Organi collegiali della scuola
Il 15 dicembre 2004 la commissione cultura della camera ha licenziato il testo unificato del disegno di legge sugli organi collegiali della scuola.
Il 15 dicembre 2004 la commissione cultura della camera ha licenziato il testo unificato del disegno di legge sugli organi collegiali della scuola.
Dopo tre anni si conclude una fase, quella che ha portato alla unificazione dei diversi disegni di legge presentati sull’argomento, e se ne apre un’altra, dai tempi incerti, che dovrebbe portare alla approvazione della proposta.
I lavori erano stati aperti il 10 dicembre 2001con l’assegnazione in sede referente ed hanno registrato 20 incontri della commissione Cultura nel 2002, 6 nel 2004, sono accompagnati anche da due turni di audizioni informali delle organizzazioni sindacali e delle associazioni professionali della scuola.
Infine il 15 dicembre, nonostante i partiti di opposizione non abbiano partecipato al comitato ristretto che ha provveduto alla stesura del testo unificato né alcuna delle osservazioni emerse nel corso delle audizioni sia stata accolta, il testo è stato approvato con l’intesa che sarà possibile presentare emendamenti fino al 18 gennaio 2005, come si evince dallo stenografico dei lavori.
La FLC Cgil ha espresso il suo giudizio sul testo del disegno di legge unificato nel corso dell'ultima audizione pur essendo decisamente convinta che la riforma degli organi collegiali costituisce, senza dubbio, una delle condizioni per l'effettiva attuazione dell'autonomia scolastica.
In questi ultimi anni infatti la FLC Cgil si è impegnata, anche con il precedente governo attraverso la raccolta di migliaia di firme, per l'approvazione di una legge di riforma degli organi collegiali di scuola, convinta che l'autonomia scolastica (allora ancora in fase sperimentale), l' attribuzione della dirigenza ai capi di istituto, la diverse articolazioni della funzione docente, ed anche le RSU con la contrattazione di istituto, ponevano- e pongono- la necessità di ridefinire i poteri e le responsabilità di ciascuna componente scolastica.
A distanza di anni l’esperienza delle scuole autonome dimostra con tutta evidenza la necessità di rielaborare le forme e i modi della partecipazione alla vita della scuola, di stabilire i poteri – definendo compiti e responsabilità - degli insegnanti e dei capi di istituto e quelli degli amministratori locali, degli studenti o dei genitori.
Alla pratica debole della partecipazione nata negli anni 70 l’autonomia ha sostituito una nuova idea quella di un territorio che non è più “da leggere" ma spazio in cui la scuola deve agire con un proprio protagonismo responsabile.
La scuola autonoma si considera, e vuol essere considerata, come organizzazione capace di elaborare risposte in termini di progetto formativo, ma anche di porre domande ed esigere l’operatività dagli altri soggetti, istituzionali e non.
Perciò non è condivisibile, come abbiamo già sottolineato, una proposta, quella emersa dal comitato rispetto, che deregolamentando molti aspetti tenta di imporre un governo autoritario e centralistico della scuola in netto contrasto con l’autonomia degli istituti.
La storia trascorsa finora è nota: un disegno di legge, nato nel 1999, non concluse il suo iter per l'opposizione di Forza Italia e fu azzerato dalla fine della legislatura, con il governo Berlusconi sono stati presentati altri disegni di legge da cui è scaturito il testo odierno, elaborato dalla sola maggioranza.
Come procederà il confronto parlamentare con la pratica politica autoritaria cui abbiamo assistito in questi anni, con l’uso estremo di deleghe e voti di fiducia?
Legiferare compete al Parlamento: ma le scuole praticando l’autonomia ogni giorno, possono segnalare strade nuove da percorrere responsabilmente, rappresentando il confronto, il dialogo, la capacità di scegliere per i bambini ed ragazzi.
Roma, 3 gennaio 2005
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