L’Invalsi in passerella
L’Istituto Nazionale sente il bisogno di pubblicizzare la propria immagine
Da un’agenzia Ansa del 5 ottobre si apprende che l’Invalsi, con la collaborazione degli Uffici Scolastici Regionali, promuove nei prossimi mesi di ottobre e novembre una “campagna” (sic!) presso dirigenti scolastici, docenti, studenti e famiglie per presentare il proprio “nuovo profilo culturale, istituzionale e organizzativo”. Il quale sembra ruotare esclusivamente attorno al fornire “informazioni sui livelli di apprendimento degli alunni” affinché “ciascuno dei soggetti interessati possa prendere, secondo il proprio livello di responsabilità, le misure necessarie per migliorare la qualità dell’offerta formativa”.
In ossequio alle direttive del Ministro, ma esorbitando dai compiti che gli sono stati affidati dal decreto sul suo riordino, l’Invalsi cerca di legittimare, con una campagna di propaganda, i propri discussi e discutibili interventi. E lo fa, non a caso, a ridosso della somministrazione di quelle prove che hanno riscosso e nuovamente stanno riscotendo, a quanto ci risulta, una valanga di critiche.
Lo ripetiamo: sui livelli di apprendimento degli alunni l’Invalsi non ha titolo ad indagare; essi sono di esclusiva competenza dei docenti cui gli alunni sono affidati.
Non è indagando sugli apprendimenti degli alunni che l’Istituto può essere d’aiuto e di supporto né alle scuole, né ai decisori politici. Lo potrebbe fare meglio curando, ad esempio, la formazione oppure definendo le procedure per la determinazione degli standard di prestazione socialmente attesi sui quali, sì, le scuole potrebbero confrontarsi.
E invece… che aiuto è stato fornito alle scuole dall’Invalsi, se a tutt’oggi non ha loro restituito gli esiti della rilevazione fatta nello scorso anno scolastico? Un’ennesima “disfunzione” che si aggiunge alle numerose altre che hanno contraddistinto il percorso.
Le prove a tappeto e “obbligatorie” hanno prodotto questo ancor poco diffuso ma tragico esito: che alcune scuole stanno imboccando la strada dell’addestrare gli alunni ad un buon risultato facendo loro fare e rifare le prove già somministrate. È questo che si intende parlando di “miglioramento dell’offerta formativa”!
Davanti a questi e tanti altri problemi, Invalsi non ha scelto il confronto: preferisce avvalorarsi attraverso una strategia pubblicitaria.
Ma mentre si lucida a festa per apparire accattivante, fuori dalla passerella brandisce il bastone dell’obbligo richiamando le scuole in odore di disobbedienza. Evita però di rispondere a chi chiede conto e ragione delle sue grida, fatte sulla base di norme inventate.
Roma, 7 ottobre 2005
Tante scuole, tuttavia, si sono accorte – come nella fiaba - che l’imperatore è nudo e la passerella propagandistica dell’Invalsi non potrà che suscitare un coro di fischi.
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