Storie di corsi di specializzazione... in Campania ad esempio
Cinque anni fa, malgrado la benedizione ministeriale, Gennaro Fenizia, provveditore agli studi di Napoli, negò il suo beneplacito ad un ingranaggio ben oliato di soldi, clientele e voti
Cinque anni fa, malgrado la benedizione ministeriale, Gennaro Fenizia, provveditore agli studi di Napoli, negò il suo beneplacito ad un ingranaggio ben oliato di soldi, clientele e voti. Non è usuale che un pubblico funzionario contraddica il suo superiore, ma quel gesto per quanto irrituale aveva un suo profilo etico. La decisione di bloccare i corsi di specializzazione per insegnare agli alunni in condizione di handicap, moralizzava un settore oggetto di una speculazione tanto più indegna in quanto subita da ragazzi particolarmente esposti. Nei resoconti dell’epoca (La Repubblica, 22 settembre 1996) leggiamo di svariati miliardi lucrati da agenzie private che, attraverso quel titolo, in pratica garantivano l’assunzione.
"Sembra una squallida contrattazione, un gioco perverso. Io non ci sto" Questa dichiarazione suggellò la vicenda, ma non bloccò il meccanismo sottostante. Poi Fenizia fu rimosso, alcuni sospettano anche per questo, e l’ingranaggio, tre anni più tardi, riprende a muoversi.
Anno 1999, di nuovo c’è che i soggetti promotori (finti) sono le università e che i costi (veri) lievitano verso cifre a sette zeri per candidato. A Benevento si propone l’università di Catanzaro con la sua cattedra di medicina legale (sic); ad Avellino le domande si raccolgono in un negozio di barbiere nel paesino di Fontanarosa; a Caserta si scopre un ente gemellato, guarda un po’, con l’ateneo di Tor Vergata. A Napoli si candida la Federico II che, per fortuna, fiutato l’imbroglio si sottrae prontamente.
Fu un putiferio nel quale, manco a dirlo, la Campania si segnalò per i suoi eccessi su tutte le altre regioni. Proteste sindacali, discesa in campo delle associazioni, interrogazioni dei nostri parlamentari con Graziella Pagano e Isaia Sales in testa. Berlinguer inviò persino una lettera al suo collega Zecchino, chiedendo un decreto di sospensione. La bonifica fu drastica ma non risolutiva. Sopravvisse un ente romano, il Forcom, in convenzione con l’università di Macerata (città delle Marche) quale gestore di oltre venti corsi, dislocati, chissà perchè, tra Nola e Aversa.
Aggiungeremo, così, ottocento specializzati a quelli precedenti: tanti da premunire la nostra scuola da qui al duemilaventi. Era sensato aspettarsi la parola fine, invece, all’inizio di quest’anno, una new entry. Il Suor Orsola Benincasa, in convenzione con svariate sigle e appoggiandosi a vari sportelli, si propone sul mercato per altri ottocento. Non amiamo le illazioni, ma se la logica ha una sua forza c’è da chiedersi tra oggi e il 1996 quale sia il mutamento. I costi sono eguali, anzi accresciuti. La pressione occupazionale per ammissione dello stesso Ministro (intervistato a Napoli il 22 febbraio) è al calor bianco. Dei rischi clientelari poi, neppure a parlarne, visto che le elezioni, ormai, si approssimano. In più c’è un’eccedenza conclamata. Dunque?
L'interrogativo non è retorico perché proprio in questi giorni il Ministero dell’Università, con una sua nota tende a inibire le iniziative in corso, al punto che all'Istituto di Magistero si pone l'opportunità di restituire le quote di iscrizione agli interessati. Si profila l’epilogo, ma è un happy end che non rimuove i fantasmi del passato.
Inquietano in particolare due domande. La prima: come mai si interviene oggi (ad iscrizioni effettuate) quando una circolare, firmata, De Mauro, prescriveva il blocco già da novembre? La seconda: la neodirettora Dominici emana una sua informativa nella quale si legge che lei "non potrà che riscontrare negativamente le richieste di nuovi corsi". La data è del 1 febbraio: perché così tardiva, visto che una maggiore celerità poteva neutralizzare gli effetti del bando del Suor Orsola?
Seraficamente il funzionario dott. Bottino (Il Mattino di ieri) dichiara che "..non siamo in grado di vigilare perché nessuno provvede mai ad informarci", possibile che il risaputo da tutti, cioè quei corsi Forcom, che avevano già inflazionato il mercato, fossero ignoti solo a lui, considerato, peraltro, che essi si svolgevano praticamente sotto il suo naso?
Delle due l’una: o il Suor Orsola non aveva le carte a posto, e in tal caso andava interdetto all'origine; oppure la Dominici non è stata tempestiva e questo ritardo ha fornito un alibi oggettivo per continuare.
Chiarire questi elementi sarebbe salutare anche per sgombrare il campo dal sospetto su eventuali sponsor politici che si battono dietro le quinte. In ogni caso, e fino a prova contraria, al Suor Orsola va concessa la buona fede, nella certezza che non si appiglierà ai soliti cavilli per difendere l’indifendibile. Agli interessati, invece, va spiegato a chiare lettere che per quel titolo, pagato a caro prezzo, ormai non c’è più offerta. Un ruolo preminente spetta ad Anna Mari Dominici: saprà andare fino in fondo, farà da spettatrice per fatale distrazione, oppure taglierà i nodi con la tempra di quel Fenizia suo predecessore?
Roma, 2 marzo 2001
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