La CGIL Scuola dichiara il suo no al Decreto sull'avvio dell'anno scolastico
La Cgil scuola considera grave il primo atto del nuovo ministro e del nuovo governo sulla scuola.
o.d.g. del C.D. nazionale Cgil scuola sul decreto legge 28/6/2001 concernente: "disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2001/2002".
La Cgil scuola considera grave il primo atto del nuovo ministro e del nuovo governo sulla scuola.
Grave perché con la motivazione di voler assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2001/2002, nel concreto ne complica e ne mette a rischio l'effettivo e corretto inizio con l'introduzione di procedure lesive di diritti del personale, farraginose e inattuabili.
La rimessa in discussione del sistema delle fasce previsto dal regolamento attuativo della L. 124/99, viola la volontà espressa dal precedente parlamento di tutelare i diritti acquisiti dei precari con anni di servizio nella scuola statale.
Tale volontà era stata espressa attraverso un ordine del giorno e ribadita nella conversione in legge del decreto 240 dell'agosto 2000.
La conseguenza reale sarà quella di ritardare ulteriormente la definizione delle graduatorie permanenti e quindi di frustrare le aspettative di immissione in ruolo del personale precario non consentendo l'utilizzo delle graduatorie nell'avvio del prossimo anno scolastico.
Il mantenimento delle quattro fasce previste dal regolamento non è, per altro, in contraddizione con l'esigenza di dare maggiori opportunità di ingresso nella scuola ai giovani aspiranti all'insegnamento neo-vincitori di concorso e neo-abilitati SSIS, la cui formazione iniziale specialistica deve essere adeguatamente valorizzata.
Deve quindi essere prevista la possibilità, a partire dall'anno scolastico 2002-2003, del loro inserimento nella terza e nella quarta fascia, sulla base dei requisiti e punteggi.
La scelta, pur condivisibile, di anticipare i tradizionali tempi di effettuazione di tutte le operazioni necessarie all'avvio dell'anno scolastico, per le modalità previste sia in via transitoria che a regime, produce in realtà effetti contrari a quelli dichiarati e ulteriori ritardi perché manca una politica di programmazione tempestiva di tutte le procedure di gestione del personale: organici, trasferimenti, assunzioni, ecc...
In questo contesto l'attribuzione ai Dirigenti Scolastici della competenza a conferire incarichi a tempo determinato di durata annuale dopo il 31 agosto, si configura come un trasferimento di fatto dei poteri di reclutamento direttamente alle scuole con tutte le implicazioni politiche e gestionali che questo comporta.
Questa operazione, non attuabile per il prossimo anno scolastico in assenza di forme di coordinamento territoriali, rischia di ledere diritti, di creare caos, di moltiplicare tutte le procedure burocratiche e di sovraccaricare ulteriormente di lavoro le segreterie delle scuole.
Per i Dirigenti Scolastici e per il personale Ata delle scuole tutto ciò si aggiunge ai problemi già creati dalla gestione complessa delle domande di supplenza del personale docente in attuazione del decreto 103 dell'8/6/2001 e che rischiano di compromettere, tra l'altro, il diritto alla fruizione delle ferie.
Ancora una volta si scaricano sul personale Ata e sui Dirigenti Scolastici nuove responsabilità e incombenze senza che l'amministrazione si sia fatta carico di fornire adeguata formazione, strumenti informatici idonei, risorse aggiuntive.
Non viene data nemmeno la garanzia di poter contare sull'intera dotazione organica di personale della scuola, laddove questa risulta costituita da supplenti che sono stati licenziati al 30 giugno.
Il differimento all'anno successivo del conferimento dei contratti a tempo indeterminato con la sola tutela della validità giuridica, è inaccettabile.
Questa decisione comporterà il rinvio di un anno, e in diversi casi anche di due, delle immissioni in ruolo con tutte le conseguenze sul piano retributivo, della stabilità del personale e della carriera, che non sono assolutamente tutelate dalla sola decorrenza giuridica.
Ancora più grave e inaccettabile è la volontà del nuovo ministro e del governo di equiparare la valutazione del servizio prestato nelle scuole paritarie a quello prestato nelle scuole statali, ai fini del reclutamento, anche se solo a partire dal 1 settembre 2000.
Un servizio prestato attraverso forme discrezionali di reclutamento, modalità che permane anche nelle scuole paritarie, non può essere equiparato al servizio prestato nello stato sulla base di regole pubbliche e trasparenti e attraverso graduatorie definite tenendo conto di titoli di studio, di titoli culturali, professionali e di servizio.
In questa maniera si crea a regime, per la scuola pubblica, un nuovo canale differenziato di reclutamento non sottoposto a regole di pubblicità e trasparenza e con implicazioni di dubbia costituzionalità.
Tutto ciò, tra l'altro, costituirebbe a regime una indubbia penalizzazione nei confronti delle nuove abilitazioni conseguite attraverso le SSIS e quindi nei confronti di una formazione iniziale specialistica, a favore di chi presta servizio nelle scuole paritarie non statali con l'equiparazione della valutazione di tale servizio a quello statale.
Il Comitato Direttivo Nazionale della Cgil scuola impegna pertanto la segreteria e tutte le strutture territoriali, ad attivare per l'immediato, nella fase di conversione in legge del decreto, tutte le forme unitarie possibili di intervento e tutte le iniziative di pressione politica attraverso richiesta di incontro, invio telegrammi e fax alle commissioni parlamentari, ai vari presidenti dei gruppi e singoli parlamentari, per modificare radicalmente l'impostazione e i contenuti del decreto stesso.
Tali iniziative dovranno proseguire anche a settembre, con mobilitazione del personale, se necessario.
(Approvato all'unanimità)
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