misurabili. Da qui nasce, peraltro, il criterio contrattuale ripreso nella Circolare ministeriale di ancorare la valutazione a due parametri importanti del "fare scuola": gli obiettivi del piano dell’offerta formativa e il contesto socio-economico in cui è inserita la scuola. Tutto ciò costringe il valutatore a legare il processo di valutazione ancor di più ai processi e ai contesti reali di operatività.
E’ significativo, inoltre, aver introdotto il colloquio di restituzione che consente di dare al processo di valutazione una dimensione dialogante e di apprezzamento del lavoro svolto e consente di mettere a fuoco le aree in cui ciascun dirigente eccelle o che deve ripensare.
Anche la scelta delle schede di autoanalisi, libere nella compilazione, ma volutamente limitate nello spazio, potranno aiutare a ridurre la dimensione "letteraria" (sarà valutato bene chi sarà buono scrittore o illustratore di se stesso) che sembra avere in prima applicazione il processo valutativo, dal momento che esso si svolgerà in quattro mesi e non consentirà la visita in situazione che noi, al contrario, riteniamo, a regime, fondamentale -ripetiamo- per una seria valutazione dell’operato del Dirigente Scolastico.
Si mette in moto una novità corposa, fra luci ed ombre (un’ombra ad esempio, è quella, dati i tempi strettissimi concessi dal Contratto Integrativo, di essere chiamati a fare autoanalisi senza aver avuto a disposizione fin dal 1 settembre la nomenclatura dei processi da mettere sotto osservazione). Una novità da rivedere in alcuni aspetti, come abbiamo sopra evidenziato, ma che assume la dimensione di una sfida da parte di operatori scolastici che hanno nel proprio codice professionale l’etica del servizio e della responsabilità. Intesa come serena e chiara consapevolezza che rispondere del proprio lavoro , alla fin fine, è prassi ordinaria e quotidiana del Direttore/Preside che ora verrà chiamato, a giusto titolo, anche per il fatto di essere valutato ogni anno e non a domanda, Dirigente.
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