Invalsi 4: ma quanto ci costi?
...ma l'Invalsi va avanti...
Al di là dei giudizi e delle numerose critiche circa la predisposizione e i contenuti delle prove attraverso cui l’Invalsi ha indagato gli apprendimenti degli alunni, ci sono tra gli esperti del settore alcune coordinate condivise:
a) non è possibile attuare ogni anno una rilevazione censimentaria della portata che abbiamo conosciuto nel corrente anno scolastico -e si riproporrà per il prossimo- che abbia i caratteri della serietà: i tempi per predisporre, testare e correggere i quesiti sono lunghi; la restituzione degli esiti è indispensabile e richiede tempo; nell’affanno annuale non resta il tempo per riflettere e valutare l’esperienza (né per i docenti, né per i valutatori del sistema)
b) le rilevazioni censimentarie sono utili se effettuate “una tantum” per riflettere sui curricoli
c) indagini rivolte non alla totalità della popolazione scolastica delle classi-filtro ma a campioni opportunamente individuati ottengono dati ugualmente attendibili, ma a costi più bassi.
Già, quanto è costata l’operazione delle prove Invalsi?
I dati del 2004/2005 non sono ancora stati diffusi e quindi non si hanno informazioni dettagliate. Si sa però che il rapporto finale del Progetto Pilota 2 parlava di 2,70 euro per alunno e tale cifra pro-capite si dovrebbe essere abbassata nel passaggio dalle fase di sperimentazione a quella che ha visto la partecipazione obbligatoria di tutti gli istituti del primo ciclo, temperata però dall’aumento del numero delle scuole coinvolte.
Calcolando al ribasso due soli euro per ogni alunno, poiché gli alunni coinvolti sono più di due milioni , risulterebbe che le prove Invalsi sono costate tra i 4 e i 4,5 milioni di euro. La cifra non è di poco conto, né in sé né se rapportata al finanziamento complessivo dell’Istituto che per il 2004 ammontava a poco più di sette milioni di euro.
È così? E per il prossimo anno?
Sul sito Invalsi è reperibile, insieme alle circolari e alle direttive di cui abbiamo già dato notizia, anche un bando di gara d’appalto per i servizi connessi all’indagine: editing, stampa, diffusione e ritiro presso le scuole del materiale cartaceo, lettura ottica dei risultati. Gli interventi sono così numerosi e variegati che il bando prevede che vi possano partecipare imprese anche in consorzio o in associazione temporanea d’impresa. Questo pone un primo problema sulla qualità dei servizi che ogni azienda partecipante al cartello e l’insieme delle aziende saranno in grado di erogare. Non si possono infatti dimenticare le disfunzioni già vissute nei mesi scorsi: scuole che il giorno fissato dopo tre rinvii non erano ancora in possesso del materiale cartaceo su sui far svolgere le prove agli alunni; scuole che a metà giugno erano furibonde perché i plichi, debitamente etichettati e pronti per il ritiro, erano ancora ammonticchiati ad ingombrare corridoi e segreterie né conoscevano la data approssimativa del passaggio del corriere…
Ma tornando ai costi, l’importo massimo previsto dalla gara di appalto è di tre milioni e novecento mila euro. Per i soli servizi. Ad essi vanno aggiunti altri costi. Ci sono altre operazioni (elaborazione dei dati, redazione e pubblicazione del rapporto finale, restituzione alle scuole degli esiti…) che gravano sul personale che lavora all’Invalsi costituito da una smilza dotazione organica e da molti collaboratori a contratto. C’è l’attività di formazione che dovrebbe essere rivolta ai coordinatori regionali e/o territoriali e la formazione dei coordinatori di scuola e la loro retribuzione. (Per questi ultimi e i somministratori nelle classi la retribuzione aggiuntiva viene ricavata dal fondo delle istituzioni scolastiche). Con approssimazione si può pensare che i costi lievitino così a 5,5 o 6 milioni di euro. Potrebbe essere il 55-60% del finanziamento annuale (10 milioni 360 mila euro che il decreto di riordino dell’Invalsi ha assegnato annualmente all’istituto, a partire dal 2005, attingendo ai famosi 90 milioni di euro destinati dalla legge finanziaria 2004 alla realizzazione della legge 53). A monte c’è poi (ci dovrebbe essere, almeno) il lavoro preliminare di predisposizione, taratura sul campo, rettifica della prove: se ci fosse, porterebbe via un altro bel po’ di risorse. Per forza non lo si fa e si ripropongono i vecchi quesiti!
Questa delle prove è dunque un’operazione guardata con sospetto e non condivisa dalle scuole, che probabilmente non sarà loro utile. Una conferma di ciò si può dedurre da un passaggio del bando d’appalto per i servizi. Il termine di esecuzione viene fissato al 31 marzo 2006. Il che significa che l’ultima operazione prevista, la lettura ottica, può essere eseguita negli ultimi giorni di marzo. Invalsi prevede già da adesso, dunque, che l’elaborazione e la lettura dei dati grezzi possa avvenire ad aprile maggio e la restituzione alle scuole ancora dopo. Ma come, le prove non sono state anticipate ad inizio d’anno scolastico per consentire alle scuole di utilizzare gli esiti per un proprio ri-orientamento? E quando? L’anno successivo?
Se l’operazione non è utile alle scuole, può risultare superflua o passibile di un uso distorto da parte dell’Amministrazione; costa sicuramente molto, assorbe gran parte delle risorse dell’istituto di valutazione e dunque, e da molti punti di vista, risulta difficilmente sostenibile. Se non come operazione ideologica. Ideologica e costosa.
Roma, 12 luglio 2005
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