La FLC Cgil e gli anticipi
Cancellare la Legge 53 per eliminare gli anticipi
Una delle tre grandi “novità” introdotte dalla L.53/03 riguarda gli anticipi; le altre due, famigeratamente note, sono l’introduzione del sistema duale e l’abbassamento dell’obbligo scolastico. Secondo quanto scritto nella Legge 53, a due anni e quattro mesi -i più piccoli- potrebbero iscriversi alla scuola dell’infanzia e, a cinque anni e quattro mesi i più grandicelli (se visti da “sotto”, ma piccoli se visti da “sopra”) alla scuola primaria.
Questi ultimi, sempre per un provvedimento introdotto dalla controriforma - il posticipo- potranno trovarsi in classe con compagni più grandi di loro anche di 20 mesi(quasi due anni).
Quando la legge Moratti era ancora in discussione la FLC Cgil ha segnalato in tutte le forme la contrarietà all’introduzione di queste “novità” e ne ha dato ampiamente diffusione argomentandone le ragioni e sapendo che, in particolare sugli anticipi, la proposta del Ministro avrebbe incontrato il favore delle famiglie e dell’opinione pubblica: questo sia perché nel paese vi è forte carenza di strutture di servizio per la prima infanzia, sia per la convinzione diffusa che i bambini sono sempre più recettivi e svegli e, dunque, in grado di assimilare con facilità informazioni e imitare comportamenti.
Un pensato, quest’ultimo, che, magari in buona fede e forse un po’ superficialmente, ignora però un dato basilare: i bambini hanno il diritto di crescere secondo i propri ritmi, senza accelerazioni e precocismi che sono sempre dannosi per uno sviluppo armonioso e sereno. Forzature e ansie compromettono il senso di sicurezza e di fiducia in sé comunque, ancor più quando le decisioni affrettate si risolvono in un insuccesso scolastico con conseguente “retrocessione” alla scuola dell’infanzia, come purtroppo sta anche capitando. Inoltre l’ingresso anticipato alla scuola primaria, con l’individuazione di precise prestazioni da conseguire al termine del primo anno di frequenza, presenta un ulteriore rischio e cioè che il raggiungimento di quei traguardi di sviluppo ora previsti per i sei anni venga automaticamente riproposto per i cinquenni soffocando i bisogni reali dei bambini, negando loro il diritto a una scuola pensata per loro, unica garanzia di effettiva crescita e di possibile successo scolastico e formativo.
Una indagine condotta tra i genitori in Puglia ci ha anche consegnato un quadro sociale che non è proprio rispondente a quello che il Ministro Moratti ha descritto per motivare le sue ragioni politiche dell’anticipo. I genitori non sono né contenti né tranquilli di fronte alla responsabilità di scegliere per i loro figli: si sentono soli di fronte alla scelta, soffrono la totale disinformazione nei confronti della “riforma”, chiedono aiuto agli insegnanti e alla scuola affinché i bambini non provino disagio nel passare da un grado di scuola all’altro. Più che desiderio di “poter scegliere” hanno bisogno di rinegoziare con la scuola il concetto di qualità dell’offerta formativa e tutto questo va ben oltre l’escamotage dell’anticipo.
Ma, al di là di queste considerazioni di ordine pedagogico e sociale che pure sono fondamentali quando si parla di individui in crescita e che sono la vera ragione del perché la FLC Cgil è sempre stata contraria agli anticipi nella scuola, è al momento davvero possibile la frequenza anticipata?
Il Ministro Moratti aveva in mente di farlo l’anticipo, e di farlo senza neanche investire un euro né alla scuola dell’infanzia né alla scuola primaria, costituendo sezioni e classi con 27 /28 bambini e , per far più presto, disconoscendo anche quello che è scritto nella legge 53 e nel Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del comparto Scuola: senza, cioè, definire per la scuola dell’infanzia le nuove figure professionali e i modelli organizzativi che vanno pattuiti in sede di contrattazione nazionale, senza stabilire accordi territoriali per la fattibilità degli interventi. Quando la richiesta di apertura del tavolo contrattuale da parte delle Organizzazioni Sindacali è stata per il Ministro inderogabile, Ella ha pensato di risolvere la questione con un potenziamento dei servizi ausiliari: bastava, insomma-secondo il Ministro- solo qualche bidello in più.
Ben altre le richieste delle Organizzazioni sindacali ed in particolare della FLC Cgil che hanno proposto le “sezioni primavera”. Esse sono un modello organizzativo già in atto in alcune scuole comunali ed hanno dimostrato di avere condizioni per garantire ai più piccoli una buona qualità educativa.
La trattativa contrattuale veniva così avviata e subito arenata perché la proposta di soluzione del Miur fu ritenuta irricevibile dalle Organizzazioni Sindacali e la proposta di queste ultime fu ritenuta troppo costosa dal Ministro che voleva sì far l’anticipo, ma ad “euro zero”. Nel frattempo l’assenza di governo su questa delicata questione ha reso possibile che nello scorso anno un numero imprecisato di bambini abbia avuto accesso anticipato a scuola. Ciò in forma quasi clandestina e molto spesso senza adeguate strategie di accoglienza perché le scuole non avevano le condizioni indispensabili.
Per questo, pur rimanendo contrari alla cultura dell’anticipo, come FLC Cgil abbiamo lavorato perché non sia più consentito che i bambini vengano inseriti in modo “selvaggio” neanche laddove la scuola dell’infanzia è l’unica struttura pubblica organizzata esistente sul territorio. Noi vogliamo che essi trovino condizioni di accoglienza che siano almeno rispettose delle loro esigenze. In questa direzione si è mosso il lavoro del Coordinamento Nazionale per le politiche dell’infanzia e della sua scuola, del quale la FLC Cgil è parte attiva, e l’Anci Nazionale, lavoro che ha voluto definire in una Intesa Nazionale le condizioni che Ministero e Amministrazioni locali devono mettere a disposizione per la garanzia di un ambiente favorevole ai bambini più piccoli, se proprio non si può fare a meno di accoglierli per venire incontro ad un serio problema sociale.
Di vera accoglienza si può infatti parlare solo quando i piccoli vengono inseriti in gruppi poco numerosi, quando trovano attrezzature a loro misura e spazi adeguati alle loro esigenze (per il sonno e per il gioco ad esempio), quando si offre loro un’alimentazione adatta. Si tratta di condizioni materiali, pensate per supportare l’asse fondamentale di un progetto educativo “pensato su misura” per accompagnare l’ingresso, l’inserimento e il successo formativo dei bambini.
L’Intesa Nazionale, che vale per l’anno scolastico in corso poiché nel frattempo è subentrata una sentenza dell’Alta Corte di cui si dirà più sotto, rappresenta certamente una assunzione di responsabilità da parte di soggetti che hanno nella mente la garanzia dei diritti dei bambini, a fronte di un Ministro e di un Governo che hanno dimostrato con i fatti di non sapere neanche di cosa si parla quando si parla di diritti. Sicuramente essa non è risolutiva del problema, ma individua alcune condizioni senza le quali l’anticipo non può essere attuato.
Nell’anno scolastico in corso, l’ingresso anticipato nella scuola dell’infanzia dei bambini nati a gennaio e febbraio 2003 è stato possibile solo se non ci sono liste d’attesa di bambini da tre a sei anni e se sono state stipulate Intese regionali per assicurare le condizioni di accoglienza di cui si è detto sopra, se c’è la disponibilità dell’ente locale. Ma le Intese regionali hanno un costo in termini di organico docente, di risorse per la formazione, di servizi che gli Enti locali devono garantire. Per questo al momento solo in regione Basilicata ne è stata stipulata una.
I bambini che compiranno i sei anni entro il 31 marzo 2006 hanno potuto, invece, iscriversi alla scuola primaria, senza vincolo alcuno.
Ma al di là di quello che sta succedendo e degli argini che come FLC Cgil abbiamo cercato di opporre, resta vivo proprio perché previsto nella L.53 un concetto che invece va abbattuto culturalmente: l’anticipo.
Una scuola inclusiva, una scuola che mira davvero a garantire pari opportunità a tutti i cittadini non può essere una scuola nella quale si prevede che qualcuno possa anticipare rispetto ad altri. Ognuno deve essere messo nella condizione di fare al meglio ciò che può fare con il rispetto dei suoi tempi e dei suoi ritmi. In una scuola di tutti , nessuno escluso, non deve importare chi arriva prima, ma piuttosto bisogna essere certi che tutto è stato fatto al meglio affinché tutti arrivino e arrivino bene.
E l’anticipo può essere eliminato solo abrogando la L.53. Questo è ciò che pensa la FLC Cgil.
Eliminare il concetto di anticipo non vuol assolutamente dire che si disconosca il problema sociale della mancanza di strutture pubbliche dei servizi per l’infanzia o si trascurino gli obiettivi di Lisbona. Non vuol dire neppure che si pensi che i bambini debbano, per forza, partecipare ad esperienze per loro sottodimensionate, quando eventualmente dimostrano di avere uno sviluppo globale e non solo cognitivo, che consente loro di partecipare ad esperienze che generalmente vengono proposte a bambini di maggiore età. Certamente siamo convinti che i problemi educativi e di istruzione in un paese democratico non si risolvono facendo fare a qualcuno prima ciò che molti fanno dopo o, forse, non si sa se faranno, considerato che oggi la generalizzazione della scuola dell’infanzia non è ancora raggiunta.
Certamente questi problemi dovranno essere affrontati e non con qualche rattoppamento alla L.53. Per esempio si potrà pensare a servizi educativi innovativi rispetto alla legislazione attuale: essi potrebbero essere istituiti in strutture pubbliche già esistenti e organizzati in continuità con la scuola dell’infanzia, utilizzando se necessario la già presente rete capillare della scuola statale. Per assicurare poi a tutti i bambini l’opportunità di esperienze formative adeguate al loro personale sviluppo, basterà affidare alla scuola dell’autonomia ed alle sue prerogative di organizzazione didattica, la decisione di individuare in quali esperienze inserire i bambini. Per farlo però la scuola dovrà avere il tempo di osservarli e valutare responsabilmente e con i loro genitori cosa, per quei bambini, è più fruttuoso. Ben altro dall’anticipo!!
Ma era tanta la fretta del Ministro Moratti di dimostrare al paese che la “novità” degli anticipi promossa dalla L.53 era davvero un successo che si è dimenticata di fare ciò che è scritto nella legge stessa.
Durante l’estate, però, la Corte Costituzionale glielo ha ricordato. Infatti l’Alta Corte ha esaminato un ricorso promosso dalle regioni Friuli ed Emilia-Romagna e si è espressa sugli anticipi, giudicando illegittimi sia quelli dell’infanzia che quelli della primaria poiché il decreto che consente la loro attuazione lede il principio della leale collaborazione tra Stato e Autonomie territoriali. Se infatti rientra nelle competenze dello Stato- dice la sentenza- fissare le date di primo ingresso a scuola, per quanto riguarda tutta la fase di modulazione degli ingressi, invece, lo Stato non può prescindere dall’interlocuzione con le Regioni (per quanto riguarda la programmazione) e con gli Enti Locali (per quanto riguarda l’erogazione del servizio). Il decreto va dunque corretto e riscritto in questa parte; va sentita la Conferenza Unificata Stato-Regioni. Questo è quello che l’Alta Corte dice al Ministro.
Anche su questo versante, dunque, il ministero subisce una battuta d’arresto che non può che addebitare all’approssimazione con cui ha redatto il testo di legge.
La FLC Cgil chiederà immediatamente che il Ministro attivi i contatti necessari con la Conferenza Unificata Stato Regioni al fine di verificare se nella prossima circolare per le iscrizioni il ministero potrà ancora disporre l’iscrizione dei bambini anticipatari sia alla scuola dell’infanzia sia alla scuola primaria. Se il Ministro non attiva questi contatti con la Conferenza risulta evidente che i bambini non potranno neppure essere iscritti.
Non basta però la sentenza dell’Alta Corte che pur su questo aspetto dà un contributo importante e che pretenderemo di far valere. La FLC Cgil è impegnata in una battaglia di civiltà e democrazia. Abrogare l’anticipo!
Roma, 5 ottobre 2005
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