Scuola. Ormai solo le sentenze dei TAR restituiscono al singolo alunno le ore di sostegno negate dal MPI
Sono sempre di più le sentenze dei TAR che sospendono i provvedimenti degli Uffici Scolastici Regionali relativi al taglio delle ore di sostegno per gli alunni diversamente abili. Ma il diritto allo studio non può essere un affare delegato al singolo cittadino!
La riduzione delle ore di sostegno per gli alunni diversamente abili sta ormai diventando prassi nel sistema scolastico con grave pregiudizio non solo del diritto allo studio ma anche dell’integrazione scolastica che ha rappresentato una conquista culturale e civile che ha caratterizzato positivamente, per lunghi anni, il nostro Paese sul versante della garanzia e della tutela dei diritti per i più deboli. Oggi quelle conquiste e quei diritti vengono continuamente messi in discussione da logiche burocratiche ed aritmetiche, riportando così la scuola indietro di trent’anni.
La nostra organizzazione è sempre intervenuta su questo delicato tema con denunce e proposte, ma oggi vogliamo tornare sull’argomento sollecitati da alcune riflessioni inviateci dal Dott. Nocera, Presidente delle FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), il quale fa rilevare come.… ”all’inizio dell’anno la Cassazione, con una interpretazione discutibile, dell’art. 7 della Legge 205/00, operata con propria Ordinanza n. 144/07, aveva affermato la competenza esclusiva dei TAR per le controversie concernenti i servizi pubblici; ciò significa che i TAR sarebbero competenti a conoscere non solo gli interessi legittimi, ma anche dei diritti soggettivi come sono quelli degli alunni con disabilità, all’integrazione scolastica….”
Infatti, fino ad allora i diritti soggettivi erano stati trattati dai Tribunali civili mentre la Cassazione con la sua Ordinanza ha stabilito che i cittadini debbono rivolgersi ai TAR che, però, non possono emettere provvedimenti di urgenza rispetto ad atti negativi, come ad es. il rifiuto di aumento di ore di sostegno.
Ed è proprio per questo che i ricorrenti rivolgendosi ai TAR non diffidano più l’amministrazione ad aumentare le ore di sostegno, come fatto finora presso i Tribunali civili, ma impugnano il provvedimento di riduzione delle ore, ottenendo così la sospensione dello stesso e l’obbligo per l’amministrazione di dare seguito a quanto previsto dalla sospensiva.
Ed è proprio a seguito del ricorso di due genitori verso il provvedimento assunto dall’Ufficio Scolastico Regionale (USR) lombardo che, nella seduta del 25 ottobre u.s., il TAR della Lombardia (sezione staccata di Brescia) ha emesso una Ordinanza di sospensione del suddetto provvedimento che, pur in presenza di un aumento di alunni con certificazione di handicap ed assumendo l’orientamento del MPI in materia, aveva mantenuto per il 2007-2008 le stesse ore di sostegno dello scorso anno scolastico.
Ma l’Ordinanza va anche oltre, in quanto fa venire meno non solo il provvedimento impugnato, ma anche gli atti che hanno portato alla riduzione di ore di sostegno per tutti gli alunni lombardi diversamente abili. Ora l’USR dovrebbe ripristinare il diritto negato anche per coloro che non ne hanno fatto richiesta. E’ probabile che l’amministrazione, come è consuetudine, ricorra al Consiglio di Stato, anche se, come in altri precedenti ricorsi (per es.: TAR Lazio), l’appello potrebbe (dovrebbe) essere respinto.
Ma, se nella situazione data è certamente positivo che le pronunce dei TAR diano ragione ai ricorrenti, concordiamo con il Presidente della FISH quando sottolinea come il riconoscimento del diritto allo studio e la qualità dell’integrazione vadano sempre più perdendo la loro radice culturale. Il problema delle ore di sostegno è sempre più riconducibile, ormai, ad un problema del “singolo alunno” che cerca (e trova) ragione solo nei Tribunali.
Oggi, di fatto, l’integrazione scolastica è ormai delegata al solo insegnante specializzato mentre noi riteniamo che essa debba essere parte di un progetto didattico di sostegno che riguarda tutti i docenti della classe e che, anche per questo, dovrebbero avere garantita una adeguata formazione, sia iniziale che in servizio, per potersi assumere il carico del progetto di integrazione sostenuti, certamente, da docenti specializzati.
Oggi ci troviamo a non poter rintracciare quasi nulla di quel pensiero originale e culturalmente avanzato che ha permesso al nostro Paese di compiere, negli anni settanta, scelte importanti e soprattutto condivise sul versante della difesa di diritti costituzionalmente garantiti.
Ed è mortificante per un paese civile che si debba ricorrere alle aule dei tribunali per veder garantito il diritto all’istruzione a causa degli interventi sbagliati operati da un’amministrazione sempre più miope che rischia seriamente di riportare indietro la scuola di trent’anni.
Roma, 5 novembre 2007
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