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Liceo del Made in Italy: il Consiglio di Stato sospende l’emissione del parere

Il parere del CdS sullo schema di DPR rileva numerose criticità

10/09/2024
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Nell’adunanza del 27 agosto 2024, la Sezione Consultiva per gli Atti Normativi del Consiglio di Stato (CdS) ha definito il proprio parere, pubblicato il 9 settembre 2024, sullo schema di D.P.R. relativo al regolamento sulla definizione del quadro orario degli insegnamenti e degli specifici risultati di apprendimento del liceo del made in Italy (LMI).

Lo schema di regolamento esaminato dal CdS trae la sua fonte nell’art. 18 della legge 27 dicembre 2023, n. 206 e va a integrare il previgente regolamento sui licei (DPR del 15 marzo 2010, n. 89) inserendo, già a partire dall’anno scolastico 2024/2025, il LMI nell’articolazione del sistema dei licei, di cui all'articolo 3 del DPR del 15 marzo 2010, n. 89.

Ricordiamo anche che, in via transitoria e nelle more dell’adozione del regolamento, il MIM aveva  previsto anche la possibilità di costituire le classi prime del LMI su richiesta delle istituzioni scolastiche che erogano l’opzione economico-sociale del percorso del liceo delle scienze umane, previo accordo tra l’ufficio scolastico regionale e la Regione, esclusivamente sulla base del quadro orario del piano degli studi per il primo biennio come previsto dalla citata legge n. 206/2023 all’allegato A.

Al riguardo, la Sezione ha, innanzitutto, posto in rilievo l’incompleta attuazione della procedura istruttoria perché il Ministero non ha prodotto il preventivo parere della Conferenza unificata secondo quanto previsto dall’art.18, comma 2, della legge 27 dicembre 2023, n. 206.

In secondo luogo, la Sezione Consultiva esprime perplessità in relazione all’ introduzione dell’art. 9-bis del nuovo regolamento relativo proprio all’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico del LMI, innanzitutto perché tale intervento non ha trovato illustrazione nella relazione di accompagnamento del testo. In aggiunta, poi, la sezione fornisce un giudizio di metodologia didattica chiedendo anche di rivedere una formulazione inerente il rapporto tra approfondimento e sviluppo di conoscenze e abilità.

In terzo luogo, ma sempre in relazione all’art. 9 bis, si fa notare che in riferimento alla fondazione «Imprese e competenze per il made in Italy» nell’espressione “assicura il supporto al potenziamento e all’ampliamento dell’offerta formativa” non si comprende in che misura «le parole “potenziamento” e “ampliamento” godano di significativi tratti differenziativi».

Infine, si esprimono perplessità sul comma che introduce l’insegnamento in lingua straniera 1 dei contenuti di un’altra disciplina (CLIL) nel terzo, quarto e quinto anno di corso del nuovo liceo del Made in Italy per almeno un terzo del monte ore annuale della disciplina individuata.

A tal riguardo, richiamando analoga problematica criticata già dal CSPI,  la sezione consultiva per gli atti normativi fa emergere le difficoltà insite nella pratica attuazione di questo comma visto che tale intervento richiederebbe l’esigenza di organizzare una specifica formazione rivolta ai docenti coinvolti nell’insegnamento in lingua inglese delle discipline non linguistiche (CLIL). Tale esigenza formativa, che dovrà essere realizzata a favore del corpo docente coinvolto, potrebbe tradursi in un eventuale vulnus della prospettata neutralità finanziaria ribadita dall’art. 4 dello schema di regolamento all’esame del CdS. La sezione, infine, rinforza la preoccupazione espressa sui costi di questa formazione constatando che, contrariamente a quanto indicato per gli altri interventi normativi proposti, su questo punto nella relazione tecnica di accompagnamento non viene specificamente precisato che “tale disposizione non comporta nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Di fatto viene rilevato che le riforme ordinamentali non si possono realizzare a costo zero, come da noi sempre sostenuto.

Alla luce delle perplessità esposte, la Sezione, in attesa che l’Amministrazione acquisisca e trasmetta il preventivo parere della Conferenza unificata, ha intanto sospeso l’emissione del parere in attesa dell’adempimento di tale incombente istruttorio. Ancora una volta, la fretta è cattiva consigliera per un ministro che, con fervore ideologico, sta provando a cambiare gli ordinamenti della nostra scuola sulla testa di docenti e personale che ci lavorano, ignorando sistematicamente i pareri degli organismi di rappresentanza a partire dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione.

La FLC CGIL, che sin dalla prima ora ha avversato un provvedimento fumoso negli obiettivi, confuso nella sua impostazione metodologica e fallimentare nella sua anticipazione, ha affidato il proprio punto di vista, corredato di valutazioni e proposte, a una memoria scritta presentata in occasione dell’audizione alla Camera e continuerà a battersi contro il tentativo di declinare la funzione della scuola in maniera funzionale ai bisogni formativi contingenti del mercato del lavoro e del sistema delle imprese.

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