Il seminario sulle politiche regionali riguardanti la scuola
Il seminario di approfondimento sulle politiche regionali sulla scuola del 19 giugno è stato aperto da una relazione introduttiva di M. Brigida riportata integralmente sul nostro sito.
Il seminario di approfondimento sulle politiche regionali sulla scuola del 19 giugno è stato aperto da una relazione introduttiva di M. Brigida riportata integralmente sul nostro sito. E’ intervenuto subito dopo C. Treves, responsabile per le tematiche del lavoro della Confederazione. La sua relazione ha evidenziato le criticità della recente Legge 30 con particolare attenzione alle tipologie di lavoro previste, alle situazioni di precarietà che si verranno a determinare anche a motivo del non legame tra impiego e professionalità garantita da formazione, alla riconsiderazione dell’apprendistato in chiave problematica e rischiosa. Gli interventi successivi si sono concentrati soprattutto su questioni di carattere generale (la legge 53 e suoi rischi, i processi di regionalizzazione, le strategie, gli scenari, le alleanze) ed altre di carattere particolare (l’alternanza scuola lavoro), i sistemi del Secondo ciclo e i problemi strutturali irrisolti, i destini possibili del personale scolastico e l’impegno sindacale).
Rispetto alle tematiche di carattere generale, alcuni interventi hanno sottolineato, rispetto alla Legge 53, i rischi di un atteggiamento subalterno e la necessità quindi di assumere a base della nostra iniziativa le contraddizioni della legge per sviluppare controproposte fattibili ed efficaci ed una opportuna politica di alleanze. In questo filone di ragionamento si collocano la valorizzazione di alcune leggi regionali, quali quelle dell’Emilia Romagna e della Toscana, e l’impegno sui “Livelli essenziali di prestazione” e “principi generali” e sui criteri per chiarire quali settori dell’attuale istruzione tecnica e professionale può essere ragionevole che passino alle regioni e quali no, che futuro riusciamo a ipotizzare per il personale più coinvolto nei cambiamenti e quali sono le condizioni che vanno previste per dare garanzie e quindi serenità alla categoria.
Su quest’ultimo problema qualche intervento ha messo in guardia da un eccesso di demonizzazione dell’operazione “passaggio”. Laddove la si pratica – è stato richiamato - i risultati sono positivi, anche perché la gestione del personale si inscrive dentro un quadro di regole nazionali assolutamente imprescindibili
Altri interventi hanno soprattutto sottolineato che l’attuale politica degli accordi che la CGIL sta privilegiando in questi giorni va letta alla luce della fase attuale della nostra vita nazionale e si collega alle preoccupazioni per il semestre europeo a presidenza italiana. Con ciò chiarendo che tali accordi, soprattutto quelli con la Confindustria, se da una parte concorrono a sviluppare un’utile politica di alleanze, utile per contrastare disegni di impoverimento della nostra scuola e di disarticolazione pericolosa del sistema nazionale di istruzione, dall’altra non devono produrre cambiamenti per quanto riguarda il nostro giudizio negativo sulla riforma Moratti e sulle politiche governative sulla formazione.
Quasi tutti gli interventi hanno sottolineato la necessità di assumere a fondamento della nostra strategia il tema dell’integrazione come punto possibile di tenuta nazionale e principio orientante da sviluppare a tutto campo. E quindi anche come chiave di volta per intervenire positivamente sui processi di selezione che ancora pesantemente caratterizzano il nostro sistema formativo, come dimostrano i recenti dati sulla selezione (sono stati riferiti in particolare quelli della Lombardia) di quest’anno scolastico, soprattutto nell’istruzione professionale.
Il seminario si è concluso con l’intervento di E. Panini che ha ribadito la contrarietà della CGIL scuola alla legge 53, ha sottolineato il limite, nell’accordo MIUR – Regioni, del carattere non vincolante dell’integrazione nei percorsi di formazione post terza media - assieme ai rischi di 20 soluzioni diverse quante sono le regioni - ed ha evidenziato la necessità di “mettere in campo la gente” promovendo iniziative e tessendo alleanze onde evitare logiche autoreferenziali e garantire successo all’impegno della CGIL scuola.
Roma, 20 giugno 2003
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