Portfolio e certificazione: a proposito dell'allargamento del progetto Risorse
Lettera di incarico all’IRRE
Il Miur: recidivo e impenitente. Ostinato nel perseverare nella “strategia della confusione”.
L’ennesima conferma viene da una nota della Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici che alleghiamo in calce. Con essa si affida agli Irre un ulteriore campo di ricerca nell’ambito del progetto R.I.So.R.S.E. Tale progetto, ricordiamo, è al suo secondo anno di vita e consiste in una ricerca qualitativa che, attraverso un'azione di sistema progettata da una Cabina di regia, intende ricomporre in un quadro strutturato d'insieme le esperienze significative già realizzate dalle scuole, o in corso di opera, nella direzione della riforma introdotta dalla legge 53/03.
L’affido del nuovo campo di ricerca riguarda il portfolio delle competenze dello studente, sia per la scuola primaria sia per la secondaria di primo grado. Gli Irre sono chiamati a raccogliere le esperienze più significative in materia messe in atto dalle scuole, a corredarle di un documento di analisi e di riflessione; la Cabina di regia ne farà una sintesi ragionata; il Miur elaborerà dei modelli significativi da “rimettere alla libera valutazione di tutte le scuole”.
Sembrerebbe un’encomiabile azione di supporto all’autonomia delle istituzioni scolastiche, se non fosse per la premessa che spinge l’Amministrazione ad avviare questo percorso. L’urgenza ammessa dal Miur è infatti quella dell’individuazione e definizione “degli elementi fondamentali e imprescindibili che ogni Port-folio dello studente dovrà contenere,
in quanto effettiva certificazione delle competenze”. Il grassetto è nostro, per evidenziare che il Miur continua a confondere due distinte operazioni del processo valutativo: l’osservazione dei processi di apprendimento-insegnamento e la certificazione degli esiti. Confonde ed unifica di conseguenza i relativi strumenti.
Già in altre occasioni abbiamo ricordato che la stessa descrizione del portfolio fatta dalle Indicazioni Nazionali allegate transitoriamente e illegittimamente al decreto legislativo 59/04 contempla due parti di questo strumento: Valutazione e Orientamento e precisa che la prima (cioè la valutazione) deve essere redatta sulla base degli indirizzi generali secondo quanto previsto dall’articolo 8 del DPR 275/99. Un iter complesso che prevede il coinvolgimento delle Commissioni Parlamentari e del CNPI e che non può che prendere le mosse dalla definizione di quali siano le competenze da certificare.
Se il Miur ha finalmente deciso di affrontare la fase istruttoria di questo iter, non possiamo che rallegrarcene e giudicare buona cosa che esso prenda le sue decisioni tenendo conto delle buone pratiche in atto nelle scuole. Ma, se queste sono le sue intenzioni, è preoccupante che nella lettera di affido abbia “dimenticato” anche solo di accennare ai doveri normativi. Il testo lascia infatti intendere: a) che il percorso per la definizione dei modelli certificativi avverrà attraverso gli Irre e non secondo il percorso previsto normativamente; b) che i modelli certificativi possono essere decisi dalle scuole, mentre è dovere del ministro definire il modello unico che ha valore legale.
Sull’inopportunità di usare un unico strumento per i due diversi aspetti della valutazione (come prefigurato dalle Indicazioni Nazionali) si era già espresso anche il Cnpi nella seduta del 15 luglio 2004. Ma il Miur persevera… in contraddizione con se stesso, se è vero come è vero che la CM 85/04 ha elencato separatamente al punto C gli strumenti valutativi: scheda di valutazione, portfolio, attestato finale, certificazione.
In merito a quest’ultimo aspetto il Miur si era riservato di fornire “modelli di certificazione in cui possano essere indicate le conoscenze, le competenze, le abilità acquisite e i crediti formativi riconoscibili…”. Ebbene: le scuole si avviano alla fine dell’anno scolastico e stanno ancora aspettando! Ciascuna ha nel frattempo deciso quale forma assumerà l’attestato finale, il cui valore legale è però ancora enormemente incerto!
Sembra proprio che Viale Trastevere voglia far arrendere le scuole per sfinimento. Ogni volta che adotta un provvedimento, sorgono problemi interpretativi; quando si decide a fornire chiarimenti perché ampiamente sollecitato, la confusione aumenta.
Qualcuno si chiedeva ironicamente se si tratta di “dilettanti allo sbaraglio”; secondo noi, invece, si tratta di un piano programmatico tenacemente perseguito.
Roma, 27 maggio 2005-05-27
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