Stato Giuridico docenti scuola
Stato giuridico: un nuovo testo ma la stessa sostanza
E’ tornato all’ordine del giorno il dibattito sullo stato giuridico dei docenti nella Commissione Cultura della Camera, sopito negli ultimi mesi, su un nuovo testo di maggioranza presentato ieri dall’onorevole Angela Napoli, nuovo relatore in sostituzione del collega Santulli.
Nuovo relatore, vecchi ragionamenti!
Infatti l’on. Napoli, in totale continuità con la precedente impostazione, considera legiferare sul tema una assoluta necessità per la scuola , soprattutto perchè i giovani poco si avvicinano alla professione docente visto che essa risulta “priva” di sviluppi di carriera.
Quale carriera? I soliti tre livelli: iniziale, ordinario ed esperto.
La novità sarebbe stata, allora, sostanziare con un consistente finanziamento la legge, tale da renderne credibile l’intenzione, magari accompagnata da un serio piano pluriennale di assunzioni.
Così non è, come si comprende andando a leggere subito, a scanso di equivoci, l’ultima riga della legge che, limpidissimamente, recita “ Dall’attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”.
L’assenza di finanziamenti dimostra quanto sia poco credibile l’intento, sia per chi già lavora nella scuola che per i giovani che si vorrebbero attrarre: la questione carriera non si pone tanto nel suo scorrimento, ma nella entità di risorse che la finanziano; con zero euro non esiste nessuna credibilità di qualunque proposta.
Si comprende quindi che il prurito legislativo continua ad essere dettato solo dalla voglia di irreggimentare i docenti attualmente in servizio: una carriera, per vecchi e futuri insegnanti, presuppone investimenti senza i quali le architetture, anche fossero condivise, crollano .
Risorse e massima condivisione dei lavoratori sono le condizioni per affrontare il tema complesso dello sviluppo professionale docente, nessuna delle due è nei pensieri della maggioranza.
L’impegno al “ pieno rispetto delle prerogative sindacali in materia, nonché di quanto previsto dai vigenti strumenti contrattuali” dichiarato nella presentazione del DDL , è tradotto, nel’articolato, dall’affermazione che :”la contrattazione collettiva, ….definisce il trattamento economico differenziato da attribuire a ciascuna delle articolazioni…. le modalità per il passaggio ai livelli superiori, nonché le modalità per la valutazione delle prestazioni di ogni docente ai fini della progressione economica e di carriera” ma , attenzione, “ nel rispetto dei princ?pi stabiliti dalla legge , cui la contrattazione medesima non può derogare”.
La carriera docente è quindi quella che la legge definisce, di soldi neppure l’ombra ma le organizzazioni sindacali possono contrattare, nei vincoli inderogabili lì definiti.
Sfugge agli estensori che l’assenza di risorse esclude di per sè la contrattazione? Ed inoltre essa avviene in quadro di regole che non presuppongono vincoli, se non quelli condivisi tra le parti.
FLC CGIL respinge una tale mistificazione, forte delle proprie regole democratiche sul mandato che i lavoratori affidano all’organizzazione e del proprio impegno ad agire ed operare in ragione di quel mandato.
Ascoltare le voce del personale, le esigenze che essi esprimono è per noi una priorità, per i parlamentari di maggioranza neppure un opzional, come abbiamo visto in quattro anni di governo.
In conclusione, ancora una volta, nonostante le lievi modifiche del testo, emerge l’intenzione di imporre con il DDL sullo stato giuridico la propria idea della professionalità docente: autoreferenziale, individualistica, estranea alla relazione didattica complessa. Ancora una volta l’intenzione è quella di ricondurre il rapporto di lavoro individuale esclusivamente alle decisioni unilaterali dal datore di lavoro pubblico (ministro di turno ed amministrazione scolastica) espresse con atti amministrativi.
I lavoratori della scuola chiedono, più semplicemente, che il Governo riconosca il loro lavoro, la loro professionalità a partire dal mandato sociale che si affida alla scuola pubblica, e basterebbe solo smettere di invaderne le prerogative, siamo certi che questo sarebbe più apprezzato di questa legge.
Roma, 24 giugno 2005
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