Incontro al Miur sulla Bozza di Accordo quadro Stato Regioni sull’istruzione e formazione
Si è svolto il 18 giugno scorso l’ultimo degli incontri tra il Miur e le OO.SS., confederali e di categoria, sulla Bozza di Accordo Quadro Stato Regioni, sull’istruzione e formazione, di cui abbiamo riferito nei giorni scorsi.
Si è svolto il 18 giugno scorso l’ultimo degli incontri tra il Miur e le OO.SS., confederali e di categoria, sulla Bozza di Accordo Quadro Stato Regioni, sull’istruzione e formazione, di cui abbiamo riferito nei giorni scorsi.
La partita si sposta ora in sede di Conferenza Unificata Stato Regioni Autonomie locali, che nel corso della seduta di oggi dovrebbe licenziare la versione definitiva.
E’ bene ripercorrere i passaggi di questa lunga e complessa vicenda:
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non c’è stata trattativa, ma un confronto con le OO.SS su un testo elaborato dal Miur e dalle Regioni, finalizzato per un verso a fronteggiare l’emergenza prodotta dall’abrogazione della legge 9/99 ( ed era l’obiettivo dichiarato), dall’altro a definire il diritto dovere all’istruzione alla formazione, ex lege 53/03 ( obiettivo presente ma non esplicitato)
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La Cgil scuola ha partecipato a tutti gli incontri, come si desume dai resoconti pubblicati nel corso di queste ultime settimane, ribadendo la sua valutazione negativa sui contenuti della legge delega ed entrando nel merito dei problemi che l’approvazione di quella legge sciagurata sta producendo. In particolare sottolineando il vuoto che si è prodotto con l’abrogazione della legge 9/99, che aveva elevato di un anno la durata dell’obbligo scolastico, e in attesa della emanazione del decreto legislativo sul diritto dovere all’istruzione, non chiaro ed esplicito in questa fase. Tutto ciò rischia per il settembre 2003 di far aumentare il numero dei quattordicenni che,finita la media inferiore, possono non frequentare alcun corso né di istruzione né di formazione, non esistendo nessun dispositivo che li possa obbligare. Con buona pace degli impegni che anche il nostro Governo ha sottoscritto a livello europeo per la riduzione degli abbandoni e della dispersione scolastica: non ci pare un buon biglietto da visita per il semestre di presidenza italiano!
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In tutti i casi abbiamo chiesto che nel testo dell’accordo fosse chiaro il carattere emergenziale dei provvedimenti che si andavano a licenziare, distinguendoli nettamene dai contenuti dell’emanando decreto attuativo sul diritto dovere, i cui contenuti andranno tutti definiti, nei tempi dovuti, e sui quali non siamo disponibili ad anticipare né confronto né valutazioni.
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Nel merito del testo in discussione, che recava delle modifiche rispetto a quello precedente, abbiamo sostenuto:
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apprezzamento per il tentativo di recepire le nostre indicazioni, ma abbiamo evidenziato ancora la distanza rispetto alle nostre richieste;
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il carattere sperimentale, pure dichiarato nel testo, è contraddetto proprio dalla triennalità dei percorsi, ma anche dal fatto che se si riuscisse, in così poco tempo, a definire standard nazionali di riferimento per tutti i settori, ciò sarebbe un risultato che difficilmente si potrebbe buttare via al momento della decretazione. Quindi ciò che in questa fase emergenziale si fa, rischia di predeterminare nei fatti il contenuto della successiva decretazione;
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fra i vincoli condivisi manca l’integrazione dei percorsi, che viene indicata come opportunità: ciò autorizza le regioni ad adottare soluzioni profondamente diverse nell’organizzazione di questi percorsi. Ma mette fortemente in discussione la validità dei titoli rilasciati a livello nazionale, perché i modelli potrebbero ricomprendere o escludere l’integrazione, dando vita a percorsi così differenziati da rendere impossibile la loro spendibilità nazionale. Potremo, di conseguenza, assistere al “miracolo” di realizzare in poche ore ciò che da decenni non si è riusciti a fare: riconoscere validità nazionale a ciò che si fa nelle regioni, senza alcun criterio comune fra le stesse.
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sugli standard nazionali, quindi,non siamo disponibili a soprassedere: o ci sono e ben definiti, e non solo per le competenze di base, o non può esserci riconoscimento della validità nazionale dei titoli. E’ questa una questione complessa, della quale si sono misurati negli anni sull’apprendistato, sugli Ifts, ma i risultati sono ancora scarsi: pochi gli standard definiti per gli specifici settori. Non solo: non possiamo consentire che i risultati di quei lavori, ancorché parziali, siano trasferiti, sic et simpliciter, a questi percorsi, diversi per l’età dei ragazzi ma anche per le finalità degli stessi. Ancora vaghi, generici da questo punto di vista, i contenuti della bozza: si cita di tutto, ma non si dice nulla di specifico;
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sulle risorse: mentre vengono meno le risorse ex leg. 9/99, nonché la gratuità della frequenza, va chiarito cosa viene finanziato con la 440/97, un vero e proprio pozzo di S. Patrizio, così come sull’obbligo formativo bisogna avere chiaro che le risorse del Ministero del Lavoro sono finalizzate all’apprendistato e alla F.P. “pura”, non già a coprire compiti che attengono al ruolo istituzionale del Miur;
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Infine abbiamo respinto decisamente l’ipotesi di scambio tra docenti della scuola ed operatori della F.P., prevista dalla bozza, e sugli organici abbiamo dichiarato inaccettabile una loro eventuale ed ulteriore riduzione, a settembre.
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L’incontro si è concluso con l’impegno dell’Amministrazione a riportare le nostre osservazioni al tavolo tecnico interistituzionale, che avrebbe definito la proposta da sottoporre al voto della Conferenza Unificata. Appena disponibile, ne pubblicheremo il testo, che valuteremo alla luce delle nostre considerazioni e osservazioni.
Roma, 20 giugno 2003
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