INVALSI: pubblicata la direttiva triennale sulle priorità strategiche
È espressione di un atteggiamento burocratico e sostanzialmente tecnocratico.
Accompagnata dalla nota prot. 6549 del 12 ottobre 2012 è stata inviata alla scuole la Direttiva n. 85 del 12 ottobre recante "Priorità strategiche dell'INVALSI per gli anni scolastici 2012/2013, 2013/2014 e 2014/2015".
Si tratta di un adempimento dovuto, ma talvolta sarebbe opportuno esser meno ligi a scadenze meramente istituzional- burocratiche e porre invece più attenzione al merito delle questioni e alla correttezza sostanziale.
Vogliamo riferirci al fatto che la Direttiva sembra disegnata sui contenuti dello Schema di regolamento sulla valutazione di sistema che dopo il passaggio in Consiglio dei Ministri avvenuto nel mese di agosto, deve essere sottoposto, per i prescritti pareri, al Consiglio nazionale della pubblica istruzione, alla Conferenza unificata, al Consiglio di Stato e alle competenti Commissioni parlamentari. Come recita la nota rinvenibile nel sito ufficiale del governo, "Contemporaneamente all’acquisizione dei pareri degli organi consultivi, si aprirà un percorso di consultazioni e confronto sul testo con gli operatori del mondo della scuola, con le realtà associative rappresentanti i genitori, gli studenti e la società civile, nonché con i sindacati del comparto e con le forze politiche".
Colpisce che mentre questo processo deve ancora compiersi, la Direttiva ne prefiguri gli esiti nel senso di una pedissequa adesione allo schema in discussione. È possibile invece che intervengano modifiche anche significative trattandosi di un tema complesso e controverso.
Peraltro, lo stesso "atteggiamento anticipatorio", chiamiamolo così, è riscontrabile anche in un altro aspetto, ovvero laddove si fa riferimento al progetto sperimentale "VALeS" che si sta ora avviando ma di cui già viene prospettata la generalizzazione, quasi postulando una coincidenza temporale di fasi: sperimentazione, verifica e validazione, diffusione e messa a regime degli esiti che dovrebbero invece svilupparsi in sequenza.
La Direttiva è espressione di un atteggiamento burocratico e sostanzialmente tecnocratico. Lo si evince dal linguaggio che assomiglia a quello che ci si aspetterebbe in una qualsiasi circolare interna all'INVALSI; lo si evince dal mancato rispetto degli impegni presi ufficialmente con l'ordine del giorno in merito all'art. 51 decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5 che dopo aver conseguito il parere favorevole della commissione affari costituzionali, è stato accolto dal Governo e impegna il Governo stesso "….affinché, ai fini di un adeguato potenziamento del sistema nazionale di valutazione delle istituzioni scolastiche, siano assicurati adeguati criteri, tra cui la previa individuazione con metodo statistico del campione su cui effettuare le rilevazioni, nonché la somministrazione delle prove mediante rilevatori esterni adeguatamente formati e la diffusione dei risultati alle istituzioni scolastiche coinvolte"; lo si evince dalla totale impermeabilità alle tante prese di posizione, petizioni e appelli che con argomentazioni circostanziate avevano chiesto di espungere dall'esame conclusivo del primo ciclo la prova INVALSI, prova che invece viene confermata e per giunta si prevede di estendere anche all'esame conclusivo della secondaria di secondo grado.
La FLC CGIL chiede il ritiro della Direttiva per ragioni di rispetto sostanziale di processi democratici istituzionalmente previsti e suggerisce eventualmente di sostituirla con l'emanazione di una Direttiva annuale più congrua alle contingenze.
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