Macchè corsi di formazione speciali per gli insegnanti del Mezzogiorno!
Un crescendo di dichiarazioni estive sulla scuola da parte dei ministri Bossi, Gelmini e Tremonti legati ormai da un patto di ferro. Il ritorno ai “magnifici” anni ’50 come l’obiettivo al quale puntare, le colpe agli insegnanti meridionali come un mezzo per far dimenticare che siamo alla vigilia di una disastrosa stagione di tagli senza precedenti per vastità e conseguenze.
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In queste ultime settimane si sono susseguite pesantissime affermazioni sul nostro sistema scolastico a cura dei Ministri Bossi, Gelmini e Tremonti.
Il maestro unico, il superamento dei giudizi ed il ripristino del voto; la scuola come uno stipendificio ed altro ancora hanno dato il chiaro segno di un accordo di ferro fra di loro in nome della regionalizzazione dell’istruzione. Fino ad ora, al di la degli orientamenti politici delle diverse maggioranze, avevamo sempre conosciuto ministri che, con minore o maggiore forza, cercavano di resistere - opponendo argomentazioni - ad una logica di tagli imposta dal Tesoro. Oggi, per la prima volta, abbiamo un Ministro non solo ampiamente d’accordo con i tagli ma che li assume proponendo un approccio ideologico verso la nostra scuola che, lungi dal porre l’esigenza di una riforma che ne rilanci funzione e qualità, intende praticare il ritorno alla scuola degli anni ’50 come la soluzione di tutti i problemi.
Siamo di fronte ad un evidente salto di qualità nell’azione del governo, come ben testimoniano le lucide affermazioni estive dei Ministri citati: si vuole stravolgere il dettato costituzionale in materia di istruzione riscrivendo con i fatti la Costituzione.
Poi non mancano le affermazioni di stampo leghista, come quella recente circa una presunta minore preparazione degli insegnanti di alcune regioni del mezzogiorno.
Al riguardo pubblichiamo una dichiarazione di Enrico Panini.
" Non di corsi intensivi di formazione per gli insegnanti, ma di laboratori, di strutture edilizie e di sviluppo economico avrebbero bisogno gli studenti del Mezzogiorno. Enrico Panini, segretario generale della FLC Cgil, rispedisce deciso al mittente le tesi espresse ieri dal Ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini: " Bisognerebbe che il Ministro, prima di rilasciare alcune preoccupanti affermazioni, si documentasse adeguatamente", spiega Panini intervistato dall'Agi. Un approccio " di chiaro stampo leghista, che oggi preoccupa ancor di più per gli aspetti di deterioramento delle relazioni a livello di istituzioni scolastiche che è in grado di produrre". " Recentissimi ed autorevoli studi - che hanno rielaborato i rapporti dell'Ocse Pisa - ci dicono che le difficoltà che si riscontrano nelle scuole del Mezzogiorno derivano da problemi connessi all'edilizia scolastica e alla mancanza di laboratori nonché allo scarso sviluppo economico e al divario fra le attese delle famiglie e il territorio stesso: questioni che chiamano in campo direttamente la responsabilità del Governo e del Ministero e che richiedono investimenti ed interventi conseguenti". Non solo, continua Enrico Panini, le scelte economiche e di politica scolastica del Governo e del Ministro " vanno in tutt'altra direzione, ma adesso con una riscoperta di un'analisi lombrosiana si vorrebbe scaricare la responsabilità di questa situazione ad una presunta scarsa preparazione degli insegnanti del Mezzogiorno che, non solo non esiste e non è mai stata documentata in alcuna analisi degna di questo nome perché la realtà ci dice esattamente il contrario, ma vive solo in un approccio ai temi della scuola italiana di chiaro stampo leghista che oggigiorno preoccupa di più, anche per gli aspetti di deterioramento nelle relazioni sociali che è in grado di produrre".
( Dichiarazione rilasciata all’AGI domenica 24 agosto)
Roma, 25 agosto 2008
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