Organici personale ATA 2005-2006: seconda puntata al Miur
Il punto sugli ata e non solo
Ieri, facendo seguito alla riunione del 22 u.s. il Miur ha dato ai sindacati scuola l’informazione sugli organici del personale Ata per l’anno scolastico 2005-2006. Nel corso della stessa riunione, inoltre, sono stati forniti i dati relativi alle liste d’attesa nella scuola dell’infanzia e all’esito della rilevazione riguardante i modelli orari adottati nella scuola primaria. Mentre mancano all’appello i dati da noi ripetutamente richiesti sugli alunni anticipatari della scuola dell’infanzia.
Organici Ata
Il MIUR ha dichiarato di avere raggiunto l’obiettivo della Finanziaria 2002 che nel triennio 2003/2005 riduceva 9600 posti di collaboratore scolastico in organico di diritto. Questo risultato, per ammissione dello stesso ministero, lo si è raggiunto a prescindere dal numero degli alunni iscritti e quindi a danno della qualità del servizio. Negli altri profili, in particolare per quello amministrativo, il Miur sostiene di avere tenuto conto dell’andamento della popolazione scolastica e di aver aumentato i posti di circa 650 unità. Inoltre, stando all’informativa del Miur, tra organico di diritto di fatto ci sarebbe un leggero scostamento (di circa 700 posti in più), dovuto in gran parte ai posti di collaboratore scolastico (267) dati in più per far fronte alle situazioni di disagio nelle scuole dove c’è una forte concentrazione di personale inidoneo al servizio per motivi di salute. I dati che ci sono stati consegnati non sono definitivi. Mancano quelli relativi alla Calabria, dove è in corso un monitoraggio sui posti dati in deroga in organico di fatto.
In ogni caso si sta parlando di una manciata di posti che però non fa venir meno il giudizio negativo della FLC Cgil sulla intera partita. La scuola senza organici adeguati e stabili non riesce a garantire un servizio di qualità e questo diventa ancora più grave se si considera che negli ultimi 4 anni il taglio è diventato indiscriminato e non tiene neanche conto dei parametri stabiliti dallo stesso Miur. Una situazione davvero pesante a cui si aggiunge la precarietà del lavoro che per il settore ata ha superato i livelli (40%) di guardia. Il taglio degli organici e la precarietà del lavoro sono le cause principali che hanno determinato e continuano a determinare condizioni di disagio nella scuola e contro cui è aperta da tempo una vertenza che oggi a portato a Roma migliaia di lavoratori Ata.
Niente di positivo neanche sul fronte della scuola dell’infanzia, dove i dati forniti non fanno altro che confermare le nostre denunce: sono oltre 25.000 i bambini in lista d’attesa che non vengono inseriti nella scuola dell’infanzia. Non si comprende ad esempio il perché, a fronte di numerose liste d’attesa, alcuni Direttori Regionali non abbiano neanche chiesto in organico di fatto i di posti in deroga. Il sospetto è che su questo punto siano stati ben “istruiti”. In base ai dati che ci sono stati forniti dallo stesso Miur sarebbero stati necessari almeno altri 2.000 posti per far fronte a queste esigenze. Dare 2000 posti per eliminare le liste d’attesa è per la FLC la condizione minima per poter aprire successivamente la discussione sugli anticipi, fermo restando la necessità di garantire le altre condizioni di fattibilità legate ad esempio al personale ata, ai servizi e all’agibilità delle strutture. Su tutto ciò siamo ancora in attesa di avere quell’incontro politico di cui abbiamo fatto richiesta a settembre cioè 3 mesi fa.
Infine sul monitoraggio dei modelli orari adottati nella scuola primaria, abbiamo ricordato la denuncia unitaria dello scorso 20 ottobre sull’uso strumentale di quella rilevazione per la definizione del prossimo organico di diritto. Nel merito va evidenziato come il modello orario a 27 ore sia stato di fatto adottato solo in poco più del 2% delle classi, mentre in poco meno del 50% si è mantenuto la scelta a 30 ore, e il restante 50% oscilla dalle 33 ore alle 40 del tempo pieno tradizionale. Tutto questo testimonia il fallimento dell’invenzione Morattiana di un modello orario a 27 ore settimanali che non risponde neanche alle richieste delle famiglie Una prova, se ancora ce ne fosse bisogno, che le politiche della Moratti non trovano la condivisione da parte di nessuno, neanche delle famiglie.
Roma, 1 dicembre 2005
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