Organici: i dati reali smentiscono il MIUR
“Saranno le famiglie a decidere “pezzi” del percorso formativo dei figli”: così dichiarava il Ministro dell’Istruzione all’indomani dell’approvazione del decreto legislativo n.59/04, il primo che dà attuazione alle legge delega n.53/03
“Saranno le famiglie a decidere “pezzi” del percorso formativo dei figli”: così dichiarava il Ministro dell’Istruzione all’indomani dell’approvazione del decreto legislativo n.59/04, il primo che dà attuazione alle legge delega n.53/03. E giù spot pubblicitari sul tema.
Poi abbiamo sentito di nuovo il Ministro, in alcune trasmissioni televisive, trasmesse mentre in tutta Italia cresceva il movimento di insegnanti e genitori in difesa del tempo pieno, ripetere frasi come “Non cambia nulla”, “Tutto e’ come prima”, “Organico invariato”, accompagnate sempre dal “Potranno scegliere le famiglie”.
Poi è arrivato il tempo delle iscrizioni a scuola e le famiglie hanno scelto. In tante hanno scelto, per esempio, il tempo pieno, quello che conoscevano già, fatto da due insegnanti per ogni classe.
Infine è arrivato il momento di predisporre gli organici del personale e, nonostante tutti i dati sulle previsioni delle iscrizioni degli alunni messi in campo dalla burocrazia ministeriale, sono arrivati i fatti a far fallire tutti gli spot pubblicitari, sempre più estranei alla realtà che i genitori incontravano.
La politica scolastica del governo tradisce subito la prima promessa, quel: “ decideranno le famiglie” e dimostra la demagogia della “pubblicità” chiamata informazione.
I dati di previsione su cui il Ministero dell’Istruzione , nella bozza del decreto sugli organici 2004/2005, ha basato gli organici regionali risultano ogni giorno più “sballati” rispetto all’ andamento delle iscrizioni: aumenta il numero degli alunni, aumenta la richiesta della quantità e di qualità di scuola.
Le tabelle del Ministero, invece, calpestano i dati reali e, come e’ già accaduto negli ultimi due anni, e proseguono imperterrite nel diminuire il numero degli insegnanti e nel gonfiare di alunni le classi.
I primi dati raccolti confermano tagli pesanti che minano la funzionalità della scuola pubblica: per esempio in Sicilia, solo sulla scuola secondaria superiore si contano 9.700 iscrizioni in più rispetto ai dati previsti dal MIUR mentre gli insegnanti assegnati alla Regione sono 388 in meno rispetto allo scorso anno. Nella sola città di Palermo c’erano, nel 2002-2003, 147 posti di progetti finalizzati alla dispersione scolastica e al successo formativo, nel 2003-04 sono diventati 47 quanti pensate saranno per il 2004-05?
A Genova invece si pensa di chiudere la scuola media Don Milani, scuola sperimentale che dal 1974 propone un tempo scuola lungo, finalizzato all’ inclusione dei disabili e degli immigrati ed inserita, negli anni precedenti, in una delle zone individuate a rischio dallo stesso MIUR!
Solo in Emilia Romagna si registrano 11.000 alunni in più, sono 15.000 in più in Lombardia, 7.000 in Piemonte ed 11.000 in Veneto, solo per citare i primi dati, forniti dalle Direzioni scolastiche regionali.
Per soddisfare la richiesta delle famiglie servono posti in più, non tagli. Nelle grandi città la richiesta di tempo pieno cresce di quasi il 50%. Nella sola Lombardia, per esempio, mancano 1.402 insegnanti per soddisfare la richiesta di tempo pieno avanzata dalle famiglie.
Il Decreto Legislativo n.59/04 , sul tempo pieno e prolungato, recita:…. è confermato in via di prima applicazione, per l’anno scolastico 2004-05 il numero dei posti attivati complessivamente a livello nazionale per l’anno scolastico 2003-04 per le attività di tempo pieno e di tempo prolungato….” Decreto alla mano in tutto il Paese si conferma che nessuna nuova richiesta di tempo pieno e prolungato sarà soddisfatta.
Proprio in questi giorni, con un grande tempismo, l’ultimo spot pubblicitario ci ricorda che la scuola targata Moratti ha il tempo pieno… con lo spot ci si appropria di una definizione che ha acquisito un senso ben preciso ( una classe con due insegnanti contitolari per 40 ore settimanali) e viene disinvoltamente usata per definire lo spezzatino di orari, attività e insegnanti previsto dal Decreto n. 59.
La controprova è data dal decreto sugli organici, per il tempo pieno non ci sono posti, quelli aggiuntivi sono destinati solo allo “spezzatino”: forse questa definizione al Ministro non piace….ne trovi un’altra ma non “tempo pieno” perché la parola indica un modello organizzativo e didattico che è stato cancellato per decreto dalla scuola italiana.
Roma, 15 aprile 2004
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