I salari di docenti e dirigenti scolastici in Europa nel 2019/2020
Eurydice pubblica un rapporto comparativo relativo ai sistemi di istruzione dei paesi della Comunità Europea.
Il 21 ottobre 2021 Eurydice, la struttura di ricerca della Commissione Europea, ha pubblicato Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe – 2019/2020 un rapporto comparativo sui salari e le indennità di docenti e dirigenti scolastici nell’anno scolastico 2019/2020 nei paesi Erasmus+, che includono tutti i paesi della Comunità Europea.
Il rapporto, che segue di alcune settimane il corrispondente studio “Education at a glance”, promosso dall’Ocse sui sistemi scolastici dei principali paesi d’Europa e del mondo, mostra la composizione e le differenze nella retribuzione degli insegnanti e dei dirigenti scolastici di tutti i paesi della zona Euro e include un’analisi comparativa e tutte le schede di dati nazionali con informazioni dettagliate sulle indennità e altri pagamenti aggiuntivi.
La panoramica comparativa analizza gli stipendi previsti per gli insegnanti neoassunti e le prospettive di aumento salariale nel corso della loro carriera. Esamina inoltre anche le differenze salariali tra i vari livelli di istruzione, che solitamente sono legate ai diversi requisiti di qualifica necessari per i rispettivi insegnamenti. In media, i docenti che insegnano nella fascia pre-primaria (che in Italia corrisponde al livello di insegnamento ai bambini dai 3 ai 6 anni) tendono a guadagnare meno mentre gli insegnanti della secondaria superiore di solito guadagnano di più: dalla prospettiva italiana questo potrebbe sembrare normale, ma se si guarda la questione da una prospettiva internazionale, le situazioni nazionali sono invece diversissime, tanto che, come si vede dalla tabella, in alcuni paesi europei, tutti gli insegnanti di tutti i livelli ricevono lo stesso identico stipendio, a prescindere dal livello di insegnamento a cui afferisce, come il Portogallo, l’Irlanda e la Slovenia, tra le altre.
I dati sono stati raccolti congiuntamente dalle reti Eurydice e OCSE/NESLI e basati sulle ultime rilevazioni Eurostat. Nelle tabelle si trovano i salari medi europei divisi per livello (Isced 02 corrisponde alla fascia di insegnamento ai bambini dai 3 ai 6 anni, Isced 1 alla scuola primaria, Isced 24 alla secondaria di I grado e Isced 34 alla secondaria di II grado) e il PIL pro capite dei paesi principali.
Questi i principali risultati delle ricerche effettuate:
Stipendi iniziali lordi annui (EUR) per insegnanti a tempo pieno e pienamente qualificati nelle scuole pubbliche, 2019/2020
Ci sono differenze significative tra i paesi europei per quanto riguarda gli stipendi degli insegnanti che entrano nella professione. Gli stipendi lordi iniziali variano da circa 5.000 euro a più di 80.000 euro all’anno, a seconda del paese.
In 11 sistemi dell’istruzione (Danimarca, Germania, Italia, Malta, Paesi Bassi, Slovenia, Finlandia, Svezia, Montenegro, Macedonia del Nord e Turchia), tra gli anni scolastici 2018/2019 e 2019/2020, ci sono stati aumenti salariali per insegnanti e dirigenti scolastici come risultato della contrattazione collettiva.
In 12 paesi (Bulgaria, Estonia, Irlanda, Grecia, Croazia, Lettonia, Ungheria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Montenegro), tutti gli insegnanti all’inizio della carriera hanno lo stesso stipendio indipendentemente dal livello di istruzione in cui insegnano. Nel resto, ci sono differenze salariali tra i livelli di istruzione, generalmente legate alle differenze nei requisiti minimi di qualificazione (che spesso sono più bassi di quelli necessari in Italia), a volte minime e a volte sostanziali.
Il potenziale di aumento degli stipendi nel corso della carriera varia considerevolmente. A seconda del paese, gli stipendi iniziali possono aumentare durante la carriera di un insegnante da un minimo del 12% (in Turchia) fino al 116% (in Portogallo). Il numero medio di anni necessari per raggiungere il massimo dello stipendio va da 12 anni in Danimarca ai 42 anni dell’Ungheria. In Irlanda, Paesi Bassi e Polonia, gli stipendi iniziali degli insegnanti possono aumentare di oltre il 60% nei primi 15 anni di servizio, e ancora di più negli anni successivi. In Italia l’incremento arriva quasi al 50% dopo 35 anni.
Tra gli anni scolastici 2018/2019 e 2019/2020, gli insegnanti hanno visto aumentare i loro stipendi nella maggior parte dei sistemi d’istruzione, ma gli aumenti salariali sono stati generalmente modesti o semplicemente collegati al recupero dell’inflazione.
Il livello salariale effettivo è fortemente correlato al Prodotto Interno Lordo (PIL) pro capite di un paese, cioè più alto è il PIL pro capite, più alto è il salario medio annuo. In molti sistemi d’istruzione europei, la media dei salari effettivi è al di sotto del PIL pro capite nella maggior parte dei livelli di istruzione. In media, i docenti che insegnano nella fascia d’età tra 3 e 6 anni e quelli della primaria tendono a guadagnare meno, mentre gli insegnanti della scuola secondaria superiore generalmente guadagnano di più.
Principali PIL pro capite
Per un quarto dei sistemi d’istruzione, gli stipendi iniziali degli insegnanti (anche quelli corretti per l’inflazione) sono rimasti stabili o inferiori tra il 2014/2015 e il 2019/2020. Invece, aumenti più alti negli ultimi cinque anni si possono trovare in diversi paesi dell’Europa centrale e orientale (Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Slovacchia, Romania e Serbia), nonché in Islanda.
I dirigenti scolastici sono spesso pagati su una scala salariale diversa da quella degli insegnanti e i loro stipendi tendono di solito ad aumentare con le dimensioni della scuola. Nella maggior parte dei sistemi educativi ci sono significative differenze salariali tra i dirigenti scolastici, a seconda delle dimensioni o di altre caratteristiche della scuola e di altri fattori, come l’esperienza e le responsabilità. In Italia, il salario minimo dei dirigenti scolastici è il doppio di quello di un insegnante con 15 anni di servizio, laddove in alcuni paesi, come Portogallo, Grecia, Austria e Olanda, lo stesso salario è addirittura inferiore rispetto a quello di un docente.
Permangono, anche in rapporto al diverso campione analizzato, le considerazioni già espresse in relazione alla lettura dei dati Ocse contenuti nel rapporto “Education at a glance” e che abbiamo già ampiamente commentato. Infatti, a breve è previsto il rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Un contratto, in verità, scaduto ormai da tre anni e che attende i finanziamenti adeguati a consentire l’avvio delle trattative sindacali e assicurare a tutto il personale gli aumenti necessari. Aumenti che dovranno consentire di colmare il differenziale retributivo esistente con l’Europa e rendere il lavoro docente una professione più ambita, valorizzata economicamente e riconosciuta socialmente.
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