Organici: sempre peggio
La legge finanziaria afferma che per il prossimo anno scolastico sarà confermata in organico di diritto la stessa quantità di posti dello scorso anno
La legge finanziaria afferma che per il prossimo anno scolastico sarà confermata in organico di diritto la stessa quantità di posti dello scorso anno.
Il messaggio anestetizzante lanciato dal governo, ben conscio di essere a ridosso delle elezioni amministrative, viene tradotto dall’Amministrazione scolastica con una proposta fortemente ambigua: da una parte la finanziaria e dall’altra il funzionamento delle scuole.
Riusciranno a combaciare due esigenze contrapposte? Perché è questo il problema degli organici nella scuola, non numeri ma funzionalità del servizio.
Che quest’ultima sia a rischio ben lo sanno i genitori e gli alunni, che hanno assistito alla maggiore rotazione di insegnanti precari, alla riduzione delle ore per l’integrazione, al tentativo di ridurre il numero di ore-scuola, fino alla mancata impartizione di alcuni insegnamenti.
Infatti la riconduzione della cattedre a 18 ore, disposta dalla finanziaria 2002, ha tolto ogni residuo spazio di flessibilità organizzativa e diventa sempre più frequente che per intere settimane le classi non abbiano lezioni su alcune materie a causa della impossibilità di organizzare le sostituzioni.
E’ venuta meno la continuità didattica, come sanno bene quei genitori che vedono sempre più spesso i ragazzi entrare più tardi o uscire prima dell’orario, semplicemente perché il Governo ha voluto determinare una diminuzione sostanziale dell’offerta scolastica.
La continuità didattica infatti non è un principio astratto ma vive nella concretezza di scelte che le scuole non possono più compiere e purtroppo vengono tutte pagate dagli alunni in termini di maggiore estraneità verso insegnanti “ di passaggio”, se non in termini di maggiore selezione.
In una parola negli ultimi tre anni abbiamo assistito ad un progressivo peggioramento ed impoverimento della qualità dell’offerta formativa determinato da scelte che poco hanno a cuore il funzionamento delle scuole ma esclusivamente il bilancio.
Un bilancio formale, attenzione, infatti i numeri dell’organico di diritto vanno letti insieme a quel 20% in più di posti annuali che poi vengono coperti con le supplenze.
Il Ministero del Tesoro, che predispone le buste paga del personale, ha conteggiato in servizio nella scuola, alla data del 7 dicembre 2004, 883.036 persone ( di cui 706.955 docenti) assunte a tempo indeterminato ma poi ne occorrono altre 212.351 per fare funzionare la scuola, infatti a tanto ammontano le due tipologie di supplenze annuali.
Sono questi i numeri reali, quelli su cui sta funzionando una scuola oggi sempre più povera, e non comprendono tutte le altre supplenze necessarie per assenze più brevi che possono essere disposte localmente ma sono “scoraggiate” dall’ultima finanziaria .
Il risultato di queste precise scelte politiche è tradotto con la grande rigidità dei numeri di organico assegnato, supportato dalle pressioni sulle Direzioni regionali, infine accompagnato dall’ occultamento di qualche posto per rispondere con la discrezionalità necessaria in tempi elettorali alle tante esigenze che i cittadini sollevano.
E’ il caso della scuola dell’infanzia, la cui generalizzazione è prevista dalla legge 53, nella quale lo scorso anno abbiamo assistito fino al mese di ottobre alle più ignobili farse per la distribuzione di 408 posti aggiuntivi perché il MIUR non è riuscito ad individuare criteri certi; tanto che i posti sono stati incrementati di altri 82 .
Quest’anno, paradossalmente, le tabelle allegate alla bozza di decreto non acquisiscono i 408 posti in più ma solo gli 82! Forse il MIUR pensa di mandare in onda lo stesso film dell’anno scorso per distribuire 408 posti?
La ristrettezza delle risorse economiche non è ragione sufficiente e plausibile per la mancata individuazione di criteri giusti, equi, razionali e comprensibili.
Le richieste di scuola, di tempo scuola che i genitori hanno compiuto all’atto dell’ iscrizione, con il contratto formativo con la scuola, vanno soddisfatte tutte in modo trasparente, nel rispetto rigoroso delle regole base per la formazione delle classi. Non occorre aspettare neppure un minuto ma far avanzare e sostenere la domanda di scuola dei cittadini.
Anche per questo il 18 marzo i lavoratori della scuola saranno in sciopero.
Roma, 7 marzo 2005
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