Stabilizzazione precari: le aspettative sulla sentenza della Corte di Giustizia Europea
Il 26 novembre 2014 l'udienza con la sentenza definitiva. Una pronuncia favorevole della Corte sarebbe importante per tutto il personale precario del pubblico impiego, non solo per quello della scuola.
Chi riguarda e quando è iniziata la vertenza
Le azioni proposte a tutela del personale della scuola precario hanno avuto inizio dopo che la Commissione Europea ha definito un abuso da parte dello Stato Italiano la reiterazione per troppi anni consecutivi di contratti a tempo determinato allo stesso personale su posti stabilmente vacanti.
Sulla base di questo orientamento della Commissione Europea la FLC CGIL nel 2010 decise di aprire vertenze su tutto il territorio nazionale. In particolare dopo l'approvazione della legge 183/2010 (collegato lavoro) che ha imposto un termine di 60 giorni all'impugnazione dei contratti. Con quella legge il governo tentava di sbarrare la strada ai ricorsi, che già numerosi vedevano l'amministrazione soccombente, ma grazie alla campagna informativa della CGIL è stato possibile promuovere migliaia di ricorsi, in particolare nella scuola.
I ricorsi erano contro la reiterazione dei contratti a tempo determinato dei lavoratori precari in servizio nella scuola e nei settori pubblici della conoscenza con un periodo di precariato superiore a tre anni e con una pluralità di contratti a termine alle spalle.
Obiettivo della vertenza era ottenere la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato.
Su quali principi giuridici si basa la vertenza
Nei ricorsi proposti da numerosi docenti e personale ATA tutelati dalla FLC CGIL è stata rilevata la violazione della direttiva comunitaria 1999/70/Ce attuativa dell’accordo quadro sul tempo determinato del 28 giugno 1999 recepito col decreto legislativo 368/2001. In particolare laddove si dice che superati 36 mesi continuativi presso la stessa amministrazione il rapporto di lavoro deve, a tutti gli effetti, considerarsi a tempo indeterminato.
Un altro aspetto sottoposto all’attenzione dei giudici di merito ha riguardato l’assenza di ragioni oggettive. Lo stesso Avvocato Generale della Corte di Giustizia ha rilevato, infatti, che l’amministrazione con il ricorso ai contratti a termine ha fatto fronte a esigenze di personale non transitorie, ma permanenti e durevoli, una pratica censurabile e vietata dalla clausola 5 dell’Accordo Quadro sul contratto a tempo determinato.
E infine, l’elemento della discriminazione, causata dal mancato riconoscimento dell’anzianità di servizio e quindi dall’impossibilità di una ricostruzione di carriera e una retribuzione determinata considerando il periodo di lavoro svolto con contratti a termine.
Come si è sviluppata la vertenza e con quali esiti fino ad oggi
Alla vertenza hanno aderito migliaia di precari. Inizialmente soltanto qualche tribunale ha riconosciuto la stabilizzazione del rapporto di lavoro. Sempre più numerose, invece, sono state le sentenze che hanno riconosciuto il risarcimento del danno in una misura che và da 15 a 20 mensilità. Dopo la sentenza n. 10127/2012 della Corte di Cassazione che aveva escluso ogni forma di tutela nei confronti del personale precario della scuola, sono intervenuti i provvedimenti del Tribunale di Napoli (n. 5288 del gennaio 2013) e della Corte Costituzionale (n. 207 del luglio 2013) che hanno rimesso la questione alla Corte di Giustizia europea. Da allora tutti i tribunali, in attesa di questa pronuncia, hanno rinviato la decisione finale delle cause.
Cosa avverrà con l’udienza del 26 novembre 2014 presso la Corte di Giustizia
La Corte di Giustizia Europea alle 9.30 del 26 novembre pronuncerà la sentenza definitiva su questa materia. Se questa fosse a favore dei ricorrenti, coloro che hanno cause pendenti presso i vari tribunali, potrebbero ottenere la stabilizzazione del posto di lavoro e quindi l’immissione in ruolo ovvero il risarcimento del danno. In questo caso, sarà il giudice nazionale, alla luce delle indicazioni fornite dalla Corte di Giustizia, a valutare la sanzione da applicare.
Il Governo italiano per sfuggire alla condanna della Corte di Giustizia europea, del cui pronunciamento i giudici italiani dovranno tener conto, è stato costretto a inserire nel progetto “La Buona Scuola” un primo piano di stabilizzazioni di 150.000 docenti.
Una pronuncia favorevole della Corte sarebbe importante per tutto il personale precario non solo della scuola (docenti e ATA) ma anche per il resto del pubblico impiego: essi potrebbero vedersi riconosciuto il diritto alla ricostruzione dell’anzianità di servizio e all’assunzione a tempo indeterminato.
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