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Tutti a scuola fino a 16 anni

I promotori dell’appello al presidente del Governo Romano Prodi per l’innalzamento dell’obbligo scolastico presentano le motivazioni in un incontro pubblico

05/12/2006
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Tutti a scuola fino a 16 anni per contrastare le nuove emarginazioni e salvaguardare l'uguaglianza tra i cittadini .

E' questa la richiesta contenuta nell' appello sottoscritto da numerosi esponenti del mondo della cultura, della politica, e della società civile epresentato nei giorni scorsi a Roma, alla presenza di molti dei firmatari.

Durante l'incontro è stato ribaditala richiesta di innalzamento dell'obbligo di istruzione a sedici anni con piena totalità della scuola, nella prospettiva di ulteriore ampliamento a diciotto anni.

Ci si deve impegnare per un progetto che veda la scuola protagonista della vita culturale e sociale delle future generazioni, a fronte della Finanziaria 2007 che nel prevedere l'innalzamento dell'obbligo di istruzione a 16 anni, di fatto ne rende possibile l'assolvimento anche in strutture formative accreditate presso il Ministero, mantenendo in qualche modo in vita il doppio canale voluto dalla Moratti e già fortemente contestato.

Questascelta, che conferma le divisioni sociali e culturali all'interno del Paese, risulta tanto più assurda se si considera che già oggi il 92% fra i 14 e 16 anni frequentano la scuola, mentre l'esperienza dei percorsi sperimentali triennali, con il 20% di abbandoni, non garantisce la lotta alla dispersione.

Durante la discussione è emersa la preoccupazione per una società che vede crescere l'emarginazione tra coloro che hanno sempre meno strumenti per interpretare leggere e comprendere la realtà sempre più complessain cui viviamo.

Stabilire la nuova soglia per l'istruzione obbligatoria nella legge Finanziaria può essere un modo per contrastare la nuova emarginazione, il segnale per una ripresa della capacità di elaborare una politica proiettata verso il futuro.

Gli interventi

V.Cogliati Dezza, responsabile scuola e formazione di Legambiente, ha introdotto il dibattito ponendo l'attenzione sul fatto che questa Finanziaria, senza anima, abbia un impianto tecnocratico, risponda a criteri tecnologistici con un'idea di scuola molto ambigua. La riduzione della dispersione del 10% non si può fare con i tagli, c'è la logica di trattare la scuola come un'azienda, un vecchio concetto morattiano che non ci aspettavamo riproposto dall'attuale governo.. C'è una logicaaziendale, di produttività che prevale e che nonmette in evidenza cosa c'è di buono nella scuola italiana. C'è la necessità di riaprire la discussione su quale scuola si vuole. In questi ultimi due mesi la scuola è stata presente sulla stampa solo per problemi di bullismo o per la presenza di personale nullafacente. Con l'innalzamento dell'obbligo bisogna raccogliere due sfide:la titolarità della scuola e nuovo biennio, bisogna ripensare al curricolo verticale.

Sono stati poi presentati tre contributi a nome dei promotori dell'Appello.

Nel suo intervento il prof. B.Vertecchi, dell'Università Roma tre , ha evidenziato come la scuola, che nel corso della storia unitaria ha contribuito in modo determinante a creare le condizioni per l'unità culturale del paese, si trova oggi in difficoltà a contrastare i fenomeni emergenti. Per un secolo il nostro Paese ha subito l'incremento scolastico, ma solo negli ultimi cinquanta anni se ne è riconosciuta l' importanza per lo sviluppo del paese, che viene interrotto dal governo di centro destra che limita la scuola e l'obbligo scolastico. Si fa fatica a capire l'importanza dell'obbligo a 16 anni perché l'obiettivo per molti è già superato; presentare il problema ha senso solo se si puntualizza che l'obbligo va assoltonella scuola. Si deve cambiare l'idea di utilità sociale della scuola; si deve superare l'idea che l'istruzione scolastica serve per essere usata per il lavoro. Il patrimonio più pregiato acquisito nella scuola è quello dei simboli, noi offriamo un linguaggio progressivamente modificato dalle situazioni sociali. Bisogna sviluppare una grande utopia della scuola, per contraddire il reale, rovesciare le domande ed elaborare in autonomia le scelte che faremo successivamente. E' una sfida che la scuola deve cogliere, ripensandosi, mettendosi in discussione, senza pensare alla logica del giorno per giorno. La scuola esiste perché esiste la scuola pubblica. Si deve progettare, tracciare il percorso educativo che immagini il percorso dei bambini che oggi sono a scuola, pensare a un sistema scolastico obbligatorio nella scuola.Si deve dare uno spazio crescente, senza limiti dettati dal presente, senza guardare troppo alle trasformazioni economiche. Occorre fornire ai nostri ragazzi la possibilità di interpretare i cambiamenti nei quali saranno immersi, senza cedere la loro autonomia di giudizio.

Per D.Chiesa, consigliere del vice Ministro Bastico , l'innalzamento dell'obbligo scolastico è un processo culturale, che negli anni deve essere inteso come un percorso naturale. Oggi la scuola non riesce a tenere a scuola i ragazzi, bisogna modificare il biennio superiore all'interno di una modifica della scuola nella sua interezza. Deve essere un progetto unico per un percorso formativo che vada dai 3 ai 16 anni. Per fare ciò bisogna intervenire su: qualità del curricolo, condizioni di senso, qualità del team educativo,quadro di individualizzazione, atteggiamento della società,l'insegnante. L'innalzamento dell'obbligo è un fatto di civiltà, di uguaglianza, di opportunità, ma ha anche un motivo funzionale:l'obbligo uniformato permette di distendere i tempi di apprendimento.

M.Brigida, componente la segreteria della FLC Cgil , con il suo contributo ha evidenziato i rapporti tra sistema di istruzione e formazione professionale.Tramite l'innalzamento dell'obbligo di istruzione si ritiene che si possa pensare ad una scuola superiore inclusiva, che assume su di sé la responsabilità di portare tutti a livelli d'istruzione di basedegni di un paesedalla democrazia reale garantita a tutti, a partire dai più deboli. Il problema del disagio scolastico, della dispersione e dell'abbandono è un problema del sistema d'istruzione che deve attrezzarsi ad affrontarlo e risolverlo, non è un problema da scaricare ad altri. La formazione professionale ha altre funzioni, le cui azioni hanno una finalizzazione diversa ma altrettanto necessaria, la formazione al lavoro e nel lavoro, tanto meglio garantita se allabase c'è una formazione iniziale di buon livello. Con questa Finanziaria la proposta di innalzamento d'obbligo non si rivolge a quei ragazzi che fanno fatica a stare a scuola ma non pensa nemmeno alla formazione professionale che continua ad essere relegata ad un ruolo residuale, la si costringe ad occuparsi dei più deboli. Le esperienze dei percorsi sperimentali triennali, nati per rispondere ad un'emergenza, non danno esiti da poter pensare quella come soluzione per sconfiggere la dispersione scolastica. La soluzione per sconfiggere la dispersione è più complessa, non va ricercata nella divisione dei deboli dai forti. La scuola deve cambiare per permettere a tutti di conoscere e sapere quel tanto che è necessario a capire ciò che accade. La formazione professionale deve essere riconosciuta come un sistema utile, necessario per acquisire professionalità spendibili sul lavoro. Va costruito un sistema nazionale di formazione professionale finalizzato alla formazione per l'ingresso al lavoro e nel lavoro . Bisogna intervenire contemporaneamente sul sistema scolastico e sulla formazione professionale, perché entrambi facciano bene il loro mestiere, evitando confusioni e rendendo responsabili ciascuno del proprio ruolo.

Sono poi seguiti alcuni interventi, di cui riportiamo una sintesi.

Per la senatrice G. Capelli, del Partito della Rifondazione Comunista, la politica di destrutturazionee di definanziamento della Scuola pubblica non nasce con la Moratti. Si può far risalire agli anni 80, alla sconfitta storica della classe operaia che subisce i colpi del neo.liberismo e gli effetti della globalizzazione. Nell'organizzazione del lavoro post,-fordista la scuola pubblica e lo stato sociale sono inciampi, ingombri che vanno eliminati..Il lavoro non ha bisogno di saperi alti, ma di abilità e competenze medio/basse,adattabili alla flessibilità e alla precarietà. La Moratti ha applicato con più coerenza e rapidità questi principi.

La finanziaria per quel che riguarda la scuola e l'università non ci fa uscire da questa nottata,ci conduce con fatica all'alba .Come senatrice farò di tutto per migliorarla ,ma il fatto che sia innalzato l'obbligo scolastico è un fatto storico. L'ambiguità del testo che lascia spazio alla formazione professionale ,se non emendato, ci costringe a impegnarci da subito nella revisionedei curricula. Attenzione particolare va assicurata alla scuola dell'infanzia e soprattuttobisogna ripensare la scuola media, il luogo dove si compie il distacco fra passioni degli adolescenti e mondo della scuola e ambiti del sapere .Non sarà possibile fare ciò senza il riferimento continuo al lavoro e alla parola delle docenti e dei docenti, che vanno ascoltati dal Parlamento

Ricostituire il senso dell'andarescuola e quindi dell'insegnare è atto costitutivo della democrazia,della cittadinanza,della pace.

R. Iovino, dell'UDS, ritiene che bisogna dare piena titolarità alla scuola se si vuole veramente parlare di un progetto educativo finalizzato a combattere la dispersione scolastica. Ma questa deve essere supportata da una nuova politica sociale, un nuovo welfare; bisogna pensare ad una legge sul diritto allo studio nazionale.

Il prof . G.Luzzato, dell'Università di Genova , afferma che bisogna arricchire il dibattito con la discussione di un percorso unitario che sfocia per un gran numero di giovani nell'università. Il contesto va allargato anche ai problemi del triennio strettamente connesso all'istruzione superiore.

Il prof. M.Cini, dell'Università La Sapienza di Roma, afferma che oggi è diffusa una cultura povera di simboli che riduce le capacità d'interpretazione, riduce gli elementid'identità, lascia esposti a condizionamenti autoritari. Lo stesso sviluppo scientifico tecnologico non è più di stimolo al prodursidi un pensiero critico, ma sommerso da evocazioni irrazionali. La scuola dovrebbe reagire stimolando nei giovani la capacità di valutare, attraverso un filtro critico orientato, l'informazione che ricevono attraverso mille canali esterni alla scuola. Messaggi che propongono modelli di vita che antepongono il successo e il denaro a qualunque altro scopo dell'esistenza, porta i giovani a interiorizzare l'ideologia del mercato come unico modo per farsi strada nella vita. Bisogna dare ai nostri giovani strumenti affinché riescano ad effettuare scelte informate e consapevoli nei loro comportamenti, stili di vita, scale di priorità.

Il prof. M.Conforti, del Comitato per una buona scuola , afferma che l'attacco operato alla scuola pubblica ha determinato una risposta in funzione della consapevolezza raggiunta della perditadi un bene pubblico fondamentale, primario,così come l'acqua.La scuola deve essere pubblica, laica, inclusiva, provvista delle necessarie risorse per il suo funzionamento, in una prospettiva idonea a dare solide certezze a tutti i cittadini del presente e del futuro, in un'ottica solidale e democratica.

Il prof . L.Corradini, presidente dell'UCIIM ,ricorda che da 40 anni si lavora per portare a regime la riforma della scuola.Nel settore dell'istruzione superiore abbiamo anche la presenza di giovani non disponibili alla scolarizzazione. Ci può essere un saper fare che porta al sapere, in alcuni casi anche la formazione professionale può essere un valido percorso formativo. Nel contesto dell'istruzione superiore bisogna non trascurare l'orientamento dei ragazzi, la possibilità delle famiglie, strutture formative a disposizione.

La psicologa C. Pontecorvo pone l'accento sulla necessità di sostenere la scuola perché è importante il contesto in cui si svolgono le attività. C'è desiderio di compartecipazione, di rinnovare. Per cominciare a parlare di un nuovo biennio del superiore nonbisogna trascurare le esperienze positive, non si deve trascurare di pensare quale mondo affronteranno i giovani nel futuro. Questo nuovo biennio deve essere il più possibile fatto nel rispetto delle esigenze dei giovani partendo da un'analisi della buona scuola che c'è. Oggi ci si esprime sullascuola solo per i suoi effetti negativi, vedi il fenomeno del bullismo, ma non si parla con lo stesso interesse di massa dell'innalzamento dell'obbligo scolastico.

P.G. Bergonzi, responsabile scuola PdCI , richiama il programma dell'Unione dove viene chiaramente sancito l'innalzamento dell'istruzione per tutti e più qualificato. Con la Finanziaria queste scelte sono messe in discussione. I tagli, previsti con l'innalzamento del numero di alunni per classe, sono fortissimi e mettono in discussione la qualità della scuola. Si è consapevoli della difficile eredità ricevuta dal precedente governo, ma almeno una parte delle maggiori entrate fiscali poteva essere investita nell'istruzione. Se da una parte è positivo indicare contemporaneamente l'innalzamento dell'obbligo a 16 anni con l'innalzamento dell'età per entrare nel mondo del lavoro, contemporaneamente c'è ambiguità nel dichiarare che l'obbligo scolastico si può assolvere anche nella formazione professionale. Pensare di assolvere l'obbligo fuori dalla scuola vuol dire, non solo ribadire una canalizzazione precoce, ma cambiare la mission della scuola. Con un altro sbocco formativo a 14 anni, non solo non diamo risposte a quel 20% di dispersione scolastica, ma dichiariamo esplicitamente che la scuola non è inclusiva. Una scuola fino a sedici anni per tutti rappresenta un progetto di società inclusiva, che va riaffermata comevolontà politica che l'attuale Governodeve fare propria.

Il prof. P.Castello, sostiene che c'è una forte ambiguità sull'analisi della situazione scolastica attuale; dai dati, noti a tutti, emerge che gli ostacoli per un successo formativo sono molteplici. Non bisogna trascurare tutte le problematiche che scaturiscono dal pendolarismo e da tutte quelle carenze strutturali che non contribuiscono sicuramente al diritto allo studio.

Il prof. D. Canciani, presidente MCE, afferma che non si può parlare di innalzamento dell'obbligo scolastico senza pensare di modificare anche il ruolo del docente. Nel ripensare a un nuovo biennio non si può trascurare una nuova formazione docente, formazione rivolta a che deve affrontare ragazzi in età difficile. Si deve pensare ad un biennio orientante e formativo.

Le conclusioni a M.Boscaini, del CIDI, che sostiene che il duro attacco subito dalla scuola negli ultimi tempi da parte di alcuni mass-media è il segnale dell'idea che si vuol dare della scuola pubblica oggi in Italia. Attacco alla scuola pubblica partito dal Ministro dell'economia con le continue dichiarazioni sul surplus di lavoratori presente in questo settore pubblico; continuato con calunnie nei confronti di una categoria di lavoratori che svolge il suo dovere con professionalità e anche con punte di eccellenza. Duro attacco sviluppatosi con il pubblicizzare, in modo strumentale, forme di bullismo da tempo presenti nelle nostre scuole e solo oggi salite agli onori della cronaca. Un attacco incivile che non ha trovato nessun intervento della politica a difesa della buona scuola pubblica. Non ci si può quindi meravigliare del mancato investimento di questo Governo nella scuola; ma è amaro constatare che se non si interviene immediatamente si va incontro ad una deriva culturale e civile di cui i firmatari di questo appello e il mondo sano dei lavoratori della scuola non vogliono essere complici.

Roma, 5 dicembre 2006

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