Nell’infanzia di oggi c’è il paese di domani. Servono più risorse e scelte di qualità
Preoccupata presa di posizione del Coordinamento nazionale per le politiche dell’infanzia e della sua scuola
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È una politica molto miope quella che taglia sull’infanzia: così si conclude la nota del Coordinamento nazionale per le politiche dell’infanzia e della sua scuola di cui la FLC fa parte.
Il Coordinamento condivide una grande preoccupazione per la sorte della scuola dell'infanzia che si trova a confrontarsi con interventi pesantissimi. Da un lato gli interventi del MIUR: blocco della generalizzazione, congelamento e riduzione degli organici, tagli delle risorse della 440, innalzamento del numero di alunni per sezione...; dall'altro quelli che derivano dai tagli alle finanze locali. Ne risulta che la qualità del modello (40 ore settimanali con congrua compresenza delle insegnanti) è seriamente messa a rischio.
Di seguito il testo del comunicato:
La scuola dell’infanzia è in grave affanno: il processo di generalizzazione è bloccato dal 2009, i tagli al personale ATA e, quest’anno, anche al personale docente, la drastica riduzione di risorse finanziarie e materiali, la difficoltà degli Enti Locali anche solo a mantenere gli interventi già in atto stanno mettendo in seria difficoltà il buon funzionamento delle scuole.
A questo va ad aggiungersi l’accorpamento di tutte le scuole dell’infanzia con le scuole primarie e secondarie di primo grado e, sempre più spesso, di secondo grado, in istituti verticalizzati.
Un accorpamento imposto dall’alto, dettato da scelte esclusivamente finanziarie e non di opportunità pedagogiche, incapace - per dimensioni e complessità organizzativa - di garantire continuità didattica raccordo educativo e progettualità all’esercizio dell’autonomia scolastica, per le quali gli istituti comprensivi si sono caratterizzati. Per di più, molte di queste nuove istituzioni vengono affidate in reggenza a dirigenti che hanno già la responsabilità di altre scuole.
Ecco le ragioni per cui le scuole dell’infanzia, funzionanti sempre più spesso solo in orario antimeridiano, affannate dall’inserimento di bambini anticipatari, senza più compresenze per attività in piccoli gruppi o individualizzate, alla prese con i disagi causati dalle mancate sostituzioni dei docenti assenti, stanno diventando irriconoscibili.
Il modello della scuola dell’infanzia funzionante a 40 ore la settimana, che aveva dimostrato sul campo il suo valore e la sua efficacia educativa, si sta sgretolando, mentre si allungano le liste d’attesa un po’ ovunque.
La Commissione europea, già in una comunicazione del 2006, sosteneva: “L’istruzione preelementare presenta il rendimento più elevato in termini di risultati e di adattamento sociale dei bambini. Gli Stati membri dovrebbero aumentare i propri investimenti nell’istruzione preelementare, quale mezzo efficace per creare le basi di ulteriore apprendimento, prevenendo l’abbandono scolastico, rendendo più equi i risultati ed elaborando i livelli complessivi di capacità”.
Il Coordinamento nazionale per le politiche dell’infanzia e della sua scuola, nel quale sono rappresentati
sindacati e associazioni professionali della scuola (AIMC, ANDIS, CIDI, FNISM, MCE, CISL, FLC CGIL, SNALS-Confsal, UIL) insieme a genitori, docenti, dirigenti, a tutto il personale della scuola e a tutti i cittadini che hanno a cuore l’infanzia e con essa il futuro del Paese, continuerà a impegnarsi perché le istituzioni tutte e i decisori politici mettano fine alla drammatica deriva cui la straordinaria esperienza della scuola dell’infanzia è esposta.
Occorre intervenire concretamente, dedicare risorse adeguate, mettere in campo tutte le sinergie necessarie a consolidare ed estendere su tutto il territorio nazionale la nostra scuola dell’infanzia.
Nell’infanzia di oggi c’è il Paese di domani. È una politica molto miope quella che taglia sull’infanzia.
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