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Stato giuridico: CGIL, CISL UIL incontrano i partiti

Nelle giornate del 16 e 17 novembre si sono tenuti i primi incontri con i partiti

18/11/2004
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Circa un mese fa le organizzazioni sindacali confederali e di categoria CGIL, CISL e UIL hanno scritto a tutti i partiti, di maggioranza ed opposizione, per chiedere un incontro in cui esprimere compiutamente le ragioni su cui poggia la totale contrarietà alla iniziativa legislativa tesa a sottoporre a stato giuridico i docenti della scuola.
Nelle giornate del 16 e 17 novembre si sono tenuti i primi incontri: il 16 con il Partito Rifondazione Comunista ed il 17 con Margherita, Democratici di Sinistra, Italia dei Valori, UDEUR e Comunisti Italiani.
Le organizzazioni sindacali hanno confermato il proprio giudizio negativo, espresso con decisione anche nello sciopero del 15 novembre, sia nel metodo che nel merito del disegno di legge unificato attualmente in discussione in Commissione Cultura della Camera.
· Infatti l’articolato, intervenendo massicciamente su materie che sono riservate alla contrattazione, elude l’impegno, sottoscritto il 4 febbraio 2002 dal vice presidente del Consiglio dei Ministri, on. Gianfranco Fini, a nome del Governo, ad “ evitare, anche nel rapporto con il Parlamento, che si producano interventi in ambiti di competenza della contrattazione.”. Impegno riaffermato nella Direttiva, pubblicata in Gazzetta Ufficiale, del Presidente del Consiglio dei Ministri, Berlusconi, del 1 marzo 2002.
· Che l’iniziativa parlamentare si ponga in netto contrasto con i principi affermati è innegabile, e risulta intollerabile il silenzio del Governo rispetto all’azione parlamentare prodotta nella sua stessa maggioranza. Il ministro Moratti, inoltre, si è impegnata in ben due dei rari incontri che “concede” alle organizzazioni sindacali, a rispettare a nome del Governo quegli impegni.
· Eppure i lavori procedono, e proprio nel giorno in cui migliaia di lavoratori hanno scioperato contro le politiche scolastiche di questo governo, uno dei parlamentari promotori del disegno di legge, in una agenzia ANSA, annuncia che “entro dicembre” la proposta arriverà in aula. Una provocazione nei confronti del Governo, prima ancora che delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori!
· Il disegno di legge che, come è noto, propone anche di eliminare le RSU dalla scuola otterrebbe un altro duplice effetto: l’eliminazione di ogni forma democratica e trasparente di controllo sull’uso delle risorse di istituto e l’abrogazione delle regole sulla rappresentatività sindacale.
· Il diritto dei lavoratori ad organizzarsi sindacalmente, scaturito dalla costituzione, è stato accompagnato, nel pubblico impiego, alla misurazione della rappresentatività sindacale ed ha consentito, attraverso il principio democratico del voto di tutti i lavoratori, la verifica del consenso effettivo delle organizzazioni sindacali. Ed è proprio questo che si vuole eliminare, consentendo così ai governi di turno di decidere con totale discrezionalità.
· Nella scuola, con gli ultimi due contratti, il processo di contrattualizzazione è stato definitivamente compiuto; il disegno di legge, quindi, tenta grossolanamente di riportare al passato i lavoratori della scuola e di comprimere l’autonomia contrattuale delle parti.

· Il risultato è quello di sottomere il lavoro docente agli umori del governo. Nelle intenzioni dei proponenti, infatti, descrivere minuziosamente principi e criteri in cui si articola il lavoro docente in tutte le scuole del “reame” significa poterne controllare i comportamenti professionali. E’ evidente che questo lede un altro principio costituzionalmente garantito, quello della libertà di insegnamento.
· Inoltre la proposta legislativa riserva alla legge, e poi ad una delega amplissima di successiva regolamentazione affidata all’esecutivo, materie che vanno dalla formazione iniziale e in servizio, agli inquadramenti, alle progressioni di carriera e alla retribuzione "per merito". Ed arriva a disegnare un meccanismo di assunzione diretta degli insegnanti da parte delle scuole che si fa beffa anch’esso della Costituzione, che impone forme concorsuali per il reclutamento del lavoro pubblico.
· Non siamo solo in presenza di incursioni legislative su materie oggi riservate alla contrattazione, anche sul fronte del personale docente si tenta l’ennesima strada per destabilizzare la scuola pubblica, isolare il lavoro docente e romperne la collegialità. Il testo rappresenta l’ennesima deriva autoritaria nei confronti della scuola e del suo personale con le sue proposte di gerarchizzazione del lavoro e di limitazione delle libertà sindacali dei lavoratori della scuola.
· Insomma, la parola “privatizzazione” del rapporto di lavoro della scuola, strumentalmente usata per indicare l’attuale regolazione basata sul codice civile e sulla contrattazione, trova qui una sua piena e compiuta definizione: il lavoro dei docenti sarà gestito unilateralmente, subordinato agli arbitri della politica, mortificato nella responsabilità professionale. E’ un grave attacco al futuro della scuola pubblica.
Ferma restando l’autonomia dei partiti CGIL, CISL e UIL hanno chiesto ad ognuno dei presenti un impegno chiaro a contrastare, nella sciagurata ipotesi che il governo continui ad ignorare i suoi impegni e a favorire, chiudendo gli occhi, il procedere dell’iniziativa legislativa, a contrastare una proposta irricevibile ed inemendabile.
Le forze politiche presenti agli incontri hanno condiviso e sottolineato in più punti il giudizio negativo sulla proposta di legge che interviene su materie delicate e complesse che non possono essere affrontate senza un ampio coinvolgimento dei docenti della scuola.
I partiti presenti hanno quindi ribadito la necessità di contrastare l’avanzamento dei lavori in commissione ed in aula, riservandosi di incontrarsi per definire le strategie necessarie.

Roma, 18 novembre 2004

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