MINISTERIUM = MISTERIUM. Ovvero ancora sugli sbocchi universitari dei licei
Il Miur si è risentito per l’affermazione fatta dalla FLC Cgil, secondo cui in base al testo dell’ultima bozza del decreto applicativo della Legge 53 nelle scuole secondarie superiori, il solo liceo classico consentirà di accedere a tutte le facoltà universitarie e a tutti i corsi di laurea
Il Miur si è risentito per l’affermazione fatta dalla FLC CGIL, secondo cui in base al testo dell’ultima bozza del decreto applicativo della Legge 53 nelle scuole secondarie superiori, il solo liceo classico consentirà di accedere a tutte le facoltà universitarie e a tutti i
corsi di laurea.
In merito è molto chiaro il
comunicato del nostro Segretario Nazionale pubblicato sul sito nella giornata di ieri.
Alle considerazioni ivi contenute si può aggiungere che fino a questa ultima settima bozza gli otto articoli che descrivevano le finalità degli otto licei (o percorsi liceali che dir si voglia) erano caratterizzati da una rigida simmetria, fino al limite della noia tautologica. Grosso modo in tutti gli articoli e per tutti i licei di diceva questo: il percorso del liceo classico, piuttosto che scientifico o tecnologico, “approfondisce la cultura liceale dal punto di vista” classico piuttosto che scientifico o tecnologico. Insomma la cultura liceale vi era concepita come un a-priori dato una volta per tutte. Ma, al di là di questo apriorismo, lo schema argomentativo era assolutamente analogo per tutti i licei.
Ora invece per il solo liceo classico e non per gli altri si dice che deve offrire “gli strumenti necessari per l’accesso qualificato ad ogni facoltà universitaria”.Si può inoltre aggiungere che solo per il liceo classico si parla di “rigore metodologico e dotazione di contenuti e di sensibilità all’interno di un quadro culturale di alto livello” quasi che negli altri licei basti insegnare meno cose (la dotazione di contenuti) e di più basso livello.
Sapevamo già delle preferenze per il liceo classico come modello per tutti gli altri licei e le avevamo già denunciate. Ora: finché si tratta solo di “chiacchiere” si può anche pensare che ogni opinione, ancorché vanitosa e supponente, è lecita, perché tanto poi lascia il tempo che trova. Ma quando si toccano gli sbocchi universitari si arriva a questioni di “ciccia”, su cui non si può scherzare, soprattutto dopo che lo smontaggio del sistema scolastico attuale ha già determinato tanto disorientamento e tanti spostamenti di iscrizioni da un ordine scolastico ad un altro, da un indirizzo a un altro.
In seguito alla messa in luce di questa improvvisa “asimmetria del testo” (tanto per usare un eufemismo), il Miur si è affrettato a smentire una revisione della “liberalizzazione” (si chiamava così nel lontano 1970 quando fu varata) degli accessi alle facoltà universitarie. E per sostenere ciò è stato anche tirato in ballo l’art. 2 del decreto in questione.
Ma l’articolo 2 dice che i licei, in relazione ai programmi delle classi terminali, dovranno accordarsi con l’università, per l’approfondimento delle conoscenze utili per l’accesso ai corsi di laurea. Orbene: premesso che il testo, in assenza di ulteriori precisazioni, lasciava già parecchi dubbi sul valore effettivo del titolo di studio finale (con quali università? La più vicina? Oppure quelle della regione? E se non ci sono tutte le facoltà? E i licei economici? Vorranno tutti un “aggancio” con la Bocconi?), è un po’ improbabile che un liceo possa accordarsi con tutte le università (e le accademie e i conservatori, nonchè gli Ifts), per preparare i suoi alunni a tutti i corsi di laurea (sono circa un centinaio solo le classi in cui si classificano, figuriamoci i corsi!) e garantire così l’universalità degli accessi. Ce lo vedete un liceo tecnologico a indirizzo meccanico di Trapani che si collega al corso di laurea per traduttori e interpreti dell’Università di Trieste (uno dei pochi che esistono in Italia) per “assecondare la vocazione” di un alunno particolarmente versatile nelle lingue straniere?
Ci aveva pensato il ministero quando ha scritto l’articolo 2? Ci aveva pensato prima di ribadire con sicumera che non ci saranno “limitazioni negli accessi alle università in relazione ai diversi licei”?
D’altra parte il testo dell’articolo 2 recita: “Nell’ambito dei percorsi liceali, d’intesa rispettivamente con le università, con le istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica e con il sistema dell’istruzione e formazione tecnica superiore, sono stabilite, con riferimento all’ultimo anno del percorso di studi, specifiche modalità per l’approfondimento delle conoscenze e delle abilità richieste per l’accesso ai corsi di studio universitari e dell’alta formazione, rispetto ai quali i percorsi dei licei sono propedeutici…”.
Quel “rispetto ai quali i percorsi dei licei sono propedeutici”, così ambiguo e impersonale, può significare che i licei sono propedeutici a tutti i percorsi, ma anche che ci si riferisce a quei corsi universitari a cui i singoli licei sono propedeutici.
In questo secondo caso non si intravedono forse già, proprio in questo articolo 2, de facto e, a questo punto, anche de jure, delle “limitazioni negli accessi alle università in relazione ai diversi licei”?
Tranne che per i licei classici, appunto!
Ci aveva pensato il Ministero? O intendeva proprio questo?
Roma, 3 maggio 2005
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