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Sezioni primavera: per proseguire la sperimentazione occorre garantire qualità e diritti

In un documento le posizioni e le richieste di CGIL, FLC Cgil e FP Cgil in vista della riunione della Conferenza Unificata sull’Intesa per la prosecuzione della sperimentazione delle sezioni primavera.

28/02/2008
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CGIL - FLC Cgil - FP Cgil

Roma, 27 febbraio 2008

Prot. n. 096/2008

On. Giuseppe Fioroni
Ministro delIa Pubblica Istruzione

Dott. Vasco Errani
Presidente della
Conferenza delle Regioni e
Province Autonome

Dott. Leonardo Domenici
Presidente A.N.C.I.

Dott. Fabio Melilli
Presidente U.P.I

In prossimità della prevista Conferenza Unificata del 28 febbraio 2008, avente all’ordine del giorno, fra l’altro, l’intesa sulla prosecuzione dei “Progetti tesi all’ampliamento qualificato dell’offerta formativa rivolta ai bambini dai 24 ai 36 mesi di età”, la CGIL, la FLC Cgil e la FP Cgil, a partire dalla condivisione del progetto di ampliamento dei servizi per l’infanzia, intendono comunicare le proprie valutazioni sull’esperienza in corso, che, pur nella positività di aver accolto circa 30.000 bambini dai 24 ai 36 mesi, rileva numerose criticità, da cui discendono nostre precise richieste.

La CGIL, la FLC Cgil e la FP Cgil, a partire dunque dal bilancio dell’esperienza svoltasi nell’anno scolastico 2007/08, a causa di notevoli disfunzioni sia nel controllo di qualità del servizio, che nell’applicazione di tutte le norme sul versante dei diritti contrattuali per le persone coinvolte, rivendica condizioni di attuazione della sperimentazione che superino in positivo le attuali mancanze e indica le soluzioni che ritiene più idonee alla soluzione dei problemi.

1. Una governance pubblica per le politiche per l’infanzia

La questione delle politiche per l’infanzia riveste un’importanza sempre più centrale nel nostro paese sia per la crescente domanda sociale di più servizi educativi e più scuola per la fascia 0-6 sia perché non è più rinviabile l’assunzione di una concreta responsabilità dei livelli istituzionali per superare il divario tra intenzioni proclamate e azioni concrete finalizzate a favorire lo sviluppo ed il sostegno di una nuova e diversa cultura dell’infanzia, anche attraverso servizi e progetti educativi di qualità nel rispetto dei bambini quali soggetti di diritti.
Non solo occorre implementare i servizi socio-educativi per la fascia di età 0-3 e generalizzare la scuola dell’infanzia sul territorio nazionale, ma anche superare la frammentazione degli interventi e delle politiche rivolti alla fascia 0-6 individuando una governance pubblica in grado di organizzare e coordinare sul territorio la domanda dei cittadini e l’offerta dei servizi proveniente dai diversi soggetti, pubblici e privati, garantendo gli standard nazionali di qualità - ai quali devono rispondere tutti i soggetti coinvolti nel sistema integrato.
La governance pubblica dell’intero sistema trova nell’Ente Locale (Comune) il naturale soggetto regolatore dell’offerta formativa sul territorio per la fascia 0-3, ma un ruolo di coordinamento e promozione può essere svolto anche nei confronti dei servizi per la fascia 3-6 anni. Spetta infatti alla contrattazione territoriale (ente locale, amministrazione periferica dello stato, parti sociali ed economiche) individuare, programmare ed attuare soluzioni per lo sviluppo e la verifica degli impegni assunti sul versante della qualità dei servizi e sulle reali opportunità di fruizione degli stessi, nel rispetto degli standard nazionali e dei contratti collettivi di riferimento.
Alla governance pubblica spetta anche il potere di vigilanza sul rispetto delle intese raggiunte.

2. Scuole dell’infanzia e servizi per i bambini di 24-36 mesi

Perseguendo l’obiettivo del superamento degli anticipi selvaggi introdotti nell’era morattiana e con la crescente necessità di dare risposte alla forte domanda di servizi per i bambini di 24-36 mesi coniugando gli aspetti quantitativi con quelli riferiti alla qualità pedagogica degli stessi, il governo ha individuato - con il comma 630 della legge Finanziaria 2007 - un progetto interistituzionale (MPI, Ministero della famiglia e Ministero della solidarietà sociale) che prevede la possibilità di realizzare attività sperimentali per servizi rivolti ai bambini dai 24 ai 36 mesi, previo accordo in Conferenza unificata Stato-Regioni, prevedendo l’aggregazione di questi nuovi servizi alle scuole dell’infanzia anche in funzione di una continuità del percorso formativo per la fascia di età 0-6.

La stessa finanziaria aveva previsto la possibilità di partecipare al progetto utilizzando lo strumento della sperimentazione prevista dall’art.11 del regolamento dell’autonomia scolastica (DPR 275/99), utilizzando il personale docente e non che avesse chiesto di esservi utilizzato.
Questa decisione che come CGIL, FLC Cgil e FP Cgil abbiamo giudicato positiva non solo perché andava verso l’obiettivo di metter fine al caos introdotto nella scuola dell’infanzia con gli anticipi, ma anche perché coniugava qualità del servizio, autonomia delle scuole e diritti dei lavoratori, non ha avuto conseguente applicazione.
Il ministero della P.I. non ha proposto l’attivazione dell’art. 11 del DPR 275/99, cosa che avrebbe evitato alle scuole le forzature normative a cui ha dovuto sottostare, e avrebbe contemporaneamente assicurato agli insegnanti e agli educatori di aderire o meno al progetto anche sulla base della autonomia organizzativa e didattica.
Il MPI, stretto tra spinte istituzionali e sociali contrastanti, non ha saputo svolgere il proprio ruolo di garante verso i diritti dei bambini e i diritti delle scuole dell’infanzia.

Inoltre, l’Accordo sottoscritto in Conferenza unificata Stato Regioni al quale si è giunti con gran ritardo solo a metà giugno del 2007, ha dettato precisi requisiti per l’approvazione dei progetti, l’erogazione del contributo statale, le modalità di monitoraggio e verifica delle esperienze, affidando un ruolo di gestione della sperimentazione a tre livelli istituzionali con compiti distinti.
Ma, a partire dai compiti affidati al ministero, come quello di predisporre piani di formazione per il personale coinvolto, fino a quello delle regioni, di selezione delle domande a quello dei comuni, di autorizzazione delle sperimentazioni, si è registrata una frammentazione che non ha giovato né alla qualità dei progetti di cui non c’è ancora monitoraggio, né alla puntuale applicazione degli impegni, come quello della formazione dei docenti coinvolti.

E’ mancata una governance pubblica efficace che fosse in grado di coordinare e ricondurre ad unitarietà di gestione e controllo la polverizzazione dell’offerta di servizi che si colloca sul territorio. In aggiunta a questo si deve osservare che la complessità dell’iniziativa sostenuta da un finanziamento insufficiente si è scaricata sui diritti contrattuali del personale utilizzato, assoggettato a rapporti di lavoro, nella maggioranza dei casi illegittimi, come quelli di lavoro autonomo.

3. Cosa chiedono la CGIL la FLC CGIL e la FP CGIL

CGIL FLC Cgil e FP CGIL hanno rappresentato da subito e in tutti gli incontri con il Vice Ministro Bastico, le difficoltà incontrate dalle scuole dell’infanzia - in particolare quelle pubbliche - non solo per partecipare all’iniziativa ma, soprattutto, per gestire questa esperienza sul versante del reclutamento del personale da impegnare nel servizio e sulla natura dei contratti di lavoro da stipulare con esso.
Il Mpi ha fornito da subito indicazioni contraddittorie ed improprie oltre che in aperto contrasto con le norme vigenti in materia di contratti nella Pubblica Amministrazione, lasciando a sé stessi i Dirigenti Scolastici che, nella maggior parte dei casi hanno dovuto optare per scelte contrattuali fuori norma con il rischio di conseguenze legali nel caso di ricorsi da parte dei lavoratori interessati, ai quali è stato negato il diritto al giusto contratto.

Nel prendere atto che si sta profilando un impegno interistituzionale per proseguire questa esperienza, dopo le verifiche in corso riguardanti gli aspetti quantitativi della stessa, e il monitoraggio sugli aspetti qualitativi, peraltro non ancora avviato, CGIL, FLC e FP ritengono che

  • le azioni, che l’Amministrazione (Stato, Regioni, Comuni) dovrà svolgere, debbano essere vincolate all’obbligo di costituire sul territorio tavoli di concertazione,

  • debbano prevedere un preciso impegno anche per Regioni e Comuni a contribuire con i supporti necessari, anche economici, perché il contributo statale e le rette delle famiglie non consentono di garantire tutti gli aspetti che un progetto di qualità deve avere,

  • debba essere individuata una governance pubblica verso cui far confluire responsabilità relative al coordinamento territoriale e al controllo di qualità,

  • si debba prevedere per le scuole dell’infanzia (statali, comunali e paritarie), che aggregano sezioni primavera, la possibilità di avviare una sperimentazione art. 11 del regolamento dell’autonomia scolastica, con tutti i supporti che questo percorso prevede, a partire dall’impiego di personale docente e non docente già in servizio che chiede di aderire al progetto, al supporto dell’iniziativa con ulteriore organico dedicato, alla programmazione di uno specifico piano di formazione per il personale coinvolto, ad un serio monitoraggio che permetta la verifica del percorso a garanzia di servizi di qualità nel rispetto dei diritti dei bambini così come del personale coinvolto,

  • a proposito del personale coinvolto resta ferma la nostra posizione- già esplicitata- e cioè ne vanno rispettati i diritti , sia nelle forme di reclutamento che devono rispondere a criteri di trasparenza sia nella natura del rapporto di lavoro. I dirigenti scolastici, gli enti locali e i gestori delle scuole paritarie devono stipulare con il personale docente, educativo ed ausiliario impegnato nelle sezioni primavera un contratto di natura subordinata, benché a tempo determinato.

Come è noto, nel CCNL della scuola statale non è contemplata la figura dell’educatore di asilo nido, ovvero del servizio al quale afferisce la sezione primavera, pertanto confermiamo che la garanzia migliore per il personale è quella di fare riferimento al contratto nazionale degli Enti Locali perché è un contratto pubblico e disciplina il rapporto di lavoro della figura dell’educatore.

Nel caso di un eventuale progetto di stabilizzazione del servizio, si ribadisce la necessità di uno specifico atto di indirizzo che consenta alle Organizzazioni sindacali e all’Amministrazione di disciplinare la materia per via contrattuale.

Infine CGIL, FLC Cgil e FP Cgil richiamano l’attenzione sul diritto delle organizzazioni sindacali ad avere puntuale informazioni sull’esito dei monitoraggi effettuati, come esplicitamente previsto dall’art.5, c1 del CCNL 2006/09

Distinti saluti.

Morena Piccinini

Segretaria nazionale

Enrico Panini

Segretario generale

Carlo Podda

Segretario generale

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